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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2010
 
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Il mestiere non facile dell'imprenditore

Spetta alla politica - e non ai capitani d'azienda - pensare al bene del Paese

Alessandro Sacrestano
Componente Gruppo Giovani Imprenditrori di Confindustria Salerno
alessandro.sacrestano@progettoarcadia.com

Sull'editoriale del Corriere della Sera dell'11 luglio scorso, Sergio Romano accusa gli imprenditori
italiani di "debolezza e miopia". Romano scrive «Dove sono andati gli industriali…che avevano uno sguardo nazionale e non esitavano a esprimere pubblicamente le loro idee?…Quando la crisi del 1929 arrivò in Europa, all'inizio degli anni trenta, Alberto Beneduce e Raffaele Mattioli spiegarono a Mussolini che cosa bisognava fare per salvare le banche e le imprese…Quando propose la riforma di Confindustria, Leopoldo Pirelli non pensava agli interessi di una corporazione, ma al miglior modo per rendere più efficace il ruolo degli industriali nella vita del Paese. Gli imprenditori sanno meglio di altre categorie che da una crisi come quella in cui siamo sprofondati si esce…cogliendo l'occasione per fare quello che in altre circostanze sarebbe stato molto più difficile realizzare: cambiare la forma dello Stato, il ruolo della burocrazia, le regole dell'economia…comincino a dirci quali sono le riforme economiche e sociali di cui il Paese ha bisogno e soprattutto quali sacrifici siano disposti a fare perché il Paese cambi». Da sempre, trovo le riflessioni di Romano condivisibili e sensate. Questa volta no! Nel marasma di un generale "tutti contro tutti", cui ci ha abituato il sipario politico-sociale degli ultimi anni, accusare gli industriali di miopia e omertà, perché troppo concentrarti su interessi personali e poco su quelli del Paese, appare una forma di "populismo" che non porta da nessuna parte. Cosa significa pensare al bene del Paese? Secondo Romano gli imprenditori dovrebbero (al pari di Mattioli, Pirelli, etc.) essere ispiratori di un cambio di rotta dell'economia, fautori di riforme economiche che ci tirino fuori dalla crisi attanagliante. Mi chiedo: siamo davvero sicuri che sia compito di un industriale quello che Romano auspica? Le riforme economiche le fanno i politici ispirati, i super-tecnici dei Ministeri, non gli imprenditori che, al massimo, possono farsi portavoce di esperienze reali. Ogni giorno un imprenditore è costretto a confrontarsi con le politiche di sviluppo del proprio business. A proprie spese investe in formazione, in fiere, in relazioni. Fa di tutto per mantenere in salute la propria impresa e garantire lavoro ai propri dipendenti, cosciente che il mantenere buoni livelli di domanda stimolerà l'offerta e la produzione (con indubbi vantaggi anche per lui), perché l'economia - quella sana - è un circolo, con pochi conflitti di interesse. In tutto ciò, l'imprenditore riesce agevolmente ad individuare anche cosa sarebbe opportuno ricevere, in termini di supporto, dall'apparato burocratico che lo circonda: semplificazione procedurale, incentivi agli investimenti, perequazione fiscale. Se insiste nel chiedere tali cose, in fondo, non è perché sia concentrato egoisticamente sul proprio tornaconto, ma perché sa che tali politiche favorirebbero la crescita e lo sviluppo della propria azienda e del sistema Paese che vi gravita attorno. L'attuale vertice di Confindustria sembra tutt'altro che omertoso quando rivendica tali posizioni. La politica (anche quando a capo del Governo c'è un imprenditore) può legittimamente pensarla in modo diverso, ritenendo che il benessere della Nazione imponga strade differenti. Bene. Sarà compito della politica, però, far sì che le azioni correttive implementate si traducano in un reale benessere collettivo per il quale, pur dovendosi sacrificare, imprese e lavoratori riescano a tirare avanti compatti. Dubito, però, che tale obiettivo sia realmente raggiungibile se, come spesso accade, in nome di un bieco populismo, gli imprenditori "egoisti" sono tenuti fuori dai tavoli che "decidono". Lo ricordi Romano: Mattioli sarà stato un grande, ma ha trovato un "duce" che lo ha ascoltato!

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