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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2009
 


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Energia: il futuro È oggi

intervista - Paravia: «Necessaria piÙ informazione sul nucleare»

INTERVENTO - Energia elettrica, nucleare e rinnovabili: la sfida per il Paese

APPROFONDIMENTO - Il POIN “Energie rinnovabili e risparmio energetico” 2007-2013


Energia elettrica, nucleare e rinnovabili:
la sfida per il Paese


intervento: di Raffaella Venerando

Alessandro Clerici,
Presidente FAST e Presidente Onorario WEC Italia

Le emissioni di CO2, i volatili prezzi del petrolio cui il prezzo del gas è legato e la sicurezza degli approvvigionamenti, hanno portato il problema “energia e ambiente” alla ribalta dell’opinione pubblica e del mondo politico ed economico a livello internazionale. La popolazione mondiale è ora di 6,7 miliardi e negli ultimi 10 anni è aumentata del 12%, i consumi di energia primaria del 20% e i consumi di elettricità del 30%. L’energia elettrica prevista per il 2030 sarà il doppio di quella del 2007 e assorbirà per la sua produzione il 44% delle risorse energetiche (36% nel 2007); l’elettricità diviene pertanto sempre più importante. Nel mondo il 40% di CO2 è causato dalla produzione di elettricità: 10 miliardi di ton/anno cui l’Europa contribuisce per il 14%.
In Cina nel triennio 2006-2008 sono entrate in servizio ~300 MW/giorno (100.000 MW/anno pari al doppio del picco di carico italiano) di nuove centrali delle quali l’80% a carbone e solo la loro produzione di CO2 annuale supera alla grande quella da tutte le centrali dell’Europa dei 27. Il target della Comunità Europea (CE) di riduzione in Europa del 20% di CO2 al 2020 sarà pari a ~2% dell’incremento nel resto del mondo delle emissioni annue da oggi al 2020. Il problema energia/ambiente è globale e tutti devono contribuire. Guardando gli sviluppi del consumo delle materie prime energetiche secondo un “business as usual” (Fig.1), appare chiaro come il carbone (la fonte energetica più contaminante ora) continua ad incrementare la sua quota raggiungendo nel 2030 il petrolio, sempre più confinato ai trasporti. La tabella 1 relativa alla produzione di elettricità mostra chiaramente come i combustibili fossili a livello mondo contribuiscano per i 2/3 alla produzione di energia, a livello Europa dei 27 per il 57% ed a livello Italia per l’80%; è pure chiaro l’attuale marginale contributo di eolico e specie di fotovoltaico.

Le nuove fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico) hanno avuto in questi ultimi anni degli incrementi notevolissimi (anche oltre il 30% all’anno) legati fondamentalmente a “generosi” incentivi. L’eolico è di gran lunga prevalente con ingenti potenze installate che, a fine 2008, vedevano Stati Uniti e Germania con circa 25000 MW ciascuno e Spagna con 16700 MW (ha il 10% di energia elettrica prodotta dal vento). In Italia a fine 2008 risultavano installati circa 3600 MW con 5 TWh prodotti (1,7%).
Il fotovoltaico a fine 2008 ha raggiunto i 15000 MW a livello mondiale (0,6% della totale potenza installata ma meno dello 0,08% nella totale energia elettrica prodotta). In Italia a fine 2008 risultavano installati circa 400 MW con una produzione potenziale di 0,4 TWh, rispetto ai consumi di 330 TWh/anno.
Considerando quindi i problemi ambientali, l’elevato costo e aleatorietà delle nuove rinnovabili è chiara la spinta in questi ultimi anni in molti paesi ad esaminare l’opzione nucleare per la quale si sta assistendo a quello che viene chiamato “rinascimento” dopo lo stallo a partire da fine anni ’80.

