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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2010
 
MISURE CRITICHE - Home Page

di Antonello Tolve
Critico d’arte







Dall' arte al mercato dell'arte/1



Allora, cos'è successo al sistema dell'arte nell'epoca della sua rivoluzione globale? E cosa è successo alle contrade della finanza artistica con l'apertura del mercato ad un criterio economico di stampo planetario? «Mi sembra che oggi, se si vuol fare arte seriamente e ritagliarsi un angolino originale», scriveva Edgar Degas in tempi davvero non sospetti, «o quantomeno preservare la più innocente delle personalità, occorre nuovamente immergersi nella solitudine. Troppi i pettegolezzi, i dipinti si direbbero eseguiti come la quotazione in Borsa, in virtù di conflitti tra persone avide di guadagnare, quasi che per qualunque cosa si abbia bisogno, per così dire, della mente e delle idee del proprio vicino, così come, per vincere al gioco, le persone d'affari hanno necessità di capitali. Un simile commercio eccita la mente e distorce il giudizio». Quale sia, oggi, lo spirito dell'arte e il diritto morale dell'artista, penso che possano dircelo soltanto alcuni sondaggi di mercato - e non di valore naturalmente - che non solo sottolineano la circolazione degli investimenti e delle ricchezze, ma anche le abitudini commerciali del mondo capitalista (Michaud). Difatti, è sufficiente una lettura veloce dei vari risultati d'asta conservati nelle banche dati (arsvalue.com, artnet.com o artprice.com) per scoprire e comprendere un vero e proprio mercato primario (galleria, museo, fondazione) e secondario (case d'asta) che costruiscono - secondo valori incrociati, determinati, appunto, dalla qualità dell'opera, dalla reputazione dell'artista e dall'importanza della sua galleria - un massiccio traffico economico che segue le stesse regole della borsa valori (la lungimiranza di Degas è davvero sorprendente) e che, in molti casi, è legato soltanto all'affare di turno. Il mondo degli affari artistici è diventato puro spartito funzionale e ha distrutto alla radice ogni piacere di quel compratore romantico in quanto estimatore (molte volte sono gli assistenti a comprare l'opera e a curare la collezione), collezionista desideroso e passionale. «I concetti marxiani di valore d'uso e valore di scambio», suggeriva Gillo Dorfles nel 1976, «entrano in gioco in maniera drammatica nel panorama artistico odierno, e continueranno ad entrarci con ogni probabilità fintantoché non si sarà appianata la situazione di mercificazione globale alla quale assistiamo». Uno dei più rilevanti e ambigui scenari culturali è caratterizzato, attualmente, da una borsa dell'arte - da una vera e propria finanza artistica - che vede le case d'asta e i suoi sovrani dettare le leggi economiche delle opere raggiungendo, il più delle volte, delle cifre da capogiro. Qualche tempo fa, un anonimo compratore si è aggiudicato, ad esempio, L'homme qui marche di Alberto Giacometti con un'offerta telefonica, sbaragliando, tra l'altro, la concorrenza di dieci rivali che hanno lottato per circa per otto minuti. Superando un record che apparteneva a Il ragazzo con la pipa di Pablo Picasso, venduto nel 2004 a New York, dalla casa d'asta Sotheby's, per 58,5 milioni di sterline, L'homme qui marche, scultura bronzea alta 183 centimetri, ha battuto tutti i record di vendita per un'opera d'arte messa all'asta. La prestigiosa casa d'asta Sotheby's, ha raccolto, difatti, oltre 65 milioni di sterline - circa 74,2 milioni di euro -, rispetto a un prezzo di partenza (risibilmente più accessibile) stimato, grossomodo, tra i 12 e i 18 milioni di sterline. Sempre Sotheby's ha venduto al migliore offerente opere stimate per oltre venti milioni di euro. Uno dei dipinti all'incanto era Kirche in Cassone (del 1913) di Gustav Klimt, stimato tra i 12 e i 18 milioni di sterline, cioè tra i 13,5 e i 20 milioni di euro. Il dipinto, realizzato nel 1913 durante una visita del pittore sul Lago di Garda, è il più importante paesaggio dell'autore mai apparso sul mercato e il solo rimasto a testimoniare il suo viaggio italiano. Ma non è finita qui, perché è stato messo in vendita anche un capolavoro di Paul Cézanne, Pichet et fruits sur une table (1893-94), stimato tra i 10 e i 15 milioni di sterline. Bastano queste poche cifre per comprendere che l'asta - e tutto il mercato artistico ad essa densamente collegato - fa i conti con un apparato finanziario che segue, da una parte le regole generali di domanda e di offerta (proprie dell'economia), dall'altra quei processi di economia integrata che trovano proprio nel mercato globale - nell'internazionalizzazione economica, politica e finanziaria - un punto nevralgico e decisivo.

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