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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2007
 


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A cura dell’Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica-ONLUS

 Storia e punti critici
dei programmi alimentari


Il buon senso è l’ingrediente fondamentale
di un’alimentazione corretta

La storia della nutrizione è legata alla storia americana; chi si reca negli Stati Uniti rimane sorpreso dall’enorme numero di obesi. D’altra parte, da sempre, gli americani sono il popolo dell’abbondanza: nel 1770 i coloni che si ribellarono al governo britannico erano molto più alti dei soldati inglesi o francesi. Nel 1793 John Bell, medico di Philadelphia, considera naturale che gli americani siano grandi mangiatori perché vivono in mezzo a grandi quantità di cibo. Negli anni 1830-1840 si ha la prima riforma alimentare che è un misto di scienza, morale ed economia. Il reverendo William Sylvester Graham interpreta le conoscenze scientifiche alla luce delle sue idee vegetariane e di una diffidenza pseudo religiosa verso i cibi non naturali. La farina integrale viene definita “Graham flour” e, dopo l’apertura dei primi negozi dietetici, anche i “cracker Graham” vengono prodotti industrialmente. Verso la fine del secolo la seconda riforma alimentare vede come protagonista il Dott. John Harvey Kellog, inventore dei corn flakes e direttore del celebre sanatorium vegetariano a Battle Creek nel Michigan. Kellog non ha molti meriti scientifici ma è geniale e trasforma un luogo di cura, scarsamente frequentato, in una clinica alla moda. L’interesse economico è predominante e mascherato dalla morale: nel 1940 i medici della Mayo Clinic denunciano i danni della carenza di Vit B1 sul comportamento degli adolescenti e la tiamina viene ribattezzata vitamina morale. Recentemente la Negative Nutrition riprende i temi cari a Graham e nelle affermazioni di moralisti esasperati come gli “zuccherofobi” riecheggiano le parabole protestanti sui pericoli della perdita della grazia. Il successo è legato ad uno strano connubio tra dieta, morale dei pazienti e ritorno economico, e non al riconoscimento scientifico di quanto proposto. La medicina ufficiale ha sottovalutato queste evidenze ed ha continuato a promulgare raccomandazioni e linee guida costantemente disattese. Nel 1935 Joslin scrisse: «ai diabetici sottolineo l’importanza dei carboidrati…se un paziente impara il contenuto dei carboidrati di sette tipi diversi di cibo ed utilizza il suo buon senso raramente commette errori madornali». Nella pratica sono purtroppo ancora presenti comportamenti che vanno contro il buon senso. Il cardine dell’atteggiamento moderno nei confronti della malattia è il riconoscimento della non responsabilità morale del paziente; al contrario verso gli obesi viene posto in essere il pregiudizio della irresponsabilità morale del soggetto che è causa della propria malattia. Si pensa che l’obeso mangi troppo e che solo l’iperalimentazione sia causa dell’obesità: seguendo questo ragionamento la dieta viene somministrata e vissuta come agente contrario e crea una naturale reazione di difesa che ne impedisce l’attuazione.
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