Tutto in Un week end
Vairano Patenora
bellezza e fortezza
Il borgo medievale di Vairano Patenora ha radici antichissime. I resti di fortificazioni sannite attestano l'esistenza di un insediamento probabilmente nel passato utilizzato come un luogo di avvistamento contro i nemici.
Il nome di Vairano compare per la prima volta nel 745, in un diploma riportato nella storia di Montecassino. Primo feudatario accertato fu il Conte di Teano, Landolfo il Vecchio. I suoi eredi nel 1026 si spartirono poi le terre e ne derivarono i conti di Vairano e Presenzano. Nel 1138 Vairano divenne Regio Demanio della Corona Normanna. Successivamente Vairano fu occupato da Enrico VI di Svevia.
Agli Svevi seguirono gli Angioini sotto la cui dominazione Vairano visse un periodo prospero.
Nel 1861, per distinguerlo da altre località con lo stesso nome, fu aggiunto a Vairano l'appellativo di Patenora.
Il Castello
La struttura più antica del Castello di Vairano Patenora fu eretta da Ripandolfo VI nell'XI secolo.
Doveva trattarsi di una struttura ben fortificata, se si considera che poté resistere a numerosi assalti, tra cui il celebre assedio del 1193. Nell'edificio si fermarono a pernottare il re Carlo I d'Angiò e il papa Gregorio X in viaggio verso Napoli e, più tardi, Carlo Il detto Lo Zoppo.
Distrutto dal Vitelleschi nel 1437, il castello fu ricostruito tra il 1491 e il 1503 da InDico Il d'Avalos, insieme alla cinta muraria difesa da quindici torri e tre porte di accesso alla città: Porta Oliva, Porta di Mezzo e Porta Castello. Alcuni lavori furono effettuati anche dal barone Antonio Mormile nel 1652.
EVENTI
“FESTA MEDIEVALE, II° week end di Agosto”, rievocazione storica e concorso folkloristico nello splendido borgo medioevale del 1400.
CURIOSITÁ
Secondo alcune fonti, proprio a Vairano, e non a Teano, il 26 ottobre del 1860, nella località conosciuta ancora oggi come Taverna della Catena, Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi avrebbero sancito l'unità d'Italia.
Il patrono di Vairano Patenora è San Bartolomeo, protettore dei macellai, un tempo chiamati buczarii e poi buccerii e infine beccai, come dimostrano testi dell'anno Mille.
Sarà grazie alla sua protezione che qui si produce una salsiccia gustosissima che nasce conciando la carne di maiale con la salsa di peperoni dolci (papaccelle) per poi conservarla, terminata l'essiccazione, sotto sugna.
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