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I “cervelli” che tornano
Irpinia all’avanguardia
I “cervelli” che tornano
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Il ricercatore campano Antonio Giordano,
affermatosi negli Stati Uniti, è il direttore scientifico del Crom di Mercogliano
di Filomena LABRUNA
I cervelli italiani fuggono ma a volte possono anche ritornare. É il caso del professore e oncologo napoletano Antonio Giordano, da molti anni residente negli Stati Uniti, dove dirige il centro di ricerca Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine presso la prestigiosa e antica Temple University di Philadelfia.
Giordano ha presentato a COM-PA, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica, dei Servizi al Cittadino e alle Imprese, la Human Health Foundation (HHF), la nuova fondazione per la salute da lui fondata e diretta, che ha sede a Terni, grazie alla quale molti giovani ricercatori italiani potranno restare a lavorare in Italia. La fondazione, sostenuta dalla Banca Popolare di Spoleto, mira alla valorizzazione della ricerca scientifica nel campo delle biomedica e delle scienze affini, al riconoscimento delle professionalità e delle specializzazioni per la prevenzione, la diagnosi e la cura di malattie a forte diffusione sociale.
Il professor Antonio Giordano è direttore scientifico del Crom, Centro di Ricerca Oncologica Mercogliano, struttura che si propone di essere riferimento in tutto il Sud Italia.
L’oncologo napoletano è uno dei “cervelli” tornato in Italia dopo venti anni di studi a Philadelfia. Attualmente è anche docente di Anatomia patologica all'università di Siena, cattedra ottenuta per la chiara fama di ricercatore internazionale. A lui si deve una delle più importanti scoperte negli ultimi anni nel campo della ricerca contro il cancro, l'individuazione e la clonazione nel 1993 di un nuovo gene oncosoppressore, che ha una funzione di primaria importanza nel ciclo cellulare controllando la corretta replicazione del Dna e prevenendo essenzialmente l'insorgenza del cancro.
Un ricercatore internazionale che sceglie di tornare in Italia. Quali le ragioni?
Credo nel progetto del Crom. É una struttura all'avanguardia. Ne coordino le attività, detto le linee di programmazione. Ho un ruolo, dunque, di indirizzo e supervisione. É un'iniziativa importante per il Sud. Io credo fortemente in un sistema di ricerca scientifica competitiva e tecnologicamente all'avanguardia, sul modello statunitense. Il Crom di Mercogliano è una grande sfida che ho accettato su sollecitazione del presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino.
Crede nella politica?
Per quanto mi riguarda è diventato concreto l'impegno che il mondo della politica irpina aveva assunto qualche mese fa quando mi fu chiesto di tornare a lavorare nel mio paese. Ho accettato quando mi sono reso conto che si faceva sul serio, che gli impegni erano realmente realizzabili. Le prime promesse sono state mantenute. Almeno per il momento posso ritenermi soddisfatto e non al centro di condizionamenti o influenze politiche, ma so bene che il percorso è tortuoso ed è appena cominciato. Al presidente Bassolino, quando è venuto a Philadelfia per chiedermi di tornare, ho chiesto autonomia. L'ho avuta, si sta procedendo secondo i miei programmi. Con me lavora una squadra di ricercatori che hanno maturato esperienze all'estero e altri appena usciti dall'università. Si lavorerà per ottenere farmaci cosiddetti intelligenti e su alcuni geni come l'Rb2 e il Cdk9. Sono la nuova via contro il cancro.
Con l'inaugurazione del primo laboratorio entra a pieno regime l'attività del Crom?
É il primo tassello. In questo laboratorio saranno creati modelli sperimentali che gradualmente porteranno all'identificazione di farmaci innovativi nella cura e nel controllo dei tumori. Il centro sarà anche in grado di produrre in proprio farmaci sperimentali da impiegare in studi clinici.
Come far crescere l'attività di ricerca?
Bisogna investire sui giovani. Ed è quello che farò con il Crom, dove punterò sia sui giovani che hanno già esperienza sia su quelli che si affacciano per la prima volta al mondo della ricerca scientifica. Sono fiducioso e credo di poter costruire, partendo dalla struttura di Mercogliano, una scuola dove saranno impegnati ricercatori oggi all'estero, ma originari della Campania. Un gruppo vincente. Tra loro c'è anche un irpino. Entro sei mesi verranno fuori i primi lavori, “made in Crom”.
Ha incontrato in Irpinia il Ministro della Salute Livia Turco. Qual è stato il suo messaggio?
Al Ministro Turco ho chiesto che si ponga fine alla disparità di distribuzioni di fondi tra i vari istituti di ricerca italiani. Non è tollerabile che in un settore come l'oncologia, larga parte delle risorse vadano a strutture del Nord o anche strutture del Sud che seguono determinate linee. La ricerca è autonoma, è indipendente. Non deve avere legami. Il sistema italiano, per motivi politici, finisce col finanziare sempre le stesse persone, gli stessi istituti di ricerca. Così non c'è concorrenza e quindi, di conseguenza, nessuno sviluppo è possibile. Mi hanno sempre chiamato solo perché prestassi la mia immagine, poi al momento di fare le cose concrete nulla si è portato a termine.
Quali investimenti ritiene indispensabili nella ricerca?
Non credo alla politica dei grandi investimenti. Anche per il Crom ho chiesto che siano graduali e monitorati. Prima che alle macchine ho pensato alla squadra, cercando di richiamare i ricercatori italiani che lavorano all'estero. Il programma andrà avanti sulla scorta di progetti già avviati altrove. E questo ci consentirà di raggiungere già nel giro dei prossimi sei mesi qualche obiettivo significativo. |