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IL CUCCHIAINO
Il Buco Ristorante
II rampa Marina Piccola, 5-
(Piazza S. Antonino) -
Sorrento (Na)
Tel. 081.8782354
chiuso il mercoledì
www.ilbucoristorante.it
PiÙ che un buco,
uno spiraglio di cielo
Quelli di gola non sono peccati
di Raffaella VENERANDO
Saranno suggestioni di una sera estiva arroventata, ma arrivare in pieno centro a Sorrento per recarsi al ristorante “Il Buco” di Giuseppe Aversa è, più di ogni altra cosa, un'esperienza dei sensi. Unica.
Il locale, di tono e classe, è ricavato dalle cantine settecentesche poste al di sotto della basilica di Sant'Antonino sulla via che un tempo conduceva al porto. All'esterno pochi e ben distanziati tavoli, dove piante rigogliose e particolari d'arredo richiamano le atmosfere di un giardino regale. Nella sala interna, non molto grande ma sufficiente ad accogliere circa 50 coperti, la storicità dell'abitato è stata rispettata esaltando le pareti in pietra e il soffitto a volte. Qualche mobile antico, riviste di settore, porcellane e fiori freschi creano un colpo d'occhio armonioso e un ambiente delicatamente intimo.
Appena seduti vi verrà portato uno stuzzichino squisito (offerto) e un cestino con numerosi tipi di pane (alle noci, pinoli e uva passa; al pomodoro; allo zafferano e semi di papavero; il sempre ghiotto panino napoletano). Ottima la mise en place, con posateria e vasellame che ben sintetizzano la personalità del ristorante misurata e di gran gusto.
Nessuno sfarzo, nessuna ostentazione per un locale che lascia alla cucina il compito di far parlare di sé.
Tre i menù per l'ospite di “casa Aversa” - degustazione, del territorio e vegetariano - più la possibilità di scegliere diverse proposte alla carta.
La lista dei vini è ampia, ricercata e competente.
Noi abbiamo scelto di lasciarci guidare dalla maestria del proprietario che, oltre ad essere un sorridente anfitrione in sala, è senz'altro l'anima autentica de “Il Buco”. Il patron vi presenterà piatti esaltanti con poche parole, perfettamente consapevole che il piacere è più vero se non indotto ma solo abilmente solleticato.
Per noi ha pensato - da navigato capitano di lungo corso - un itinerario gastronomico di mare, cui abbiamo abbinato un “Bianco del Tasso” (un misto di falanghina/fiano beneventano) delle cantine sorrentine De Angelis, annata 2003.
Magistrale l'avvio con due antipasti: il primo è stato uno spiedino di gamberi e ricciola, divisi da pezzetti di ananas, serviti con salsa allo yogurt ed erba cipollina. Un'elaborazione fresca, per il pesce appena scottato e degna di nota per il suo profumo, inebriante, di brezza marina.
Una curiosità: è stata la sola portata ad essere presentata su di un piatto trasparente, forse perché anche gli occhi potessero immaginare di essere in riva al mare.
Il secondo antipasto è stato uno scottato di calamari di Crapolla (riserva naturale) su vellutata di patate, con un'aria di balsamico e origano fresco. Un accostamento riuscito in questa pietanza, dove risaltavano le eccellenti materie prime e la mano lieve di chi l'aveva resa sublime.
La cucina poi si è svelata in tutta la sua naturale grandezza con i due primi: ravioli di gallinella, capperi e alga all'acquapazza e mezzi paccheri con ricciola e melanzane.
Sapori semplici e tradizionali per il primo piatto; perfetto equilibrio di intensi profumi e corposo gusto per il secondo, il piatto da noi più gradito di tutto il pasto.
Dopo il cambio di registro tra i due primi, a dimostrazione di poter proporre gusti buonissimi ma “tiepidi” e gusti straordinari ma “forti” con la stessa sapienza senza alcuna sbavatura, siamo arrivati al secondo: un trancio di spigola cotta al vapore con sale aromatizzato e insalatina. La presentazione è particolarissima. Il pesce è portato in tavola “nascosto” sotto una campana bianca, poi abilmente “scoperta”.
Forse un tantino di delusione visiva è possibile, ma la certezza è che sia una mancanza accuratamente voluta. Ciò che alla vista, d'impatto, vi sembrerà poco, un attimo dopo prima di prendervi per la gola vi rapirà l'olfatto, lasciandovi a corto di aggettivi per descrivere quest'elaborazione semplicemente da primo premio.
Un decotto al Calvados e malva, con una chicca di mela cotta, sarà il preludio caldo e avvolgente alle piccole coccole finali: i dolci belli all'aspetto e squisiti alla sostanza, preparati dalla pasticcera Marialaura. Prima delizia: una crostatina di pasta frolla alle mandorle con fragoline e crema pasticcera su cui era adagiato un cappello di meringa morbida passata in forno. Seconda leccornia: un tiramisù al bicchiere con aceto balsamico, fragole e riccioli di sfogliata napoletana.
Sui dolci ci è stato servito un Mel Passito di Fiano di Avellino del 2003, di Antonio Caggiano, superba preziosità campana.
Per finire, caffè con piccola pasticceria fatta di tante raffinate golosità. Il servizio in sala è attento, mai invadente, e aperto. Tutto il personale, compresa la squadra di cuochi giovanissima - che potrete spiare all'opera grazie ad uno schermo piatto posto all'ingresso del locale -, lavorerà con garbo e sorriso per occuparsi di voi con piccoli gesti di ospitalità sincera.
Un consiglio: a fine cena, fermatevi a chiacchierare con Giuseppe Aversa. Scoprirete una persona appassionata, solidale come solo la gente di mare sa essere. Farete scorta di storie, buone maniere, intraprendenza e dinamismo intellettivo, tutti serviti come portate tra lo svaporare dei sensi di un'avventura sorrentina in mare aperto. |
