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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2009
 


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Energia: il futuro È oggi

intervista - Paravia: «Necessaria piÙ informazione sul nucleare»

INTERVENTO - Energia elettrica, nucleare e rinnovabili: la sfida per il Paese

APPROFONDIMENTO - Il POIN “Energie rinnovabili e risparmio energetico” 2007-2013


Paravia: «Necessaria piÙ informazione sul nucleare»

intervista di Raffaella Venerando

Antonio Paravia,
Senatore della Repubblica


Senatore, in cosa consta la nuova politica energetica nazionale contemplata nella Legge Sviluppo di cui lei è stato relatore?

La Legge “Sviluppo, Internazionalizzazione ed Energia”, approvata in quarta lettura dal Senato lo scorso 9 luglio, costituisce uno strumento normativo di fondamentale rilievo per la modernizzazione e l’efficienza dell’Italia. In qualità di relatore mi è stato possibile seguire tutte le fasi del lungo iter parlamentare, valutare le esigenze diverse, mediare le posizioni, con l’unico obiettivo di giungere a un risultato positivo.
Il provvedimento - collegato alla manovra Finanziaria 2009 - contiene le riforme strutturali per il rilancio del sistema produttivo e prevede molte novità in vari campi, tra cui - su tutte - la nuova strategia energetica nazionale.
Il ritorno al nucleare colma un vuoto di oltre vent’anni e pone le basi per affrontare nodi irrisolti, veti e contraddizioni della gestione dell’energia che ci hanno fatto pagare l’elettricità il 30% in più degli altri Paesi europei e dipendere dall’estero per l’85% dei nostri consumi. La strategia interviene anche con misure dirette al potenziamento del settore energetico, attraverso lo snellimento delle procedure per la realizzazione delle reti, la promozione di nuova edilizia a rilevante risparmio energetico e la riqualificazione degli edifici esistenti, nonché azioni a sostegno dello sviluppo delle fonti rinnovabili.
La realizzazione di impianti nucleari è una delle priorità della nuova strategia energetica nazionale. Infatti proprio nella Legge “Sviluppo” è prevista una dettagliata norma di delega al Governo per definire - senza alcuna pretesa di stampo dirigista - la nuova disciplina di settore che individuerà i siti per la localizzazione degli impianti di produzione, regolerà lo svolgimento delle attività nucleari, dall’iter autorizzativo sino allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. In questo contesto, sarà stabilito anche il nuovo sistema di misure compensative minime da corrispondere direttamente alle famiglie e imprese residenti nel territorio. Saranno, inoltre, introdotti anche precisi obblighi di comunicazione nei confronti della popolazione, che deve poter contare costantemente su un’informazione completa, leale e scientificamente corretta su tutto ciò che riguarda il funzionamento di ciascuna centrale, sugli standard di sicurezza e sui risparmi economici dell’opzione nuclearista.

