IL SUD sulle ali dello sviluppo
Massimo Deandreis
Direttore Generale SRM
La ricerca di SRM sui settori automotive e aeronautico di recente pubblicazione si pone l'obiettivo di delinearne gli scenari internazionali e di individuarne i fattori di successo imprenditoriale, soffermandosi sugli aspetti economici e organizzativi e analizzando, in tale contesto, il posizionamento dell'Italia e delle sue regioni. L'analisi, in particolare, si focalizza sulle caratteristiche strutturali e di crescita dei due settori nel Mezzogiorno approfondendo la rilevanza economica e le caratteristiche produttive e distributive della filiera sul territorio e, infine, le possibili nuove sfide per accrescere la competitività delle imprese ivi localizzate. La ricerca mette, infatti, in evidenza un elemento di cui c'è poca consapevolezza nel dibattito sulla politica industriale del Paese, ossia che nel Mezzogiorno, nonostante la crisi, c'è una filiera di imprese che operano nel settore automotive e in quello aeronautico che sono vive e vitali, emblema di un Mezzogiorno che ha ancora un'industria manifatturiera che innova e produce.
Queste imprese sono esempio di capacità imprenditoriale, di investimenti in innovazione e di processi di internazionalizzazione di successo e, pur nelle tante difficoltà e nel clima di crisi generale, rappresentano la speranza di un Mezzogiorno che può riprendere a crescere. Emerge un ruolo chiave degli enti pubblici, così come del Governo nazionale perché non si può fare una politica industriale senza un ruolo attivo delle istituzioni in settori che per definizione sono globali e non locali. Ed emerge inoltre l'urgenza di una rinnovata alleanza con gli enti di ricerca e le università.
Maggiore sinergia tra questi e il mondo delle imprese, piccole e grandi, è un presupposto ormai essenziale per lo sviluppo dell'innovazione in azienda. In particolare ci soffermiamo sul settore aeronautico. Esso è il secondo in Europa, tra i settori high-tech, a più alta intensità di impiego di ricerca, dopo il farmaceutico.
Il Valore Aggiunto europeo è di turiero; il fatturato è di 163 miliardi di euro (pari al 2,8% del settore manifatturiero) con una quota esportata del 61%. Gli occupati sono 704.000, pari al 2,2 %del Manifatturiero. Analizzando la domanda, nonostante la crisi, il traffico aereo è aumentato nel 2010 dell'8% su scala mondiale. Lo sviluppo di traffico interesserà, nel futuro, soprattutto il Middle Est (con tassi di crescita a due cifre) l'area Asia-Pacifico e l'Africa e il peso dei tre macroblocchi - Nord America, Europa, Asia - sarà di circa il 30% ognuno. La struttura dell'offerta mondiale, a differenza del settore automotive, resta però territorialmente concentrata (per il forte legame a fattori tecnologici, politici, alle economie di scala e alla riorganizzazione della supply chain): gli Stati Uniti detengono la metà del mercato mentre l'Europa invece, il 38,4%. Anche per l'Italia e per le sue regioni i dati relativi al settore confermano le importanti caratteristiche di competitività e di "valore" per l'economia nazionale e territoriale: la spesa in R&S privata pari a 974,4 milioni di euro al 2010) risulta essere l'11% del totale europeo con un peso del 14& sulla R&S del settore manifatturiero. In termini di valore aggiunto, con 2.708 milioni di euro (1,2% del manifatturiero) è al 4 posto in Europa dopo Regno Unito, Francia, Germania. Il fatturato è di 7.428 milioni di euro (concencentrato principalmente in Lombardia, Campania e Piemonte, Lazio e Puglia) e le esportazioni sono pari a 4,46 miliardi di euro nel 2011 (+1% rispetto al 2010) con un saldo commerciale positivo di 2,3 miliardi di euro, mentre gli addetti sono 36.501 e si distribuiscono tra 278 unità locali. Si può sicuramente affermare che la presenza nel Mezzogiorno del settore aeronautico rappresenta non solo una realtà produttiva forte, solida e con una grande tradizione di qualità e know how (e i dati della ricerca lo testimoniano appropriatamente) ma anche che va vista come opportunità concreta e prospettica per uno sviluppo sostenibile e "quantitativo" del sistema produttivo locale. Gli elementi rilevanti, in particolare nel Mezzogiorno, che il settore si trova ad affrontare si possono riassumere nei seguenti cinque passi:
- Nonostante l'attuale fase di crisi e di riposizionamento strutturale, i principali player nazionali hanno realizzato degli investimenti significativi nel Mezzogiorno. Investimenti che danno modo e tempo affinché, in un lasso di tempo congruo, si possano definire strategie produttive, organizzative e di governance utili a rafforzare il rapporto tra le piccole e medie imprese sul territorio che, da sempre, hanno caratterizzato nel bene e nel male la struttura e la dinamica competitiva locale.
