Campania, rifiuti a peso d’oro
Caserta prima tra le città con le tariffe
più alte d’Italia, Napoli “solo” nona
di Mariano Votta
Ricercatore e Pubblicista Cittadinanzattiva-onlus
m.votta@cittadinanzattiva.it
Se non fosse che le svuotano, i cittadini campani dei rifiuti ne avrebbero piene le tasche. E sì, perché in Campania i rifiuti riempiono le strade ma svuotano le tasche, per il tanto che costa il relativo servizio di smaltimento, il più caro d'Italia: in regione, la spesa media annua del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani è di 264 euro, ben il 28% in più rispetto alla media nazionale, pari a 206 euro. Non bastasse insomma il danno per un servizio che non funziona, ecco ora la beffa rappresentata dalle tariffe più alte del nostro Paese. I dati provengono dal recente studio realizzato dall'Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, che per il biennio 2005/2006 ha condotto un'analisi - in tutti i capoluoghi di provincia - sul servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in termini di costo sopportato da una famiglia di 3 persone con reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. Se in Italia la spesa media annua più alta si registra proprio in Campania (a fronte della più bassa riscontrata in Molise con 118 euro), non poteva che essere campana anche la città con le tariffe più alte, Caserta, mentre un'altra città campana, Napoli, figura tra le 10 città più care. Per la serie, meno funziona il servizio e più costa (vedi tab. 1).
La differenza tra aree geografiche del Paese trova conferma anche all'interno di una stessa regione: per rimanere in Campania, a Caserta la Tarsu arriva a costare 110 euro in più rispetto a Napoli, 129 euro in più rispetto a Benevento, 180 euro in più rispetto a Salerno e ben 225 euro in più rispetto ad Avellino.
Ad inchiodare alle loro responsabilità gli amministratori locali, il dato di fatto che a dieci anni dal Decreto Ronchi del 1997, nessuno dei cinque capoluoghi campani sia passato dalla Tarsu alla Tia. Al riguardo, non è un caso che il recente decreto legge per l'emergenza rifiuti in Campania preveda proprio l'immediata adozione di misure tariffarie in grado di coprire integralmente i costi del servizio di gestione dei rifiuti. In pratica, si sollecita il passaggio alla Tariffa di Igiene Ambientale, previo sanzioni per le Amministrazioni Comunali inadempienti (vedi tab. 2).
I dati sulle tariffe fanno ovviamente da contraltare a quelli in tema di raccolta differenziata. Secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, in Italia nel corso del 2005 la raccolta differenziata ha superato i 7,6 milioni di tonnellate (+8,5% rispetto al 2004). Al Nord ha interessato il 38% dei rifiuti prodotti, al Centro il 19% e al Sud solo il 9%, a fronte di una media nazionale del 24%. A livello di singole regioni quelle che hanno registrato i più alti livelli di raccolta differenziata, superiori anche rispetto all'obiettivo del 35% previsto dal Decreto Ronchi, sono il Veneto (48%), il Trentino (44%), la Lombardia (42%) ed il Piemonte (37%). Al contrario, i livelli più modesti di raccolta differenziata, inferiori al 10%, si registrano in Sicilia (5%), Molise (5%), Basilicata (6%), Puglia (8%) e Calabria (9%). Male, anche in questo caso, la Campania, con un livello di differenziata di poco superiore al 10% (10,6% per la precisione), con la provincia di Salerno che si distingue con il 19,7% seguita da Avellino (13,4%), Caserta (10,8%) e Benevento (10,3%). Ultima la provincia di Napoli con solo il 7,7% di raccolta differenziata. Di fronte a questi dati, consola veramente poco constatare che, dal 2005 al 2006, malgrado un incremento medio tariffario del 3% su base nazionale, in Campania l'incremento relativo sia stato ben al di sotto dell'inflazione (0,8%), con solo un capoluogo, Avellino, che ha fatto registrare delle variazioni significative rispetto al 2005 (+5,5%).
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