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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2010
 
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Lettieri: «In Campania bisogna dire stop all'inattivismo locale»

Al Mezzogiorno sono ormai intollerabili la mancanza di scelte, i conflitti di potere che si risolvono in veti incrociati, la politica autoreferenziale, sempre più lontana dalla gente e incapace di affrontare i problemi concreti della collettività.

«Quello che più preoccupa è il governo del territorio, perché le imprese, nel Mezzogiorno come altrove, non possono prescindere dall'efficienza e dall'efficacia del sistema nel quale si trovano a operare»


GIOVANNI LETTIERI, Presidente Unione Industriali Napoli

Sessantunomila posti di lavoro persi nel 2009, più di centomila nell'ultimo biennio. L'allarme sulle prospettive dell'industria manifatturiera meridionale lanciato dall'ultimo rapporto Svimez è giustificato dalle cifre. Credo tuttavia che in diverse aree del Sud, a cominciare dalla Campania, la cultura d'impresa stia crescendo, al di là dell'impatto durissimo dovuto alla crisi economica. Quello che più preoccupa è il governo del territorio, perché le imprese, nel Mezzogiorno come altrove, non possono prescindere dall'efficienza e dall'efficacia del sistema nel quale si trovano a operare. Sotto questo profilo i dati Svimez sono ancora più significativi. La spesa corrente delle istituzioni locali meridionali continua a crescere. Quella dei Comuni, nel triennio 2007-2009, si è incrementata al Sud di quasi tre volte più che nel Nord. Al contrario, l'incidenza della spesa pubblica in conto capitale del Mezzogiorno sul totale nazionale è calata dal 41% del 2001 al 34,8% dell'ultima rilevazione. Abbiamo più volte lamentato la scarsa qualità della spesa pubblica nel Sud. La prova evidente è che non riduce il divario con il resto del Paese. Tutt'altro! La gestione inadeguata di alcuni servizi ha prodotto disastri. L'emergenza rifiuti, che dopo Napoli ha colpito Palermo, è un fenomeno contro il quale si sarà costretti a convivere finché non si realizza, in Campania come altrove, il ciclo completo.
Bisogna porre termine all'inattivismo locale. Porta al commissariamento, alle decisioni calate dall'alto. Il contrario di quanto dovrebbe accadere in un Paese in cammino verso la riforma federale. I dati Svimez, anche qui, sono inequivocabili. A finire nelle discariche, nel Mezzogiorno, sono i due terzi dei rifiuti prodotti. Nel Centro-Nord, è appena il 28,5%. La raccolta differenziata nel Sud è ferma al 14,7%, nel resto del Paese incide quasi per la metà dei rifiuti (45,5%). Ora, si può discutere sulla opportunità di raggiungere gli standard di differenziata del Centro-Nord o di puntare a termovalorizzatori all'avanguardia in grado di trattare il cosiddetto "talquale" senza alcun rischio di inquinamento per la cittadinanza. Quello che non si può più tollerare è la mancanza di scelte, i conflitti di potere che si risolvono in veti incrociati, la politica autoreferenziale, sempre più lontana dalla gente e incapace di affrontare i problemi concreti della collettività. Non possono sopportarlo le imprese, visto che oggi si compete per sistemi territoriali molto più che tra singole aziende. Più di tutti, a essere danneggiati sono i giovani. In vent'anni ne sono emigrati poco meno di due milioni e mezzo. Bisogna cambiare, e alla svelta!

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