A cura dell’Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica-ONLUS
Educazione alimentare e cultura
Le tradizioni alimentari sono parte del patrimonio ereditario dell'individuo al pari del linguaggio Con la spiegazione il medico dissolve l'insieme dei fenomeni relativi alla malattia nelle loro componenti particolari seguendo il modello dell'oggettività scientifica, ma così facendo riduce la complessità del corpo-vissuto alla semplicità del corpo-cosa. Anche se la cultura post moderna tende a demitizzare tale modello e ad avvicinarsi a quello comprensivo della fenomenologia e dell'esistenzialismo, la malattia è ancora l'oggetto specifico del sapere medico. Nel confronto medico-portatore di patologia molti considerano tre livelli di complessità. Il primo è la complessità oggettiva della diagnosi e della cura; il secondo è la complessità soggettiva relativa al vissuto della persona e il terzo la complessità transpersonale legata ai limiti delle conoscenze sia soggettive che oggettive. La dietetica clinica presenta limitate difficoltà oggettive; il consenso scientifico sulla corretta alimentazione è un dato di fatto, non altrettanto si può dire per il secondo ed il terzo livello di complessità. La dieta, o meglio l'abitudine a consumare determinati alimenti, il modo di consumarli, quando e da chi vengono consumati, sono una caratteristica specifica della cultura dei popoli. Le tradizioni alimentari fanno parte del patrimonio ereditario dell'individuo al pari del linguaggio o dell'abbigliamento e spesso sono l'ultimo fattore culturale a modificarsi, in caso di emigrazione, ma anche quello più difficile ad essere compreso. Le società più deboli sono spesso travolte dai costumi della civiltà dominante con effetti a volte deleteri. Si tende poi sottovalutare che nelle civiltà moderne il simbolismo alimentare ha superato quello strettamente religioso e di appartenenza per divenire grossolanamente identificativo. Negli Stati Uniti, ad esempio, nell'immaginario collettivo i poveri mangiano riso e fagioli, i ricchi caviale e champagne, gli yuppies formaggi caprini e chardonnay. Le donne sicuramente preferiscono le insalate, mentre gli uomini la carne e le patate. I modi di mangiare dei vip sono argomento di culto e fanno notizia: al largo dello stretto di Messina Gianni Agnelli amava consumare riso e scampi, Ursula Andress adora le mezze maniche alla zingara, Valentina Cortese il risotto con la zucca e George Bush odia i broccoli che invece erano prediletti da Reagan. Perché le nostre raccomandazioni vengano rispettate devono tener presente le tradizioni alimentari, il significato e l'impatto che le stesse possono avere sulla malattia e quindi superare la complessità soggettiva ed interpersonale. I comportamenti del nutrizionista potranno essere diversi se l'impatto del piatto tradizionale viene considerato positivo, negativo o neutro ma comunque dovranno sempre tenere nel giusto conto il vissuto soggettivo dell'individuo. L'incoraggiamento a continuare nelle abitudini alimentari positive e il modificare quelle ad impatto negativo può essere di aiuto nella terapia nutrizionale culturalmente specifica.
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