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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2007
 


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TFR, tra retribuzione e previdenza

Nuova legge regionale
sugli appalti


TFR, tra retribuzione e previdenza

Si avvicina l’ora della scelta per i lavoratori delle imprese private Nuove norme per salvaguardare lo strumento di pagamento

Sui fondi pensione ancora oggi si fa poca informazione

Il Tfr ha da sempre contribuito a sostenere le piccole imprese, che oggi quindi rischiano di perdere liquidità


Il tema del nuovo trattamento di fine rapporto è stato affrontato nel convegno organizzato dai Lions Club Arco di Traiano in quanto argomento caro a lavoratori, imprese, enti professionali, sistema bancario e assicurativo.
Riportiamo, di seguito, uno stralcio dell'intervento di Michele Pastore - Componente del Comitato di Presidenza di Confindustria Benevento.

«La Confindustria da anni ha posto l'accento sul contenimento della spesa pubblica, sulla necessità di smetterla di trasferire sulle generazioni future tutti i problemi, sull'inderogabilità di un intervento per arginare lo stato di collasso degli enti previdenziali, sull'assunzione di responsabilità di chi di volta in volta governa il Paese a prendere decisioni di modernizzazione, adottando politiche che effettivamente garantissero il futuro delle vecchie e delle nuove generazioni.
Va anche detto che, purtroppo, ma questa è la storia dell'Italia, quando ci si trova dinanzi alla necessità di scelte, queste vengono caricate di motivazioni e di significati radicali, di schieramento demagogico, di strumentalità artificiose, che snaturano il senso che è alla base della scelta stessa e non fanno altro che creare confusione e disorientamento in coloro i quali sono chiamati ad effettuarla.
É avvenuto anche per il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e per i fondi pensione integrativa: si é caricata la scelta di significati diversi da quelli che la stessa comporta.
Vorrei ricordare che nel nostro ordinamento i fondi pensione esistono da più di quattordici anni (furono introdotti nel lontano 1993) ma come spesso accade ancora oggi sono sconosciuti ai più, nonostante tutte le iniziative che sono state messe in campo a partire dal “Tfr-day”, alle varie trasmissioni televisive di approfondimento, agli inserti che hanno accompagnato le testate giornalistiche specializzate.
Anche qui come Confindustria Benevento, attraverso “Il Sole 24 Ore”, assieme al Ministero del Lavoro, abbiamo dato la nostra collaborazione.
Oggi riteniamo che, attraverso questa politica, attraverso questa innovazione, si sia abbandonata la vecchia concezione di uno Stato che, anche nel campo delle pensioni, alimentava un sistema non più sostenibile, scaricando i danni di una mancata scelta sul futuro del Paese.
Nonostante le illuminate “cassandre” degli anni '70, che già allora intravedevano nella caduta demografica e nell'allungamento della vita, la crisi della finanza pubblica, solo ora si è finalmente raggiunta la consapevolezza che il sistema stesse per scoppiare.

Confindustria, assieme alle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL, ha dato vita, per i diversi e corrispondenti comparti produttivi, a diversi fondi negoziali con l'intento di favorire i lavoratori. Purtroppo l'adesione a questi fondi non è stata e non è ancora elevata, nonostante un'azione di sollecitazione.
Sicuramente, in relazione alla prossima scadenza, molti lavoratori, scegliendo, si rivolgeranno anche a questa opportunità.
A completamento di quanto è stato fin qui detto, considerata la funzione finanziatrice del TFR della previdenza complementare, contrariamente a quanto spesso semplicisticamente si afferma, il lavoratore non si troverà davanti ad un bivio, ma dovrà e potrà imboccare ben quattro strade:
1) decidere esplicitamente di lasciare il Tfr in azienda;
2) decidere esplicitamente di versarlo a una forma pensionistica/assicurativa;
3) scegliere esplicitamente di aderire al fondo pensione di riferimento versando anche la contribuzione a proprio carico;
4) tacere e quindi essere associato in modo automatico, a partire dal prossimo 1° luglio o dopo sei mesi dall'assunzione, al fondo di riferimento.
Personalmente sono un operatore economico di una piccola impresa agro-alimentare e non sarei onesto se non evidenziassi il mio auspicio, che sicuramente è quello di altre tantissime piccole imprese che costituiscono la spina dorsale del sistema economico del nostro Paese e del Mezzogiorno in particolare.
Certamente, il Tfr è dei lavoratori, ma da sempre ha contribuito a sostenere queste imprese; oggi il rischio reale è quello di sottrarre liquidità alle aziende ponendole in grave difficoltà economica, proprio in un momento nel quale tutta l'industria manifatturiera italiana è in crisi e ci sono forti e reali preoccupazioni per il loro futuro.
Da qui l'auspicio che i nostri lavoratori, continuando a credere e ad avere fiducia nelle nostre imprese, possano decidere di continuare a lasciare in azienda il loro Tfr».

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