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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2007
 


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Chapeau - I suggerimenti enogastronomici di CostoZero

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Infrastrutture e sviluppo dei sistemi locali

Infrastrutture, senza rete non si cresce

I futuri prefetti incontrano gli imprenditori

L’edilizia del domani È “bio”

Infrastrutture e sviluppo dei sistemi locali

La ripresa si fermerà se le imprese dovranno continuare ad operare in un territorio senza infrastrutture


cstozeroAugusto STRIANESE
Presidente C.C.I.A.A. di Salerno


In occasione della recente Quinta Giornata dell'Economia, ho riassunto il cambiamento intervenuto nell'ultimo anno affermando che si può tirare un “mezzo” sospiro di sollievo.
Passato il 2005, l'anno della stagnazione, della crescita zero, dei timori per il debito pubblico e della preoccupazione per l'assalto dei giganti asiatici, i segnali di ripresa sono diventati evidenti. Il PIL ha ricominciato a crescere arrivando all'1,9% e nel 2007 arriverà al 2%, ma il 2% di crescita nel 2007 è un dato medio nazionale: al nord è previsto il 2,2%, al sud solo l'1,7%. L'anno successivo, 2008, il dato medio nazionale, secondo le previsioni, scenderà all'1,7% e nel 2009 scenderà ancora, fino all'1,6%. Fatte le dovute proporzioni, si può prevedere/temere che, nei prossimi anni, il sud navigherà attorno ad un 1% e che la distanza dal nord e dall'Europa sarà ancora più ampia.
Consoliamoci, intanto, con il Rapporto Italia, elaborato da Unioncamere, che evidenzia in positivo:
- il ruolo di traino delle imprese, in particolare di quelle medie che rappresentano il 60% dell'export;
- la trasformazione del tessuto imprenditoriale, con l'uscita dal mercato delle aziende più deboli. Peraltro, la dinamica settoriale evidenzia una forte avanzata del terziario e un arretramento dei settori tradizionali;
- l'aumento delle società di capitali e degli investimenti;
- un ruolo crescente degli immigrati, il cui contributo al valore aggiunto è dell'8% a livello nazionale.
Lo stesso Rapporto evidenzia anche i lati negativi dell'economia italiana, fra cui:
- lo Stato che pervade il mondo delle imprese, con un aumento delle società controllate dagli enti pubblici;
- il peso e l'invadenza della P.A. e della burocrazia per il sistema delle imprese e per le singole aziende, senza distinzione fra grandi e piccolissime, con un costo quantificato nell'1% del PIL.
A livello locale, la sintesi offerta dal Rapporto è che «dal punto di vista economico, la provincia ha cominciato a presentare nel recente passato diversi segnali di ripresa, sintetizzabili in una estensione del tessuto imprenditoriale, in un aumento dell'occupazione e in una crescita delle esportazioni». Abbiamo il timore che l'aumento del numero delle imprese derivi anche dalla ridotta domanda di lavoro, con la conseguente necessità di “industriarsi” per procurarsi, se non un utile, una qualche remunerazione al lavoro proprio e di qualche familiare. Anche il notevole dato (+17,2%) sulla crescita delle esportazioni è influenzato, di fatto, da alcune voci che non corrispondono alla realtà economica provinciale, quali gli autoveicoli. In ogni caso, i segnali di ripresa e la situazione complessivamente più favorevole del resto della regione, che sono stati registrati e suffragati dagli indicatori, non sono tali da compensare le criticità storiche della provincia di Salerno, dal momento che:
- La ricchezza della popolazione, sebbene attestata su valori superiori alla media regionale e meridionale, è ancora in forte ritardo rispetto alla situazione nazionale. Il valore del PIL pro-capite in provincia è, infatti, di 17.325 euro contro gli oltre 24mila in Italia, mentre il patrimonio delle famiglie è di 254mila euro contro 341mila in Italia.
- Il tasso di occupazione (49,2%), che pure è superiore alla media regionale (44,1%), è particolarmente contenuto rispetto a quello nazionale, il che allarga la forbice tra il PIL reale e il PIL potenziale.
- La dotazione infrastrutturale, infine, in particolare quella relativa alle reti per la telefonia e la telematica, agli impianti energetico-ambientali e a trasporti e logistica, è ancora limitata.
In questa come in ogni altra occasione, ritengo doveroso, pertanto, richiamare l'attenzione sulla insufficiente dotazione infrastrutturale della provincia di Salerno, collocata al 68° posto fra le province italiane e al 16° nel Sud, con 22 punti in meno rispetto all'indice medio nazionale. Questo posizionamento è tale dall'inizio degli anni novanta e, in quasi venti anni, non ha fatto registrare significative differenze. Eppure, una adeguata dotazione infrastrutturale aumenta la produttività dei fattori della produzione e ne diminuisce i costi di acquisizione. La pianificazione degli interventi pubblici deve quindi tener conto del fatto che questa provincia, come ogni altro territorio, guadagna in competitività se vengono valorizzate le potenzialità del territorio e le esternalità alle imprese, in primo luogo le infrastrutture. È in questo senso che le più recenti teorie di crescita considerano il capitale pubblico fonte di esternalità positive per le imprese direttamente incidente sullo sviluppo endogeno dei sistemi locali. Pur con tali convinzioni, il capitolo infrastrutture in provincia di Salerno è costituito da un lungo, suggestivo elenco di opere sognate, incompiute, progettate e/o in progettazione, e/o in via di completamento. Eppure, la straordinaria potenzialità di sviluppo data dalla collocazione geografica potrà esplodere solo realizzando il sistema Salerno, con aeroporto, interporto e piattaforma logistica, porto e stazione marittima, sistema autostradale e viario, alta velocità ferroviaria, metropolitana, impianti e reti energetiche e ambientali, grandi attrattori. Il sistema delle imprese si è già avviato autonomamente verso una riorganizzazione determinata dalla difficile situazione degli ultimi anni ed ha attivato strategie coerenti con le nuove sfide e in linea con il dinamismo dell'economia globalizzata. La crescente terziarizzazione, la ricerca di nuovi mercati, i processi di internazionalizzazione sono destinati, però, a restare risposte congiunturali e insufficienti se le imprese non potranno contare su una rete infrastrutturale efficiente e in grado di offrire le condizioni minime per crescere e per competere. Siamo, quindi, in un momento cruciale: se saremo in grado di accompagnare la ripresa, colmando il vuoto ultraventennale, si determinerà la svolta attesa da tempo, altrimenti bisognerà rassegnarsi alla triste collocazione e appartenenza al novero dei territori sottosviluppati.

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