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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2010
 
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URSO: «Africa: la sfida per il futuro si gioca qui»

La scommessa è di raddoppiare entro 3 anni gli investimenti e l'export italiano nell'area: per farlo il Ministero dello Sviluppo Economico ha scelto di promuovere la politica del partenariato. Non solo aiuti ma intese per lo sviluppo

«Le imprese venute a Roma per il Forum hanno avuto oltre 700 incontri di business con le delegazioni ministeriali africane»

di Ely Szajkowicz
Responsabile Area Informazione e comunicazione Assafrica & Mediterraneo



Il Vice Ministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso

"Nel Continente africano si gioca, ora più che mai, la grande sfida per il futuro perché, con la Siberia, l'Africa è il più grande giacimento di risorse dell'umanità". Ne è convinto il Vice Ministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso, che ormai da qualche anno guarda al di sotto del 20° parallelo, oltre il deserto del Sahara, dove Paesi che erano considerati il buco nero della globalizzazione, oggi viaggiano ad un trend positivo di crescita pari al 5,5 per cento. Una scommessa per raddoppiare entro 3 anni gli investimenti e l'export italiano nell'area: per farlo il Ministero dello Sviluppo Economico ha scelto di promuovere la politica del partenariato, non solo aiuti ma intese per lo sviluppo. Ed è proprio in quest'ottica che il Forum Italy & Africa Partners in Business festeggia quest'anno la sua seconda edizione. Cinquecento imprese italiane presenti, 20 delegazioni africane (Gabon, Congo, Guinea Equatoriale, Mauritius, Nigeria, Sierra Leone, Senegal, Sud Africa, Gibuti, Liberia, Niger, Cameroun, Costa d'Avorio, Tanzania, Zambia, Ghana, Uganda, Mozambico, Etiopia, Angola) e 4 sessioni di lavoro su agrobusiness, materie prime, infrastrutture e strumenti finanziari per lo sviluppo: la due giorni, organizzata a Roma a Palazzo Brancaccio, ha contribuito a gettare nuovi basi per la collaborazione tra imprese italiane e Paesi dell'Africa Sub Sahariana. Ma quali sono le reali possibilità per un imprenditore italiano che voglia investire lì? Assafrica & Mediterraneo, l'Associazione specializzata di Confindustria per i rapporti con Africa, Mediterraneo e Medio Oriente che rappresenta piccole-medie imprese, grandi gruppi industriali, banche e Associazioni del Sistema, lo ha chiesto direttamente al Vice Ministro Urso.
Vice Ministro Urso, gran parte dello sviluppo in futuro si giocherà in Africa. La Cina lo ha già capito. Qual è il ruolo che l'Italia può e deve avere in questa partita? L'Europa, innanzitutto, può e deve recuperare il proprio ruolo politico nel "Continente Nero". L'Italia, in questo contesto, sta riaffermando la propria presenza non solo attraverso
i progetti di cooperazione allo sviluppo. Le opportunità di business nell'area sub sahariana infatti sono notevoli. É indubbio che la crisi economica abbia colpito anche il Continente Nero, soprattutto nella prima metà del 2009, ma già nell'ultimo quadrimestre dello scorso anno il PIL è ricominciato a crescere e nel 2010 potrebbe ritornare a segnare un +5%. Il nostro paese, con lo sforzo sistemico delle istituzioni e del mondo imprenditoriale, vuole cogliere l'opportunità di un graduale e diversificato accesso soprattutto alle materie prime del mercato africano, nei comparti di importanza strategica per lo sviluppo del Continente e punta a raddoppiare la presenza imprenditoriale nell'Africa sub sahariana che conta già oltre 200 le imprese. Per rafforzare il Made in Italy in questi paesi puntiamo sul counter trade, ovvero il moderno baratto, che con l'Africa significa in primo luogo materie prime in cambio di beni e servizi e al microcredito, poiché la promozione del capitale umano passa tramite interventi che prevedono la costituzione, su base volontaria, di piccoli e omogenei gruppi in cui i beneficiari sono legati gli uni agli altri per ottenere prestiti. Quest'anno il Ministero dello Sviluppo Economico ha organizzato il secondo Forum Italy & Africa Partners in Business: 20 delegazioni africane sono venute a Roma per far conoscere alle imprese italiane le opportunità di business nei Paesi dell'Africa Sub sahariana. Tirando le somme di questo secondo incontro, che bilancio può fare? Un bilancio sicuramente positivo. Basti pensare che le imprese venute a Roma per il Forum hanno avuto oltre 700 incontri di business con le delegazioni ministeriali africane. Il successo di questa seconda edizione ci spinge, sin da subito, a lavorare per l'edizione del 2011 convinti, come siamo, che occorra dare continuità al lavoro sin qui svolto e ad approfondire l'interlocuzione con questi Paesi. Abbiamo già stabilito inoltre di istituire presso il Ministero dello Sviluppo Economico un tavolo di lavoro per la micro-finanza ItaliaAfrica subsahariana con i principali istituti di credito e le associazioni di categoria. Un'azione mirata alla promozione del Continente Nero, quella del Ministero dello Sviluppo Economico che, oltre al Piano Africa, prevede anche l'organizzazione di missioni in loco. Perché un'azienda italiana dovrebbe prendere parte a quest'ultime? Quali sono i benefici che potrebbe trarne? A seguito delle missioni effettuate nei mesi scorsi in Angola, Kenya, Mozambico, Etiopia e Tanzania le imprese partecipanti si sono dette estremamente soddisfatte dall'organizzazione e dai contatti di business avuti con le controparti estere.
Partecipare alle missioni imprenditoriali con il Ministero dello Sviluppo Economico, l'ICE, la SIMEST e le organizzazioni imprenditoriali dà agli imprenditori l'indubbio vantaggio di presentarsi agli operatori economici e ai governi stranieri nella cornice del "Sistema Italia". A metà luglio ho guidato ad esempio una Missione in Camerun, la prima Missione di un governo italiano dopo
circa un ventennio, ed abbiamo ricevuto l'adesione di oltre 50 imprese, a conferma della volontà delle imprese di esplorare mercati apparentemente marginali con il supporto strategico dei soggetti pubblici preposti all'internazionalizzazione.


