1) IL JEANS IRPINO ARRIVA A PARIGI
LA CDI ALLA PREMIÈRE VISION
2) ITALCONTAINERS MERIDIONALE
DIVERSIFICAZIONE DELL’OFFERTA
3) UN MARCHIO DIVENTATO INTERNAZIONALE
IL GRUPPO BRUNO ESPORTA IN TRENTA PAESI
4) PUNTARE SULLA RICERCA ALIMENTARE
LE POTENZIALITÀ DEL CNR
5) ASSECONDARE I CAPRICCI DEL PALATO
BARONìA, IL TRIONFO DELLA PASTA
6) LA TRADIZIONE DEL VERO ESPRESSO
SUL MERCATO SI AFFERMA IL “CAFFÈ GIUSTO”

 

PUNTARE SULLA RICERCA ALIMENTARE
LE POTENZIALITÀ DEL CNR
Il direttore Arturo Leone spiega i progetti, il lavoro e le potenzialità dell'istituto avellinese
di Filomena Labruna  

 

ARTURO LEONE
Direttore CNR di Avellino -
leone@isa.cnr.it


La ricerca costituisce un determinante fattore di crescita per le imprese. E il Cnr di Avellino ha tutte le potenzialità per offrire un supporto scientifico al comparto agroalimentare e alle aziende che operano in questo settore, con produzioni di qualità, già riconosciute e apprezzate sui mercati nazionali ed internazionali. Il direttore dell'Istituto di via Roma, Arturo Leone, spiega i benefici per le aziende che investono in ricerca.

Direttore, la riforma in atto potrebbe riservare amare sorprese al Cnr di Avellino?

Mi auguro di no. Finora non si conoscono ancora le decisioni del governo in merito. È stata avanzata l'ipotesi di unificare tutti gli istituti campani in un unico polo agroalimentare. Ma si tratta solo di proposte. Spero soltanto che non saremo costretti ad assistere ad un depotenziamento della struttura. Sarebbe certamente una perdita per il mondo economico provinciale e per la città di Avellino. Finora, peraltro, non sono state ancora conosciute le grandi potenzialità del centro di via Roma, dove operano 48 addetti. Trentotto sono ricercatori e la maggior parte irpini. Intelligenze della provincia che devono essere valorizzate e non disperse.

Quali i vantaggi sotto il profilo produttivo per le aziende irpine dall'attività svolta nel centro avellinese?

Tanti, spesso non valutati adeguatamente. In Irpinia, ad esempio, esistono produzioni tipiche come le castagne, il tartufo, le nocciole, il vino. Produzioni che possono essere potenziate e quindi commercializzate in maniera più ampia e a livelli più alti, con una validazione scientifica, sul contenuto degli alimenti, sull'impatto delle componenti alimentari sulla salute dell'uomo o sull'ambiente. Elementi che vengono richiesti sui mercati internazionali, sempre più competitivi ed esigenti.

In quali altri progetti di sviluppo del territorio il Cnr può avere un ruolo importante?

Il centro può contribuire a dare vita ad un marketing territoriale serio, concreto, basato su itinerari turistici ed enogastronomici di alta qualità, può fornire informazioni scientifiche corrette sulle produzioni, sostenere le aziende dei Patti Territoriali e dei Contratti d'area in percorsi nuovi, moderni e di innovazione. In questi strumenti sono previste attività di formazione, peraltro, finanziate dallo stato.

Cosa è necessario fare secondo lei per rilanciare l'attività del Cnr a beneficio delle aziende?

Confrontarsi, collaborare, dialogare. Con gli enti, le istituzioni, le associazioni, gli imprenditori. Lavorando sinergicamente, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, si possono raggiungere risultati notevoli ed inaspettati. L'Irpinia ha tutte le caratteristiche per fare un salto di qualità.
E non mi riferisco soltanto alle risorse del territorio, ma anche alle professionalità umane. Esistono tante strade e possibilità. Si può ipotizzare la costituzione di consorzi, di strutture che uniscano enti ed associazioni, pronte a realizzare progetti per la crescita del territorio, a predisporre interventi per utilizzare adeguatamente gli strumenti che già ci sono. 

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