- La presenza delle grandi imprese quindi da un lato rappresenta attualmente una garanzia della potenzialità di competere sui mercati internazionali, governando processi rilevanti di flussi finanziari di merci, di conoscenza e di innovazione che peraltro coinvolgono significativamente e direttamente alcune regioni meridionali quali la Campania e la Puglia; dall'altro deve essere elemento di stimolo per un'ennesima opportunità (finora spesso disattesa) di qualificazione e sviluppo dell'apparato produttivo locale.
- Per gli attori dei cluster locali (piccole e medie imprese, enti di ricerca pubblici e privati, Università, finanza) si tratta quindi di avere la piena responsabilità di dover cogliere, catturare con decisione e "voglia" di collaborazione, le esternalità positive che la presenza di pezzi rilevanti della filiera genera sul territorio, nonostante tutte le ambivalenze (esposte peraltro nel corso della ricerca) e le difficoltà spesso riscontrate nel definire rapporti sinergici costruttivi e cooperativi.
- L'attenzione e l'azione dei policy maker deve essere quella non solo di ragionare sulle condizioni che garantiscono il mantenimento e lo sviluppo del settore (stimolare la crescita dimensionale, il potenziamento della ricerca industriale, l'apertura internazionale ecc.), ma anche di interrogarsi su quali possibili processi è opportuno sviluppare per allargare al resto del sistema produttivo le esternalità positive che la filiera aeronautica lascia sul territorio. Esternalità che ad esempio attengono ai sistemi complessi di conoscenza di natura tecnologica, produttiva, logistica e commerciale che la filiera gestisce a livello internazionale.
- Tutti gli attori sul territorio devono quindi operare sinergicamente per garantire e supportare quei vantaggi competitivi (di natura tecnologica, di conoscenza dei mercati, di specializzazione produttiva) necessari affinché i cluster locali possano svolgere un ruolo di primo piano nella competizione globale, posizionandosi in modo convincente e competitivo nella supply chain internazionale e favorendo in tal modo l'attrazione di interessi, investimenti e know how dall'estero.
Questo risultato può essere raggiunto rafforzando e specializzando i propri punti di forza e affrontando e risolvendo le proprie debolezze di natura imprenditoriale e manageriale ma anche e soprattutto relative al contesto infrastrutturale e di governance pubblica . In conclusione l'aeronautico rappresenta quindi un settore rilevante nel contesto produttivo nazionale e il Mezzogiorno ne risulta parte integrante. Questo elemento è un'ulteriore conferma che il Paese ha diversi punti di forza (e anche di debolezza) spesso condivisi e distribuiti sul territorio.
In considerazione dell'importanza economica e delle potenzialità di valorizzazione dell'indotto è necessario attrezzare la filiera sul territorio per rinsaldare e rilanciare la nostra competitività su scala internazionale.
Questo può essere raggiunto valorizzando, attraverso un'adeguata politica industriale nazionale, le vocazioni territoriali (per tutte le macro regioni italiane), rafforzando l'integrazione tra Nord e Sud del Paese e fornendo ad ogni sua macro-area un valore strategico definito, chiaro, condiviso e fondato sui cluster. La ricerca è integralmente scaricabile da www.sr-m.it previo registrazione gratuita.
Tabella. Fonte: SRM su dati ISTAT e fonti varie
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