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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2010
 
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La DIGESTIONE ANAEROBICA o l'oro verde delle biomasse

ENERGIA PULITA: una panoramica sulla situazione non solo italiana

ENERGIA PULITA: una panoramica sulla situazione non solo italiana

L'Italia è ancora in forte ritardo nei settori del solare termico e delle biomasse

di Vincenzo Quattrucci
Marketing Manager Magaldi Power S.p.A.

Ci sono in questo momento dei metodi di produzione a basso costo, che presentano comunque gravi problematiche ambientali (termico da combustibili fossili, nucleare) ed altri, tipicamente rinnovabili e con basso impatto ambientale, caratterizzati tuttavia da costi via via crescenti

Per definizione universalmente accettata, l'energia è la capacità di un corpo di compiere lavoro, ma su come
produrla e conservarla nel modo più efficiente, rapido, semplice, a basso costo e, soprattutto non impattante dal punto di vista ambientale, il dibattito è rovente, con opinioni ed interessi contrastanti. In ambito europeo, ad esempio, ci sono dei paesi che considerano il nucleare come l'opzione migliore per il futuro, anche in termini di impatto sulla produzione di CO (Francia, Svezia ed UK), altri, come la Germania, che stanno invece rinnovando il loro parco di centrali a combustibili fossili per ottenere efficienze più alte utilizzando tecniche di CCS (Carbon Capture and Storage stivaggio della CO 2 ), oppure paesi che considerano l'idroelettrico come fonte primaria (Svizzera, Norvegia, Austria), ed altri che stanno realizzando significativi investimenti in energie rinnovabili, come ad esempio l'eolico ed il solare in Germania, Spagna, Danimarca, UK, Olanda, Italia e Portogallo. Qualunque sia l'approccio, a mio avviso si dovrebbe comunque procedere nella discussione tenendo sempre conto di due considerazioni di fondo, che sono e dovrebbero rimanere pilastri portanti della questione: 1. L'energia è fondamentale per lo sviluppo economico e sociale delle comunità umane, quindi dovrebbe essercene sempre una produzione adeguata alle necessità a costi accettabili. 2. Il modo di produrre e consumare energia non deve esercitare carichi nocivi sull'ambiente e non deve danneggiare l'equilibrio naturale del pianeta. È evidente che queste due considerazioni sono, in questo momento e con gli attuali metodi di produzione, in contrasto tra di loro. E continueranno ad esserlo fin quando il punto 2 non sarà soddisfatto, quando cioè entreranno in scena nuove forme stabili, abbondanti ed ecocompatibili di produzione. Al giorno d'oggi, la maggior parte dell'energia è infatti ottenuta bruciando combustibili fossili (carbone, gas ed olio) che non solo generano elementi inquinanti, quanto inoltre sono destinati ad esaurirsi nei prossimi decenni (il carbone tuttavia potrebbe durare ancora per qualche centinaio di anni ai ritmi attuali di utilizzo). L'Unione Europea, una delle istituzioni mondiali più attente ai temi di politica energetica, ha infatti sin dal 1998 impostato la sua azione su questi tre principali obiettivi:
• ridurre l'impatto ambientale della produzione e del consumo di energia,
• incentivare il risparmio energetico e l'efficienza energetica,
• incrementare la produzione e l'utilizzo di energia più pulita. Probabilmente sono queste le decisioni d'indirizzo più sagge da intraprendere per i prossimi cinquanta-cento anni. Tale è infatti il periodo stimato per arrivare all'energia ottenuta dalla fusione nucleare, nonostante siano ancora da definire diverse problematiche tecniche e tecnologiche, per la fine della sperimentazione (progetto ITER) ed all' inizio delle attività commerciali di centrali produttive. Queste ultime replicheranno in una scala infinitamente più piccola il processo di produzione di energia che avviene nelle stelle e nel nostro Sole. È questa la forma di energia a cui l' umanità dovrà tendere per assicurare il proprio avvenire nel rispetto dei due assunti iniziali. La politica dovrebbe quindi programmare e gestire questa notevole fase di transizione, cercando sempre di assicurare in questo lasso di tempo una quantità di energia sufficiente ai bisogni economici e sociali della popolazione, a costi contenuti ed a basso impatto ambientale; su questa base la produzione dovrebbe attingere a tutte le fonti disponibili e tecnologicamente mature per quegli obiettivi. Questa gestione non può non considerare i pro ed i contro legati alle tecnologie produttive "attuali" adottate. Ci sono in questo momento dei metodi di produzione a basso costo, che presentano comunque gravi problematiche ambientali (termico da combustibili fossili, nucleare) ed altri, tipicamente rinnovabili e con basso impatto ambientale, caratterizzati però da costi via via crescenti (termico da biomasse e biogas, idroelettrico, geotermico, eolico, solare termico, solare fotovoltaico, maree e moto ondoso). Per le caratteristiche di variabilità di produzione legate tuttavia alla maggior parte di queste fonti (a meno di soluzioni radicali di reti distributive intelligenti e capacità di stoccaggio energetico migliorate), è molto probabile che queste forme di energia (con esclusione del termico e dell'idroelettrico) non potranno superare il 10-20 % del mix totale.
Di questa percentuale, un grosso contributo potrà essere dato da piccole unità produttive ben distribuite sul territorio, come ad esempio impianti fotovoltaici su tetti di case o di opifici, o la realizzazione di pensiline FV per parcheggi. Questa soluzione appare ottimale per soddisfare i fabbisogni di famiglie e piccole attività commerciali, non collocate in zone densamente popolate. Per rendere remunerativo ed estremamente interessante un investimento in questo settore, il governo italiano si è reso promotore di un piano di incentivazione per la produzione da fotovoltaico, denominato "Conto Energia". Per soddisfare invece le necessità dei complessi industriali e dei grossi agglomerati urbani ed allo stesso tempo garantire la stabilità della rete di distribuzione, rimane indispensabile la generazione d'energia da grandi centrali elettriche.


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