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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2009
 


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Energia: il futuro È oggi

intervista - Paravia: «Necessaria piÙ informazione sul nucleare»

INTERVENTO - Energia elettrica, nucleare e rinnovabili: la sfida per il Paese

APPROFONDIMENTO - Il POIN “Energie rinnovabili e risparmio energetico” 2007-2013


Energia: il futuro È oggi



Per superare la dipendenza dall’estero, il nostro Paese deve puntare a un mix di efficienza,
rinnovabili e nucleare

Con la Legge Sviluppo il nostro Paese punta a realizzare il giusto mix elettrico costituito dal 50% di fonti fossili, 25% di rinnovabili e 25% di nucleare

La Legge Sviluppo si propone di ovviare a quelle storture che fino ad oggi ci hanno fatto pagare l’elettricità il 30% in più degli altri Paesi europei e dipendere dall’estero per l’85% dei nostri consumi


Sul tema energia è importante stabilire un dialogo sereno, costruttivo e lucido, evitando così immobilizzanti guerre ideologiche



di Raffaella Venerando

In tempi ancora grigi per l’economia mondiale, il settore energetico potrebbe essere un’occasione di sviluppo industriale da non perdere per il nostro Paese. Le previsioni circa i consumi e i fabbisogni energetici italiani dimostrano con buona evidenza come a tutt’oggi sussistano elementi di criticità dell’Italia in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e delle forniture, di diversificazione delle fonti, di dipendenza estera e di rispetto dei vincoli ambientali. Proprio per rispondere a questo quadro di complessiva arretratezza del nostro Paese, lo scorso 9 luglio è stata approvata in quarta lettura dal Senato la Legge “Sviluppo, Internazionalizzazione ed Energia”, uno strumento normativo di assoluta importanza per la modernizzazione e per l’efficienza dell’Italia pubblicato sul Supplemento ordinario n. 136 della «Gazzetta Ufficiale» 176 del 31 luglio. Il provvedimento, collegato alla manovra Finanziaria 2009, contempla in sé alcune fondamentali riforme strutturali per il rilancio del sistema produttivo prevedendo molte novità in svariati campi tra cui - su tutte - la nuova strategia energetica nazionale. Con la Legge Sviluppo sono state snellite le procedure per la realizzazione delle reti e delle infrastrutture energetiche; sono stati dati forti impulsi alle fonti rinnovabili; si riapre la strada al nucleare. Diventa operativo inoltre il percorso per ridurre la nostra dipendenza dall'estero, abbassare il costo dell'energia, ridurre l'inquinamento, realizzare un mix elettrico con il 50% di fonti fossili (contro l'attuale 83%), il 25% di rinnovabili dall'attuale 18%, il 25% di nucleare».
Si tratta di una vera e propria rivoluzione che investirà come un ciclone il settore energetico: per coprire la crescente domanda di energia elettrica e combattere l'inquinamento, il Paese punterà - come si è detto - sul ritorno al nucleare, con l'obiettivo di portare in funzione le nuove centrali nel 2013. Entro sei mesi verranno fissate le regole per la localizzazione e le tipologie delle centrali, i sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, le compensazioni da riconoscere alle popolazioni e alle imprese interessate, i requisiti per svolgere le attività di costruzione. Inoltre un forte incentivo verrà dato allo sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolare alla produzione di energia eolica e da biomasse. Sarà poi istituita la Borsa del gas, verranno stanziati incentivi alla costruzione di nuovi reti elettriche di interconnessione con l'estero e sarà varato un Piano straordinario per l'efficienza e il risparmio energetico.
Una serie di riforme, insomma, incentrate sulla concorrenza tra i gestori e la trasparenza del sistema che mirano ad ottenere minori costi per il cittadino, tenendo sempre alta l'attenzione alla sicurezza degli approvvigionamenti. Per raggiungere obiettivi di efficienza e competitività, la nuova politica energetica nazionale considera ineluttabile il ritorno al nucleare, dopo uno stop lungo più di vent’anni.
Nel comparto della produzione di energia elettrica, infatti, dopo la prima fase dell’età dell’oro bianco (idroelettrico) del diciannovesimo secolo e della prima metà del ventesimo secolo, il nostro Paese era passato dal 1963 all’era dell’oro nero (petrolio) durante la quale sia l’opzione del carbone, sia quella del nucleare non sono mai riuscite a diventare una realtà degna di attenzione. In più, nel 1987 subito dopo l’incidente di Chernobyl un referendum non soltanto aveva cancellato l’opzione nucleare ma aveva anche causato la chiusura di tutte le centrali già esistenti e impedito il completamento delle unità già in costruzione.