IL PIANO PER L'AFRICA SUB SAHARIANA


Il Piano per l'Africa Sub Sahariana punta su 2 direttrici: la promozione degli investimenti tramite forme contrattuali di counter trade (il moderno baratto) e la promozione del capitale umano tramite interventi di microcredito. Ricorrendo al counter trade, il Piano per l'Africa Sub Sahariana offre uno strumento di intervento che corrisponde pienamente all'esigenza di diversificazione delle economie africane, nelle quali il settore privato è ancora poco maturo, e che potrebbe permettere a queste di innescare, attraverso esternalità positive, un circolo virtuoso di crescita. Il counter trade si dimostra adatto per stringere accordi di partnership strategica in settori di rilievo per entrambi i partner e, allo stesso modo, l'unica formula possibile per sviluppare rapporti con i paesi della regione sub-sahariana fortemente indebitati e impossibilitati a ottenere ulteriori finanziamenti internazionali. Attraverso il counter trade si ha la possibilità di promuovere una crescente integrazione, rafforzare gli scambi commerciali, incrementare forme di partenariato nel campo degli investimenti diretti e delle infrastrutture, valorizzare i flussi di esportazione di materie prime trasformandole in investimenti sul territorio di origine, affiancare il know-how italiano in alcuni settori chiave per lo sviluppo. Ricorrendo al microcredito, il Piano per l'Africa Sub Sahariana offre infine un sostegno ai partner africani che intendano avviare o dar seguito ad iniziative di accesso al canale del credito da parte degli esclusi e di sviluppo locale. Attraverso il microcredito si ha la possibilità di promuovere dinamiche di sviluppo cogliendo le istanze dei partner africani, instaurando rapporti cooperativi, instillando negli attori coinvolti reciproca fiducia, favorendo una mutuale conoscenza dei tessuti economico-finanziari, agevolando la condivisione di know-how, promuovendo l'interconnessione tra attività economiche reali e attività finanziarie. Obiettivo del Piano Africa è quello di raddoppiare entro 3 anni il valore sia dell'export tricolore che degli investimenti nell'area arrivando alla soglia, rispettivamente, di 9 miliardi di esportazioni e 150 milioni di investimenti.

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