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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
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Appalti e LegalitÀ

Appalti e LegalitÀ

Un binomio assolutamente inscindibile che impone una riflessione urgente e rigorosa

Per arginare gli effetti della crisi, smuovere l’economia, incidere sulla crescita del Pil, creare nuove opportunità occupazionali, occorre un forte investimento in opere pubbliche ma bisogna garantire legalità e trasparenza per evitare che così cospicui finanziamenti finiscano anche in minima parte nelle casse delle cosche malavitose

di Antonio Lombardi, Presidente Ance Salerno

Semplificare il quadro normativo, rendere effettivi ed efficaci i controlli, far sì che le disposizioni tese a contrastare l’illegalità non siano d’intralcio con l’operatività e lo sviluppo delle imprese “regolari”. Questi, in estrema sintesi, gli assi portanti del convegno “Appalti e Legalità”, organizzato dall’Ance Salerno in collaborazione con Provincia e Università degli Studi di Salerno e svoltosi nei giorni scorsi all’Università degli Studi di Salerno.
Il dibattito è stato moderato e coordinato dal Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, Franco Roberti. Si è articolato in due sessioni di lavoro, la prima centrata sul tema “Appalti: la normativa dei lavori pubblici. Dubbi e interpretazioni”, che ha visto la partecipazione del Giudice della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro, del preside dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Salerno, Enzo Maria Marenghi, del Consigliere dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti pubblici di Lavori, Servizi e Forniture, Alessandro Botto, e del Consigliere di Stato Paolo Cirillo. Alla seconda sessione, sul tema “Legalità: problematiche interpretative e difficoltà dell’accentramento giudiziario” sono invece intervenuti il Prefetto di Latina, Bruno Frattasi, il magistrato della Direzione Nazionale Antimafia Gianfranco Donadio, il vice direttore generale di ANCE Roma, Antonio Gennari.
Appalti e legalità rappresentano un binomio assolutamente inscindibile che impone una riflessione urgente e rigorosa. Per arginare infatti gli effetti della crisi, smuovere l’economia, incidere sulla crescita del Pil, creare nuove opportunità occupazionali occorre un forte investimento in opere pubbliche (il Cipe ha recentemente deliberato investimenti per 8,8 miliardi di euro) ma bisogna garantire legalità e trasparenza per evitare che così cospicui finanziamenti finiscano anche in minima parte nelle casse delle cosche malavitose.
Il convegno “Appalti e Legalità” ha consentito di mettere in luce le svariate problematiche legate al sistema degli appalti, dal momento legislativo a quello applicativo della norma, passando in analisi le varie procedure e tecniche utilizzate dalla malavita organizzata per aggiudicarsi o comunque condizionare le gare d’appalto.
Il primo grosso problema è dato proprio dalla copiosità e disorganicità della normativa vigente. I vari interventi modificativi intervenuti dalla Legge Merloni in poi, purtroppo non hanno affatto semplificato il quadro: anzi, la normativa rimane frastagliata e disomogenea e bisogna ancora intervenire nel quadro di un complessivo progetto di semplificazione e chiarificazione delle disposizioni. Un intervento tanto più ineluttabile se si considera che troppo spesso gli interventi del legislatore non sono stati volontari ma imposti dalla necessità di adeguarsi alle norme comunitarie e scaturiti quasi sempre da procedure di infrazione elevate nei confronti dello Stato italiano. Ma lo stesso adeguamento in sé s’è spesso rivelato difficoltoso, giacché le norme comunitarie si muovono spesso in una direzione e si ispirano a principi, profondamente diversi da quelli italiani.
Il problema più rilevante sul quale il convegno ha focalizzato l’attenzione è però il criterio del massimo ribasso cui si ispirano con preoccupante sistematicità le gare d’appalto delle pubbliche amministrazioni. Si tratta di un sistema - i vari interventi al convegno lo hanno rimarcato in maniera pressoché unanime - che compensa il “risparmio” economico conseguito, ma solo in apparenza, dalle istituzioni con una serie di ripercussioni, anche gravi, sulla staticità e qualità delle opere, e sulla sicurezza dei lavori. Fattori sui quali, troppo spesso, opera e lucra proprio il crimine organizzato.
