VENTI LIBERAL SULL' ITALIA
Liberalizzazioni 2007
Ecco cosa cambia
L’intervista a Linda Lanzillotta - Riforma dei servizi pubblici locali Largo alla concorrenza
Riforma dei servizi pubblici locali
Largo alla concorrenza
di Raffaella VENERANDO
Apertura dei mercati, caduta delle barriere,
sovranità del consumatore.
Questo vuol dire liberalizzare
Le aziende
ex municipalizzate non devono godere di corsie preferenziali, nè di posizioni
di favore e ogni commistione
tra il “regolatore” e i “regolati” va evitata
Che cosa cambia con il nuovo disegno di legge che liberalizza i servizi pubblici locali? Sarà debellato il "neostatalismo municipale"?
Più che a una categoria astratta, preferisco guardare a soggetti in carne e ossa: guadagneranno i cittadini-consumatori, che potranno godere di servizi gestiti in condizioni di maggiore efficienza e trasparenza; guadagneranno i Comuni, che avranno bilanci più sani; perderanno terreno invece tutti quei soggetti che hanno goduto per anni di sovra-profitti derivanti dal loro operare in un'area relativamente protetta dalla concorrenza e dal mercato. Con la nostra riforma, i Comuni dovranno affidare i servizi pubblici locali attraverso una gara competitiva. Il principio della concorrenza per l'assegnazione della gestione dei servizi pubblici economici era già stato affermato alla fine degli anni '90, ma negli anni successivi erano state introdotte tante e tali eccezioni da renderlo del tutto vuoto. Il che contraddiceva, oltre che le direttive del mercato europeo, anche il sedicente liberalismo dei governi di centrodestra, nonché le legittime aspettative dei cittadini-consumatori di una gestione più moderna ed efficiente del servizio. Con il disegno di legge di riforma dei servizi pubblici locali, la concorrenza entra finalmente anche in questo settore, attraverso le gare alle quali le società pubbliche o private o miste dovranno partecipare per aggiudicarsi la gestione del servizio. É una grossa sfida, non solo per le aziende ex municipalizzate che dovranno adeguarsi al nuovo sistema, ma anche per i players privati, italiani ed esteri. Il ddl, che esclude dalla riforma il servizio idrico, prevede un'unica limitata eccezione alla regola della gara: ed è nel caso in cui i Comuni vogliano e possano gestire in proprio, in economia, quel servizio. Ossia gestirlo unicamente con le proprie risorse, il proprio personale. Qualora questo non sia possibile - ed è la normalità dei casi - c'è lo strumento della gara: sulla cui trasparenza ed effettiva concorrenzialità abbiamo chiamato a vigilare l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, sin dalla fase attuativa della delega.
Lei ha più volte sottolineato che si tratta di liberalizzare certi settori e non di privatizzarli...
Gli scontri sulle parole rischiano di non
finire mai, se non ci si chiarisce sul loro significato. E in questo caso, grazie anche alla scelta del dialogo - nella nostra coalizione, e tra il governo e il sistema delle autonomie - ci siamo chiariti sul significato delle parole e sulle nostre intenzioni riformatrici. Quando parliamo di liberalizzazioni, parliamo di apertura di mercati, di caduta delle barriere, di sovranità del consumatore. Alla fine, i soggetti che "vincono" la competizione possono essere pubblici o privati, a proprietà statale, municipale, diffusa o familiare: non è il cambiamento degli assetti proprietari il nostro obiettivo, ma l'introduzione di meccanismi di mercato. Va detto però con forza che le aziende ex-municipalizzate non devono godere di corsie preferenziali né posizioni di favore, e che ogni commistione tra il "regolatore" e i "regolati" va evitata. Per questo, ancor prima di varare il disegno di legge, abbiamo introdotto per via di urgenza - all'interno del cosiddetto decreto Bersani, del luglio scorso - la norma che limita i cosiddetti appalti "in house".
La crescita che viene dalle liberalizzazioni di trasporti, energia e gas è assai più forte di quella che elimina i vincoli per alcuni mestieri, eppure in questi ambiti il governo ha preso tempo...
Come ho appena detto, i primi elementi della riforma sono stati da noi introdotti già dall'estate scorsa, e il disegno di legge sui servizi pubblici locali dopo qualche mese. Dunque, ci siamo mossi all'indomani della formazione del governo. Poi c'è stato il forte impegno e la discussione sulla Finanziaria, approvata la quale è ripreso un cammino riformista; adesso, grazie all'accordo di tutte le forze politiche della maggioranza, confido nel fatto che il ddl sui servizi locali
procederà spedito in parlamento. Non solo: abbiamo intanto presentato la "Carta delle autonomie", che, riordinando le funzioni degli enti locali e eliminando duplicazioni e sprechi, sfoltirà anche le improvvide presenze di questi enti in ambiti squisitamente di mercato. Quanto alla contrapposizione posta nella domanda tra le liberalizzazioni "piccole" e quelle "grandi", io direi che servono tutte e due le cose: le liberalizzazioni dei mestieri, delle professioni, di categorie sempre più arroccate come corporazioni; e le scelte nel senso del mercato per i grandi comparti dei servizi a rete. Anche su questi il governo ha preso impegni precisi - legati peraltro anche all'attuazione di direttive europee e precise indicazioni delle autorità antitrust. Vorrei che fosse chiaro che in ogni caso avranno da guadagnare da questi processi non solo i consumatori finali, ma anche gli stessi lavoratori delle aziende e società dei servizi, il cui lavoro sarà reso più stabile da una ritrovata competitività delle loro aziende. Qualora invece la transizione e le conseguenti ristrutturazioni dovessero avere nella fase intermedia degli effetti negativi sui lavoratori, questi dovranno essere tutelati dai necessari strumenti degli ammortizzatori sociali.
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