Sembra arrivato quindi il momento del dietro-front.
La Legge Sviluppo, gettando le basi per una nuova gestione dell’energia, si propone di ovviare a quelle storture che fino ad oggi ci hanno fatto pagare l’elettricità il 30% in più degli altri Paesi europei e dipendere dall’estero per l’85% dei nostri consumi. Con questa legge si mette mano anche a misure volte a potenziare il settore energetico, attraverso una massiccia semplificazione delle procedure per la realizzazione delle reti, la promozione di nuova edilizia a rilevante risparmio energetico e la riqualificazione degli edifici esistenti, nonché ad azioni a sostegno dello sviluppo delle fonti rinnovabili. Ma il vero obiettivo ideale previsto dalla legge, quello che da più parti viene bollato come “il futuro”, è il conseguimento del mix elettrico indispensabile per soddisfare il fabbisogno energetico del nostro Paese e che consiste in un 50% di energia derivante da fonti fossili (ora 83%), in un 25% da fonti rinnovabili (ora 18%), e in un altro 25% da energia di matrice nucleare.
Nucleare e rinnovabili, si badi bene però, non sono e non devono essere considerate due strade in alternativa, ma complementari, parallele. Entrambe infatti sono ritenute necessarie e l’una non può prescindere dall’altra. L’approccio al tema energia quindi sembra aver subito un sostanziale cambiamento, anche se restano ancora da superare contrapposizioni ideologiche, antichi veti, ataviche paure. Proprio in questa direzione, il Governo ha annunciato il massimo impegno per informare e sensibilizzare in modo serio e puntuale l’opinione pubblica, al fine di aumentare la conoscenza degli italiani in tema di energia. Diverse ricerche testimoniano, infatti, come nel nostro Paese non solo sia scarsa la diffusione degli elementi positivi che caratterizzano l'energia nucleare (non tutti sanno ad esempio che ha un costo del kWh inferiore a quello di altre fonti di produzione elettrica; che è potenzialmente in grado di sostituire la domanda di combustibili fossili proveniente dal settore termoelettrico e parte della domanda di combustibili fossile per usi civili; che ridurrebbe di un quarto le emissioni di anidride carbonica del Paese), ma anche la conoscenza delle reali potenzialità delle rinnovabili e del loro impatto ambientale. Ancora meno poi si sa rispetto alle altre fonti di energia.
Oltre il nucleare e lo sviluppo tecnologico delle rinnovabili, è un’altra fonte la più conveniente per alcuni: l'efficienza energetica. Nel tentativo quindi di riequilibrare il nostro mix energetico ora troppo orientato agli idrocarburi, andando oltre possibili guerre di ideologia e di religione, la meta da raggiungere dovrà essere innanzitutto quella di stabilire un dialogo sereno, costruttivo e lucido su tutti gli aspetti in gioco in questa minirivoluzione che interessa l’economia - e non solo - del nostro Paese.
Rispetto ad altri Paesi europei, come Francia e Spagna e agli stati Uniti che hanno trasformato il problema spinoso del cambiamento climatico in una opportunità per uscire dalla crisi economica grazie a massicci investimenti in quella che oggi tutti amano definire “green economy”, l'Italia sembra però ancora in affanno. Forse con questa legge che lo stesso ministro dello Sviluppo Claudio Scajola ha definito “storica”, il nostro Paese oltre a promuovere lo sviluppo della concorrenza, garantendo al contempo la tutela dei consumatori, riuscirà a riagganciare il filo della competizione e a tornare ad essere al passo con il mondo che cambia.
L’auspicio è infatti quello di vedere il tema energia affrontato con responsabile interesse da tutti e non in maniera strumentale all’interno di arene politiche locali. L’Esecutivo sembra volere in questo senso muoversi e accelerare, tanto che sarebbero già pronti per il 15 febbraio 2010 alcuni decreti applicativi tra cui quello che fissa la costituzione della prima centrale nucleare operativa tra il 2017 e il 2018.
Il tema energia non può non essere preso nella più seria considerazione perchè anche in quest’ambito gli anni di ritardo accumulati dal nostro Paese sono davvero troppi.
Eventuali battaglie tra apocalittici e integrati sarebbero inutili e non servirebbero a nessuno, tanto meno al futuro del Paese.

 

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