Per quanto sopra accennato, le vie da percorrere per un contenimento/riduzione delle emissioni di CO2 sono per il settore elettrico: efficienza e risparmio energetico (si può fare molto e subito con le tecnologie già esistenti); uso di risorse prive di emissioni di CO2 nella produzione di energia elettrica (rinnovabili e nucleare). Considerando i problemi della sostituzione delle vecchie centrali di base e il possibile incremento di carico, è impossibile raggiungere obiettivi di lungo periodo per le emissioni della CO2 e avere sicurezza degli approvvigionamenti con le sole rinnovabili. Tutte le risorse energetiche e tutte le tecnologie debbono però essere considerate; nessuna deve essere demonizzata o idolatrata. Ogni tecnologia dovrà trovare la propria nicchia in funzione dei suoi costi reali, includendo le esternalità.
Nucleare e rinnovabili non sono in contrapposizione: il nucleare (come gas e carbone) fornisce l’indispensabile energia di base programmabile, mentre le rinnovabili sono “aleatorie” (danno energia quando c’é vento o sole) e necessitano quindi di adeguata “riserva” dalle altre fonti. L’Italia per le materie prime energetiche ha attualmente una dipendenza dall’estero dell’86%, tendente a superare il 95% nel 2020; ha inoltre alti costi per la produzione di energia elettrica dovuti al suo mix “particolare” di materie prime. Vale la pena di ricordare che l’Europa dei 27 produce oltre il 60% dell’energia elettrica da nucleare e carbone e gli Stati Uniti oltre il 70%. L’opzione nucleare è stata ripresa in considerazione anche in Italia con chiare dichiarazioni del Governo e leggi appena definite. Affinché il progetto nucleare italiano diventi una realtà occorre affrontare la sfida in un’ottica di sistema Paese e non ideologica; un chiaro disegno deve essere definito e perseguito con un’attiva collaborazione tra istituzioni centrali-regionali-locali, investitori (offerta), consumatori (domanda), mondo accademico, industrie e popolazione. In ogni caso bisogna eliminare ogni compromesso: se si vogliono realizzare delle centrali nucleari oggi, esse sono e possono essere solo quelle della terza generazione. Parlare di quarta generazione (vari progetti allo studio con prototipi sperimentali disponibili tra oltre un decennio e reattori commerciali forse nel 2040) è solo una scusa per rimandare decisioni e realizzazioni come quelle che stanno concretizzandosi in vari Paesi industrializzati (Usa, Regno Unito, Francia, Finlandia, Russia, Giappone ecc.) ed in via di industrializzazione (Cina, Bulgaria, Romania, Corea ecc.). Le chiare priorità sono:
- la celere definizione di regole/leggi/decreti di dettaglio che diano certezza ad investitori e istituzioni e alle popolazioni che debbono ospitare sul territorio le centrali;
- un efficace piano di comunicazione su energia ed ambiente dal quale emerga l’importanza del nucleare e che coinvolga istituzioni e popolazione (cosa, a chi, come comunicare e da “chi credibile” fare effettuare la comunicazione ecc.);
- l’adeguamento degli indispensabili rafforzamenti della rete elettrica di trasmissione.
Ritengo in Italia si debba portare avanti un piano nucleare in un libero mercato e senza sussidi. Gli interventi dello Stato debbono essere limitati a garantire i siti e tempestive autorizzazioni; coprire rischi da grandi incidenti per la quota eccedente un valore da definirsi in accordo con normative europee; gestire “cimiteri finali” delle scorie; garantire rischi di cambio di legislazione; gestire il controllo della sicurezza e della salute. Le centrali nucleari hanno circa l’80% di contenuto di ingegneria, opere civili e di componenti/sistemi termo-elettromeccanici, i quali, previa adeguata qualifica a lavorare in garanzia di qualità, potrebbero essere prodotti in Italia con un elevamento tecnologico delle nostre imprese, rendendole anche potenziali fornitrici per il “rinascimento” nucleare in atto all’estero. Un piano nucleare in Italia deve comportare quindi un trasferimento da una spesa all’estero per i combustibili, a quella per contenuto industriale italiano con relativa occupazione e sviluppo del sistema industriale.

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