Questa premessa impone però anche un attento vaglio delle alternative pure possibili - l’ANCE ad esempio promuove con forza la valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa - affinché i criteri valutativi “determinanti” (qualità, pregio tecnico, caratteristiche estetiche dell’opera), soggettivi e non oggettivi, non si prestino ad arbitri che pure inficerebbero la legalità delle gare.
Occorre quindi rimodulare le tipologie di intervento delle pubbliche amministrazioni affinché si possa approdare alla definizione di un sistema di aggiudicazione che ridimensioni anche drasticamente l’elemento prezzo nelle procedure valutative, guardando invece maggiormente alla qualità dell’opera ed al vantaggio economico che ne consegue. Da salutare indubbiamente con grande favore l’annuncio - dato al convegno direttamente dal presidente Edmondo Cirielli - che la Provincia per le gare future intende puntare proprio sul criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa per un’esigenza morale, ma anche pragmatica e di maggiore efficienza.
Altri obiettivi che andrebbe perseguiti a tutela della legalità delle gare d’appalto sono la creazione presso le prefetture di elenchi di fornitori “certificati”, ma anche il rispetto della legge da parte della pubblica amministrazione, che spesso per prima non rispetta le norme (in particolare quella che impone che la stazione appaltante debba corrispondere nel SAL immediatamente successivo, anche gli interessi di mora in caso di ritardo nei pagamenti).
La criminalità oggi si avvale di tecniche sempre più elaborate per controllare o viziare una gara d’appalto: e quando non vi riesce, ha comunque spesso gli strumenti per intervenire nella fase successiva di cantierizzazione: attraverso, ad esempio, l’imposizione di mano d’opera, la scelta delle cave o la fornitura dei materiali. In tal modo non si incide sulla regolarità della gara d’appalto, ma la cosca criminale riesce comunque ad accrescere il proprio prestigio controllando occupazione e sviluppo sul territorio. Potrebbe essere indubbiamente di supporto - per arginare questo fenomeno - l’attivazione di stazioni uniche appaltanti presso le province o presso le prefetture.
Anche altri fattori impongono una rivisitazione della normativa vigente o quanto meno degli strumenti oggi esistenti per garantire trasparenza e legalità negli appalti. Basti pensare che, come ha sottolineato il procuratore Roberti, i fattori di condizionamento di un appalto oggi sono gli stessi in uso all’epoca di tangentopoli (come le “cordate” d’imprese che presentano scarti tra le offerte assolutamente irrisori tra loro o i comitati d’affari tra imprese, imprenditori e faccendieri).
Vi è da dire che in provincia di Salerno pur non esistendo fenomeni radicati di criminalità organizzata, sono già stati predisposti - e sono operativi - strumenti a tutela della legalità delle gare: la Prefettura ha istituito un gruppo di lavoro interforze, e sono stati stipulati una ventina di protocolli con i comuni per effettuare verifiche preliminari alle gare proprio per arginare possibili infiltrazioni. Ma questo non può e non deve indurre ad abbassare la guardia: anche perché alcuni segnali - come il riciclaggio di denaro sporco - sembrano più diffusi ed impongono quindi una costante, elevata vigilanza da parte della magistratura, delle forze dell’ordine, ma anche degli stessi uffici pubblici preposti.
In conclusione il tema della legalità negli appalti ha imposto all’attenzione generale la necessità di una rivisitazione semplificativa della normativa vigente che incontra proprio nella sovrabbondanza, nella disorganicità, nell’eccesso di burocratizzazione il suo limite più grave ed evidente. Troppa legge, poca legge, diceva Tacito: occorrono chiarezza e sintesi per un effettivo snellimento della tempistica delle varie procedure valutative e, soprattutto, una garanzia altrettanto effettiva della piena legalità nelle gare.

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