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La CRISI delle costruzioni
La CRISI delle costruzioni
Nella sola provincia di Salerno sono quasi 280 gli interventi e le opere che potrebbero essere immediatamente cantierate
Antonio Lombardi Presidente Ance Salerno
Subito interventi per arginare la crisi delle costruzioni, o l'intero settore, compatto come non mai, è
pronto a scendere in piazza.
L'allarme è già stato lanciato dall'ANCE e ampiamente condiviso dalle tre organizzazioni sindacali di categoria Fillea CGIL, Filca CISL e FENEAL Uil: se la politica ad ogni livello istituzionale non prenderà seriamente in esame le difficoltà di un nerbo vitale per l'economia provinciale (l'edilizia rappresenta nel Salernitano il 20% del PIL, un dato doppio rispetto a quello nazionale), le conseguenze potrebbero davvero essere drammatiche. Se gli indicatori nazionali evidenziati dall'ultimo studio dell'Osservatorio Cnce (Consiglio Nazionale delle Casse Edili) e dal Formedil (Ente Nazionale per la formazione e l'addestramento professionale nell'edilizia) rappresentano infatti un quadro assolutamente allarmistico (37.000 lavoratori licenziati nel primo semestre 2011, 300.000 dall'inizio della crisi, 7.200 aziende cessate), a livello locale la situazione è ancor più preoccupante. Sono diecimila gli operai già espulsi dal sistema produttivo ed in Cassa Edile, nell'arco di appena diciotto mesi, la flessione delle imprese iscritte è stata del 7%.
Ad incidere sulla crisi non è purtroppo soltanto la congiuntura internazionale sfavorevole: pesano la drastica flessione degli appalti (le gare per lavori pubblici nell'ultimo anno hanno registrato una flessione del 30%, che si è assommata a trend sostanzialmente analoghi dal 2008 in poi), ma anche il congestionamento burocratico, l'incapacità cronica nell'utilizzo delle risorse disponibili, disposizioni del Patto di stabilità che finiscono per scaricare sulle imprese gravami e responsabilità delle pubbliche amministrazioni.
Per quanto attiene il congestionamento burocratico, nella sola provincia di Salerno sono quasi 280 gli interventi e le opere che potrebbero essere immediatamente cantierate (per investimenti per oltre 350 milioni di euro) ma che giacciono bloccate per problemi o difficoltà procedurali.
Lavori e risorse che, se immesse sul mercato, mai come ora potrebbero rappresentare una boccata d'ossigeno per un comparto in profonda e grave crisi. Incidono poi le ancora inefficaci ed inefficienti politiche di utilizzo delle risorse comunitarie, con il rischio, che si ripropone ormai ciclicamente, di veder svanire le somme appostate per la Campania a vantaggio di territori più efficienti.
Dopo aver scongiurato il rischio di perdere fondi europei per quasi due milioni di euro prima dell'estate, la Regione Campania ad ottobre si ritroverà ad affrontare il medesimo problema per ulteriori risorse comunitarie per 1,4 milioni di euro.
Appare quindi evidente che in assenza di un piano organico di utilizzo di queste opportunità di finanziamento che vengono dall'Europa, difficilmente il nostro territorio riuscirà ad imboccare una efficace strategia di riqualificazione e di rilancio del territorio e dell'economia.
Pesano infine ingiustamente sulle aziende anche i gravami imposti alle pubbliche amministrazioni dal Patto di Stabilità: per attenersi ai parametri, con sempre maggiore sistematicità, gli enti differiscono i pagamenti alle imprese (per lavori ultimati e collaudati) anche di sei o sette mesi: dilatando ulteriormente una tempistica di pagamento già ordinariamente intollerabile.
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