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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2007
 


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Amianto negli autoveicoli: una questione ancora aperta

a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico - ISPESL

Pietro Paolo CAPONE - pietropaolo.capone@ispesl.it
Ivano AMMOSCATO - ivano.ammoscato@ispesl.it
Centro Ricerche ISPESL Lamezia Terme

Più informazione per ridurre al minimo il rischio
di esposizione a fibre pericolose per l’uomo e l’ambiente


Le straordinarie caratteristiche chimico-fisiche dell’amianto hanno fatto sì che questo particolare materiale trovasse un larghissimo utilizzo, puro o miscelato con altre sostanze, in una serie disparata di applicazioni di tipo tecnologico.
Anche il settore automobilistico è stato interessato da una massiccia diffusione di materiali contenenti amianto (MCA) utilizzati in tantissime applicazioni, dove le più note riguardano i componenti di attrito per i gruppi frenanti (pasticche e ganasce) e per le frizioni, ma anche i carter di protezione termoisolante dei tubi di scarico, o per i rivestimenti fonoassorbenti del vano motore.
Questi particolari impieghi sono durati ininterrottamente fino all’entrata in vigore della L. 257/1992 che ha sancito il definitivo divieto di estrazione, importazione, esportazione e commercializzazione dell’amianto. Nello specifico settore degli autoveicoli, per come previsto dalla tabella all’art. 1 comma 2, della su citata legge, ai punti c-d-e-f, si stabilisce il limite ultimo di 1 anno per la commercializzazione di prodotti di primo impianto e il limite di 2 per la commercializzazione di prodotti come parti di ricambio.
Pertanto per gli autoveicoli prodotti o soggetti a riparazione fino ad aprile 1994 potrebbero essere stati usati componenti o parti di ricambio contenenti amianto.

Tale presenza è da ritenersi un problema in quanto, pur essendo passati 12 anni dall’entrata in vigore della L. 257, gli autoveicoli ancora in circolazione, costruiti prima del 1994, risultano essere diversi milioni. Dalle statistiche ACI, Automobile Club d’Italia, si evidenzia come fino a tutto il 2004, le automobili immatricolate prima del 1994 ancora iscritte al Pubblico Registro Automobilistico, e quindi ancora potenzialmente in circolazione, su un totale di circa 34 milioni di esemplari, risultano essere oltre 11 milioni (fonte ACI, annuario statistico 2005). Il problema della presenza di questi autoveicoli è legato essenzialmente alla loro manutenzione, quindi, gli operatori del settore come meccanici, elettrauto, gommisti, demolitori, carrozzieri dovrebbero essere sensibilizzati alla questione amianto, prevedendo specifiche norme comportamentali per le procedure di intervento su autoveicoli immatricolati fino al 1994.
Spesso sugli autoveicoli più vecchi è possibile trovare, generalmente nel vano motore, un contrassegno che indica la presenza di amianto. Questo contrassegno molte volte appare generico in quanto non indica i componenti a base di amianto presenti nel veicolo, ma si limita a dare un’avvertenza di carattere generale sulla pericolosità nel respirare polvere di amianto.
Soltanto per i veicoli prodotti tra il 1991 e il 1994 è presente il contrassegno ma la sua assenza, per quelli più vecchi, non è sinonimo di assenza di MCA ma più semplicemente di un non obbligo da parte dei costruttori ad indicarlo.
Analizzando dalle statistiche ACI il trend di dismissione degli autoveicoli immatricolati prima del 1994, con all’incirca 1,4 milioni di radiazioni dal PRA ogni anno, si può ipotizzare che, ancora per molti anni, gran parte di questi veicoli saranno soggetti ad interventi di manutenzione di tipo ordinario.
Tali operazioni richiedono particolare cura soprattutto nelle manovre di asportazione del “pezzo” vecchio, il quale a seconda dello stato d’uso del veicolo interessato, potrebbe ancora essere un prodotto di primo impianto contenente amianto. In presenza o assenza del contrassegno sarebbe opportuno variare gli interventi di manutenzione prevedendo, ad esempio, di evitare di usare soffi di aria compressa per le operazioni di pulizia, oppure umidificare se possibile la superficie prima di un intervento di smontaggio, o raccogliere i rifiuti contenenti amianto in appositi contenitori. Queste semplici operazioni comportamentali, unite ad una consapevolezza del rischio di esposizione a fibre di amianto, possono ridurre al minimo la potenziale diffusione di fibre e materiale particellare nell’ambiente circostante. Parallelamente, l’uso di idonei dispositivi di protezione individuale, quali mascherine con specifico grado di filtrazione, guanti, occhiali, può limitare ulteriormente l’esposizione diretta a fibre di amianto potenzialmente pericolose per l’apparato respiratorio.
Anche interventi di manutenzione di tipo straordinario, legati a riparazioni più complesse, dovrebbero essere affrontati con opportune cautele in quanto involontariamente si potrebbero maneggiare parti o componenti dei quali si ignora la presenza di amianto, come ad esempio le guarnizioni delle testate e di raccordo, i carter di protezione delle marmitte, i mastici di tenuta e antirombo, ecc…. Un’idonea campagna d'informazione e formazione a lungo termine può far sì che tali interventi si svolgano in tutta sicurezza salvaguardando non soltanto gli operatori coinvolti, ma anche l'ambiente circostante.
Il laboratorio Polveri e Fibre del Centro Ricerche ISPESL di Lamezia Terme sta conducendo, avvalendosi della collaborazione di operatori del settore delle autoriparazioni, un monitoraggio su autoveicoli immatricolati prima del 1994, sia provvisti che non dell'etichetta, al fine di individuare la gran parte dei componenti a base di amianto utilizzati dai costruttori, per ottimizzare gli eventuali interventi di riparazione dei lavoratori, e ridurre al minimo il rischio di esposizione a fibre, sia personale che ambientale.
É auspicabile che tali norme comportamentali, discusse con le associazioni di categoria, possano essere racchiuse in linee guida operative per tutelare gli operatori del settore, individuando quelle figure professionali più esposte al rischio amianto rispetto ad altre, e mirare il più possibile gli interventi formativi.
Il campo di applicazione delle osservazioni fin qui svolte non si esaurisce ai soli autoveicoli, ma riguarda tutte le tipologie di veicoli circolanti in Italia, compresi i mezzi pesanti e, in natura minore, i motoveicoli.

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