Nuovo progetto di rilancio
e sviluppo per la ex Cdi
Sarno: «PiÙ impegno
per l’Irpinia,
il Governo sostenga le Pmi»
Comunicare la banca,
le iniziative del Tavolo
Abi-Confindustria Avellino
Contro la crisi bisogna
connettersi a nuovi scenari
di Sergio Melillo, Vicario Generale Diocesi di Avellino
Contro la crisi bisogna
connettersi a nuovi scenari
Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare
la propria funzione economica
Sergio Melillo
Aprendo la finestra web sul cortile del mondo si palesa l’interconnessione comunicativa dei motori di ricerca. É una specie di “Bignami”, non per liceali, ma per esaminare il presente. Proprio “cliccando” il termine “crisi economica” piovono a cascata i link. Appare che la crisi, come l’economia è globale e informazionale, cioè ha capacità di agire in tutto il mondo. Questa premessa è essenziale per osservare la difficile congiuntura che piega le famiglie e dona notti insonni agli imprenditori. Ci incoraggia la consapevolezza che i cristiani hanno costruito “Cattedrali”, ovvero, hanno un patrimonio d’idee e di capacità d’impresa per assemblare filiere e nuovi “borghi economici”. É da tracciare una nuova “via della seta” perché il baricentro economico guarda ad est, all’Oriente. Va preso atto del rischio della marginalizzazione politico-economica dell’Europa. Stiamo forse invecchiando, non solo in termini genetici, ma di slanci e di pensieri? Senza timore bisogna connettersi a nuovi scenari. I grandi cambiamenti del quadro dello sviluppo dei popoli formulano l'esigenza di soluzioni nuove. Esse vanno ricercate insieme alla luce di una visione integrale dell'uomo che rispecchi i vari aspetti della persona umana, contemplata con lo sguardo purificato dalla carità. Nell’enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, vi è una notevole capacità di lettura dei fenomeni attuali per indicarne i percorsi. In effetti sono molte le persone che operano in contesti non indirizzati dal self-interest. I mercati degli economisti - interazioni di attori economici individualistici, competitivi e self-interested - sono veramente molto difficili da trovare. Infatti, la maggior parte della gente lavora a casa o in grandi organizzazioni, imprese, università, ospedali. Molti lavorano nei vari settori e agenzie del governo che giocano un ruolo dominante non di mercato ma così è, presumibilmente, anche per il lavoro nelle organizzazioni di mercato. Come entità, queste possono essere competitive e promuovono uno sforzo cooperativo verso certi beni. Se si guarda alla moderna economia come ad un tutto, la competizione svolge un ruolo meno significativo delle leggi, dei regolamenti e dei costumi. «Il mercato, - si legge in Caritas in Veritate - se c'è fiducia è l'istituzione economica che permette l'incontro tra le persone che scambiano beni e servizi per soddisfare bisogni e desideri». Il mercato è soggetto ai principi della cosiddetta giustizia commutativa, che regola i rapporti del dare e dell’avere tra soggetti paritetici. Ma la dottrina sociale della Chiesa non ha mai smesso di porre in evidenza l'importanza della giustizia distributiva e della giustizia sociale per la stessa economia di mercato, non solo perché inserita nelle maglie di un contesto sociale e politico ampio, ma anche per la trama delle relazioni in cui si realizza. Il mercato, lasciato al solo principio dell'equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui necessita per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare. Manca un impegno educativo complessivo per le nuove generazioni. Ma a questo punto della “notte” la sfida va raccolta per progettare il domani. |