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Un “Patto” per rilanciare
la filiera bufalina
Un “Patto” per rilanciare
la filiera bufalina
Francesco Girardi, dirigente del settore orientamento
professionale della Regione Campania: «La qualificazione degli operatori è fondamentale»
di Francesca DI NUZZO
Un “patto” per far fronte ai problemi strutturali e rilanciare in maniera integrata e innovativa le produzioni del comparto bufalino. è questo l'obiettivo del “Patto formativo locale della filiera bufalina” promosso da Confindustria Caserta in qualità di soggetto capofila (rappresentante è Bruno Cortese, presidente della sezione Agroalimentare), dalla Provincia, Comune di Caserta, Seconda Università e Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana e diciotto partner locali. Ma come si può cogliere appieno questa importante occasione di sviluppo? Lo spiega Francesco Girardi, dirigente del settore orientamento professionale della Regione Campania: «L'esperienza casertana è una delle interessanti esperienze che concorrono in quest'iniziativa. Sono diverse le realtà che si candidano a fare il patto; poi, ovviamente, i buoni progetti passeranno. Mi rendo conto che in provincia di Caserta l'attesa e l'interesse per questo patto della filiera bufalina sono forti, tanto quanto è strategico il comparto sul territorio. Ad ogni modo ci sono anche quote di riserva per il settore agroalimentare e turismo. Potrebbe essere un'occasione in più».
Le possibilità di rientrare nel patto, insomma, non mancano. E per le figure professionali formate le prospettive sono buone.
«Noi, come Regione, siamo chiari - dice Girardi. Il progetto che merita, va avanti. Se poi non si fanno bene le cose, non si prendono soldi. Abbiamo optato per un chiaro sistema di premialità additiva: più si assume, più il patto funziona, più maturano altri fondi. L'obiettivo, tra l'altro, non è solo quello di formare, ma anche di riqualificare le figure già esistenti all'interno delle aziende. è una scommessa certamente importante».
Ma l'obbligo delle assunzioni non può scoraggiare?
«Potrebbe, certo - aggiunge il dirigente - ma, ribadisco, la qualificazione degli operatori del settore è fondamentale, è questa la scommessa su cui investire. Le aziende devono comprendere quanto importante sia la formazione».
Il Patto è quindi uno strumento centrale che coniuga formazione, occupazione, sviluppo.
«Come Regione abbiamo recepito la formula presentata dal ministero - conclude Girardi - ma abbiamo introdotto una procedura nuova rispetto al passato: non c'è più una ripartizione territoriale delle risorse e poi la competizione interna ai territori tra i comparti: oggi sono i territori che concorrono tra loro investendo e puntando sui vari comparti. Contiamo di testare queste pratiche e di utilizzare questo strumento anche nella prossima programmazione». |