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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
Agosto / Settembre 2007
 


Inserto

Confindustria Avellino, Relazione del presidente Silvio Sarno
Assemblea 2007 - Avellino 12 Luglio 2007

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LE PARI OPPORTUNITÁ SUL LAVORO

L'INTERVISTA A ROSA RINALDI - Un Bollino Rosa per la paritÁ

L’intervista a TERESA ARMATO - Politica: largo alle donne

L’APPROFONDIMENTO - LA CONSIGLIERA DI PARITÁ

L’INTERVISTA A FIORELLA GIRACE -Donne, rompete gli indugi

L’INTERVISTA A ANTONIA AUTORI -L’alleanza È “donna”

Un Bollino Rosa per la paritÀ

dossier01

Rosa RINALDI
Sottosegretaria al Lavoro

Onorevole, il progetto Bollino Rosa muove dall'analisi di dati concreti riferibili all'occupazione al femminile nel nostro Paese. Vorrebbe riassumerceli?
Siamo partiti da un dato, rilevato dall'Ipsos su commissione del Ministero del Lavoro, che ha messo in luce come le donne a parità di inquadramento hanno un reddito da lavoro sensibilmente più basso rispetto ai loro colleghi uomini. Si tratta di differenze salariali di tutto rilievo che riguardano tanto le donne dipendenti quanto le donne manager e che variano, in funzione del diverso inquadramento, da un minimo di 3.800 euro a più di 10mila euro. Per la società odierna questo fenomeno rappresenta un vero paradosso, in quanto a differenza di 20 anni fa le ragazze oggi si laureano molto di più dei loro colleghi maschi e con voti migliori anche in discipline che una volta erano di esclusiva prerogativa maschile. Accade però che a tre anni dalla laurea soltanto il 74,6% delle donne ha un lavoro stabile, mentre i ragazzi si occupano all'81,3%; di queste poi solo il 12,5% guadagna oltre 1.500 euro al mese mentre in questa stessa condizione c'è il 25,8% di uomini. A queste cifre si aggiungano poi la disoccupazione intellettuale, trasversale al genere di appartenenza, che crea non poche difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro e il precariato che nel nostro Paese interessa in misura prevalente le donne. La discriminazione salariale ed occupazionale registrata è intollerabile perché del tutto ingiustificata e priva di plausibili spiegazioni.

In che cosa consisterà il progetto, quali i tempi per la sperimentazione e come le imprese saranno incentivate a “ricercare” la certificazione del Bollino Rosa?
L'iniziativa, che ha per partner parti sociali, associazioni datoriali ed enti locali, partirà in via sperimentale ai primi di settembre con la pubblicazione di un avviso per le aziende. Con quante di queste si mostreranno interessate, si cercherà di capire cosa accade una volta che le donne fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro. Nel frattempo il Ministero si sta avvalendo della collaborazione di un gruppo di esperti per realizzare un modello di certificazione di parità di genere che prevedrà indicatori e procedure specifiche volte a premiare quelle aziende che dimostreranno di aver dato spazio a politiche antidiscriminatorie. Dal 2008 quindi si aprirà la fase di diffusione della certificazione con la strutturazione del relativo sistema premiante e di incentivi, che sarà fissato con certezza anche alla luce degli strumenti economici previsti dalla prossima Finanziaria.
Il Bollino Rosa sarà quindi l'atto finale di un percorso molto più completo.
Si, perché in un Paese come il nostro lastricato di tanti buoni propositi e di progetti validi solo sulla carta, la certificazione attesterà il raggiungimento concreto di precisi risultati.

Anche la politica italiana investe poco sulle donne. Da donna e da politico quali ritiene siano le cause?
Esiste nel nostro Paese un gap enorme dato dallo squilibrio della rappresentanza democratica in favore dell'universo maschile. A prescindere dal modello ispiratore, lo scarto va recuperato attraverso una riforma elettorale paritaria che consenta concretamente alle donne di partecipare alla vita politica. Diversamente, se la presenza e il ruolo delle donne non saranno nella giusta misura riconosciuti, non si potrà dire di aver dato luogo ad una buona legge.

Luoghi comuni e stereotipi non favoriscono l'universo femminile, ma se dovesse dire la sua, le donne ce la fanno perché…?
Le statistiche dimostrano che le donne italiane sono quelle che lavorano di più perché, oltre alla professione, si fanno carico della famiglia, dei figli, della casa. Una società più equa dovrebbe quindi ammettere che sono le donne a lavorare per tutta la società e in questo senso queste andrebbero premiate più che penalizzate. Oggi invece la donna paga sulla propria pelle questa incombenza, che la costringe a faticare molto di più di uomo nel trovare lavoro e nel mantenerlo, visto che ancora oggi 1 donna su 10 perde il posto lavoro in ragione della maternità. La verità è che si fa tanta retorica sulla famiglia e sul ruolo delle donne, ma di fatto non si attuano politiche adeguate che contrastino l’attuale modalità di organizzazione del lavoro che penalizza la figura femminile, politiche che - si badi bene - comportano la responsabilità di tutti, delle istituzioni, del legislatore ma anche delle imprese.

Una o più figure femminili centrali nella sua storia personale.
Nella mia storia politica e di vita, di donne importanti ne ho incontrate tante, ma tre sono le persone cui guardo con molto rispetto. La prima è una donna “antica”: Teresa Noce, una delle fondatrici del partito comunista e grande donna dell'emancipazione. A lei si deve, perchè prima firmataria, il progetto di legge in difesa della maternità. La seconda è Tina Anselmi, la prima e ancora unica donna Ministra del Lavoro. Fu lei a volere nel 1977 la Legge di Parità, che introdusse misure innovative per la partecipazione femminile al mercato del lavoro. La terza è una donna del mio tempo con cui ho avuto il privilegio di collaborare e che ha lasciato una traccia indelebile di sè. Parlo di Marisa Bellisario, per anni dirigente della Italtel. In lei ho trovato un’imprenditrice illuminata che ha visto le disuguaglianze e si è adoperata per risolverle. Tre personalità diverse che si sono occupate tutte di politica generale e di donne credendo che la parità, compresa quella di genere, sia una possibilità concreta e non solo una chimera.

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