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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2011
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Confindustria Awards for Excellence Andrea Pininfarina 2011 Un PREMIO per le imprese che guardano lontano

Confindustria, 5 PUNTI per venir fuori dalla crisi In gioco c'è il FUTURO del Paese

Confindustria, 5 PUNTI per venir fuori dalla crisi In gioco c'è il FUTURO del Paese

Un manifesto che parte dalle imprese ma intende "salvare" l'Italia. Pensioni, dismissioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e privatizzazioni, infrastrutture e fisco le leve sui cui agire per tornare a crescere

Oggi più che mai il Paese ha bisogno di una massiccia iniezione di riforme che porti con sé cambiamenti radicali che combattano, e magari risolvano una volta per tutte,
i nostri vecchi mali

di R. Venerando

Discontinuità forte con quanto fatto finora per recuperare credibilità e finalmente tornare a crescere. Per Confindustria, la condizione dirimente ora è, infatti, uscire dal clima politico di estenuante conflitto e inerzia che sta paralizzando ogni capacità di decisione e che ci ha portati, dal punto di vista dell'economia, in una strada senza uscita dove la crescita non è più indicata. Infatti, al di là di pochissime eccellenze che ancora tengono alto il buon nome del Paese fuori dei confini nazionali, l'Italia non sa più crescere, perde capitali e sprecano le capacità intellettuali delle sue giovani generazioni, come sottolineato con forza dall'ultimo Rapporto della Svimez e dalle recenti rilevazioni dell'Ocse.
Questo è quanto accade oggi, ma sono quindici anni ormai che la ricerca del consenso politico ha tenuto insieme un Paese che naviga a vista, impegnato a tenere i conti in ordine senza che i conti poi tornino davvero.
Sono strutturali le cause per cui abbiamo rinunciato allo sviluppo. Strutturali e note ai più: il mercato del lavoro è bloccato e poco europeo, i servizi pubblici sono carenti quando non rasentano la totale inefficienza, la pressione fiscale è insopportabile anche a causa di un livello eccessivo di evasione, il sistema di corruttele e di relazioni clientelari sempre più fiorente. Proprio per queste ragioni, quello che occorre non è di certo qualche limatura qua e là o qualche provvedimento spot.
Oggi più che mai il Paese ha bisogno di una massiccia iniezione di riforme che porti con sé cambiamenti radicali che combattano, e magari risolvano una volta per tutte, i nostri vecchi mali. Una buona occasione per rimettere in moto "la macchina Paese" l'abbiamo avuta, ed era la manovra finanziaria 2011. Occasione sprecata perché la manovra messa a punto dal Governoè stata a dir poco deludente: oltre a contenere un livello iniquo di tasse (100 miliardi, ndr), la finanziaria 2011 è assolutamente scevra di misure per la crescita, è del tutto priva dei promessi tagli ai costi della politica, e, soprattutto, non in linea con i moniti della Banca Centrale Europea che aveva chiesto di rivedere fortemente al ribasso la spesa pubblica improduttiva e inefficiente.
Come se non bastasse poi anche dall'esterno piovono minacce.
Negli ultimi tempi è aumentato infatti il rischio paese sull'Italia, i mercati azionari sono in preda a nuovi, inattesi sconvolgimenti e lo spread tra i titoli del Tesoro italiani e quelli tedeschi si allarga sempre più. Confindustria, quindi, per dire basta allo stallo totale in cui è piombato il Paese ha fatto un passo in avanti, ponendosi in prima linea per un cambiamento reale, concreto e misurabile della situazione economica del Paese.
Così, con la condivisione di altre organizzazioni imprenditoriali, gli industriali capitanati da Emma Marcegaglia hanno approntato un manifesto con 5 punti per tornare a crescere: pensioni, dismissioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e privatizzazioni, infrastrutture e fisco (mentre andiamo in macchina, il manifesto è in discussione tra le parti chiamate in causa, prima di essere presentato al Governo nella sua versione definitiva, ndr).
Proposte serie e credibili su ciascuno dei cinque punti indicati che Confindustria pone all'attenzione del Governo, senza se e senza ma. Ma vediamo nello specifico, punto per punto, come si strutturano gli interventi chiesti dall'Associazione degli industriali.

1. Riforma pensioni
Oggi, rispetto ai Paesi dell'area Ocse, la spesa previdenziale italiana è più alta del 2,5%. Nel nostro Paese, infatti, mediamente si va in pensione a 58 anni con un assegno che si discosta di poco dal normale stipendio, mentre in futuro i giovani di adesso ci andranno intorno i 70 anni e con una pensione fortemente ridotta: rispetto a questa situazione, Confindustria chiede una decisa riforma per ovviare alla stortura dei pensionamenti anticipati da un lato e, dall'altro, per accelerare l'estensione del metodo di calcolo contributivo. Inoltre, intervenendo sulle pensioni si potrebbe anche fare cassa, recuperando risorse aggiuntive, e abbassando così la notevole pres‑
sione fiscale sul lavoro e le imprese e aumentando, di rimando, la capacità competitiva di queste ultime.

2. Dismissione dei beni dello Stato, immobiliari e di società

Il secondo punto su cui Confindustria chiede di intervenire riguarda la diminuzione del deficit accantonato dal nostro Paese. Per farlo bisogna agire fortemente la spesa pubblica, iducendola, visti ormai i livelli ritenuti inaccettabili anche in sede europea. Una delle proposte è quindi quella di mettere in vendita alcuni immobili statali improduttivi, abolendo così anche gli ingenti costi relativi alla manutenzione degli stessi. Va ridotto inoltre l'eccesso di ingerenza dello Stato e quello di regolamentazione, specie insistendo sulla liberalizzazione delle professioni.

3. Liberalizzazioni professioni e servizi
Confindustria ritiene prioritario liberalizzare tutte le professioni, affermando il principio di libera concorrenza a livello costituzionale (art. 41), e intervenendo in maniera diretta con chiare e semplici azioni (divieto di tariffe minime, libertà di pubblicità e di forme organizzative). Quello che più preme per il rilancio del Paese è però la liberalizzazione dei servizi: energia, gas, trasporti ed altri settori che, aprendosi alla concorrenza, garantirebbero più mercato e costi più bassi per i cittadini, senza intaccarne ovviamente la qualità.

4. Infrastrutture
La parola d'ordine in questo caso è "grandi opere". Non bastano i piccoli interventi, per far ripartire il Paese sono necessari massicci investimenti sul piano infrastrutturale, da sempre uno dei nodi irrisolti del Paese. Con la realizzazione di grandi opere, invece, il Paese acquisterebbe slancio, sarebbe più attrattivo e l'occupazione ne beneficerebbe non poco.

5. Riforma del fisco

La manovra economica del Governo è iniqua specie perché fatta di molte imposte, tasse di cui non si avvertiva l'esigenza considerato che il nostro Paese ha una tassazione pari a quella svedese ma con situazioni reddituali ben lontane dalle cifre nordiche. In risposta a un tale provvedimento vessatorio, Confindustria chiede nel suo manifesto per la crescita di ridurre l'Irap per le aziende e l'Irpef per i lavoratori.
Le risorse mancanti potrebbero essere rinvenute grazie a una piccola patrimoniale: la misura andrebbe collegata univocamente ad interventi di riduzione del prelievo diretto sulle imprese e sulle persone e agli altri interventi di politica industriale proposti dagli industriali.

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