Anni addietro l’Italia è stata l’unico Paese industrializzato a puntare tutto sul gas rinunciando al nucleare. Ora si fa dietro-front. C’è stata già una prima intesa operativa tra Enel e la francese Edf per la gestione del nucleare. La questione però resta controversa. Localismo esasperato ed eccessi demagogici saranno facili da bypassare?
Questo rinnovato interesse verso l’energia nucleare non è un fenomeno solo italiano: dopo anni di stasi prolungata, gli investimenti nel settore sono oggi tornati a crescere, sospinti dalla necessità di fronteggiare le sfide di carattere economico e ambientale.
Le previsioni dell’Agenzia OCSE per l’energia nucleare parlano chiaro: la domanda di energia e, in particolare quella di elettricità, è destinata ad aumentare di un fattore 2,5 da qui al 2050, con conseguente innalzamento dei relativi prezzi.
Bisogna poi considerare anche la necessità di ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas, la cui disponibilità è per lo più concentrata in pochi Paesi, caratterizzati da una elevata instabilità politica. Per questa ragione è prioritario procedere a quel riequilibrio del mix di generazione elettrica, composto da fonti fossili per il 50% (ora 83%), rinnovabili per il 25% (ora 18%), e nucleare per il 25%.
Siamo l’unico Paese che, per mettersi al riparo dai pericoli di una nuova Chernobyl, decise di abbandonare il nucleare, pur continuando a importare miliardi di kWh elettronucleari da nostri vicini, come la Francia e la Slovenia, a costi superiori a quelli che avremmo sostenuto disponendo di centrali nucleari in Italia.
Esistono ben 13 centrali straniere a meno di 200 km dai nostri confini. Ciò vuol dire che la scelta compiuta con il referendum del 1987 non ha attenuato la nostra esposizione al rischio, ma ci ha solo privati dei benefici del nucleare in termini di sviluppo tecnologico e ricadute industriali.
Dunque, tornare ad acquisire una nuova competenza nucleare e sviluppare una filiera industriale del settore, presidiandola con autorevoli organismi di sicurezza, ha costituito per il nostro Paese una scelta imprescindibile e non più differibile. Immaginare di poter fronteggiare le esigenze di sicurezza degli approvvigionamenti, di competitività del sistema energetico e di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra senza affiancare allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla promozione dell’efficienza e del risparmio energetico anche una significativa quota di nucleare, sarebbe stato velleitario.
Ciò è dimostrato dall’esperienza degli altri Paesi industrializzati, nei quali l’energia nucleare rappresenta una componente essenziale per il soddisfacimento del fabbisogno elettrico nazionale. Le 439 centrali attualmente in funzione in tutto il mondo hanno una capacità totale di produzione pari a 372 GigaWh, che contribuisce a produrre circa il 16% dell’energia elettrica mondiale: il 23% nei Paesi membri dell’OCSE e il 35% nei Paesi dell’UE. Tra questi ultimi la Francia si colloca al primo posto con il 73%, seguita da Lituania (70%), Belgio e Repubblica Slovacca (56%), Svezia (46,7%).
Ci sono attualmente oltre 40 ordinativi di nuove centrali (di cui 34 in costruzione) che, secondo le previsioni dei più autorevoli organismi internazionali, dovrebbero far salire la quota di produzione elettrica da fonte nucleare mondiale dall’attuale 16% al 22%. Le ragioni di questo trend crescente sono evidenti.
Nonostante la sostanziale omogeneità del costo per kWh, l’energia nucleare presenta, rispetto alle fonti fossili, un notevole vantaggio: il suo costo è costituito per circa l’85% dagli investimenti iniziali e, quindi, contrariamente a quanto avviene per le centrali a olio o a gas, è poco esposto al rischio di variazioni del prezzo del combustibile.
Un secondo vantaggio è costituito dal fatto che la produzione di energia nucleare non genera emissioni di CO2, a differenza di quella elettrica che ne provoca il 27%. E questo è un dato rilevante anche ai fini del Protocollo di Kyoto, il cui mancato rispetto comporta per l’Italia un costo giornaliero stimato dall’ENEA in 4 milioni di euro.
Per rendere l’opzione nucleare nuovamente praticabile nel nostro Paese, sin dall’inizio del suo mandato il Governo Berlusconi si è attivamente impegnato per creare le necessarie condizioni di carattere normativo, economico e tecnologico.
Solo un dialogo continuo, trasparente e aperto, diretto a far comprendere che il progetto nucleare sarà realizzato nel rigoroso rispetto dei più elevati standard internazionali di sicurezza, potrà creare quella vasta area di consenso necessaria per il successo dell’iniziativa.
Il progetto nucleare italiano può contare poi sull’esperienza di solidi partner stranieri. Il 24 febbraio 2009, in occasione del vertice italo-francese di Roma, il Presidente Sarkozy e il Presidente Berlusconi hanno sottoscritto un importante accordo quadro per la collaborazione in campo nucleare. L’intesa riguarda tutti gli aspetti del settore: dalla collaborazione in sede europea ai temi della sicurezza, dalla cooperazione tecnologica e nel campo della ricerca alla formazione dei tecnici, dalla produzione allo stoccaggio, dallo smantellamento degli impianti alla collaborazione industriale in Paesi terzi. In questo senso, Enel ed EdF hanno già firmato due Memorandum di intesa, che pongono le premesse per lo sviluppo congiunto dell’energia nucleare in Italia e in Francia.
Il Governo sta facendo la propria parte, assumendosi la responsabilità di dare una risposta ai ritardi e alle inefficienze che caratterizzano il settore energetico nazionale: una risposta concreta ed equilibrata, che si propone di promuovere parallelamente al nucleare, efficienza energetica, risparmio energetico e fonti rinnovabili, al fine di perseguire quel mix ottimale al quale puntiamo per la copertura del nostro fabbisogno.
È necessario, però, anche un radicale mutamento culturale, che sgombri definitivamente il campo da pregiudizi anacronistici ed interessati equivoci, ancora troppo diffusi nell’opinione pubblica italiana.
Dall’ultimo rapporto EURISPES, presentato lo scorso gennaio, è emerso che la principale motivazione di quanti ancora oggi si dichiarano contrari al nucleare è costituita dal timore dei rischi a esso legati.
È evidente che si tratta di un dato riconducibile a una insufficiente informazione, che non tiene conto degli elevatissimi standard di affidabilità e sicurezza ormai raggiunti dagli impianti nucleari di ultima generazione. È fondamentale, quindi, promuovere nell’opinione pubblica una maggiore consapevolezza delle problematiche energetiche e di quelle nucleari in particolare. In tal senso, auspichiamo che, su tutti i mezzi di informazione, possano svilupparsi approfondimenti e confronti, non ideologizzati, che mirino alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile, tema, tra i più rilevanti per la crescita economica italiana.

Che compiti avrà la Agenzia per la sicurezza nucleare?
L’Agenzia per la sicurezza nucleare avrà la veste di un’Autorithy e sarà la sola amministrazione responsabile per la sicurezza e la salvaguardia nucleare in Italia. Sarà un organismo dotato di adeguate competenze professionali e delle risorse necessarie per la regolamentazione tecnica, il controllo, la gestione e sistemazione dei materiali nucleari, nonché per garantire la tutela dell’ambiente e della salute della popolazione.

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