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ARTURO LEONE
Direttore CNR di Avellino -
leone@isa.cnr.it
La ricerca costituisce un determinante fattore di crescita per le imprese.
E il Cnr di Avellino ha tutte le potenzialità per offrire un supporto
scientifico al comparto agroalimentare e alle aziende che operano in
questo settore, con produzioni di qualità, già riconosciute e apprezzate
sui mercati nazionali ed internazionali. Il direttore dell'Istituto di via
Roma, Arturo Leone, spiega i benefici per le aziende che investono in
ricerca.
Direttore, la riforma in atto potrebbe riservare amare sorprese al Cnr di
Avellino?
Mi auguro di no. Finora non si conoscono ancora le decisioni del governo
in merito. È stata avanzata l'ipotesi di unificare tutti gli istituti
campani in un unico polo agroalimentare. Ma si tratta solo di proposte.
Spero soltanto che non saremo costretti ad assistere ad un depotenziamento
della struttura. Sarebbe certamente una perdita per il mondo economico
provinciale e per la città di Avellino. Finora, peraltro, non sono state
ancora conosciute le grandi potenzialità del centro di via Roma, dove
operano 48 addetti. Trentotto sono ricercatori e la maggior parte irpini.
Intelligenze della provincia che devono essere valorizzate e non disperse.
Quali i vantaggi sotto il profilo produttivo per le aziende irpine
dall'attività svolta nel centro avellinese?
Tanti, spesso non valutati adeguatamente. In Irpinia, ad esempio,
esistono produzioni tipiche come le castagne, il tartufo, le nocciole, il
vino. Produzioni che possono essere potenziate e quindi commercializzate
in maniera più ampia e a livelli più alti, con una validazione
scientifica, sul contenuto degli alimenti, sull'impatto delle componenti
alimentari sulla salute dell'uomo o sull'ambiente. Elementi che vengono
richiesti sui mercati internazionali, sempre più competitivi ed esigenti.
In quali altri progetti di sviluppo del territorio il Cnr può avere un
ruolo importante?
Il centro può contribuire a dare vita ad un marketing territoriale
serio, concreto, basato su itinerari turistici ed enogastronomici di alta
qualità, può fornire informazioni scientifiche corrette sulle produzioni,
sostenere le aziende dei Patti Territoriali e dei Contratti d'area in
percorsi nuovi, moderni e di innovazione. In questi strumenti sono
previste attività di formazione, peraltro, finanziate dallo stato.
Cosa è necessario fare secondo lei per rilanciare l'attività del Cnr a
beneficio delle aziende?
Confrontarsi, collaborare, dialogare. Con gli enti, le istituzioni, le
associazioni, gli imprenditori. Lavorando sinergicamente, nel rispetto dei
ruoli e delle competenze, si possono raggiungere risultati notevoli ed
inaspettati. L'Irpinia ha tutte le caratteristiche per fare un salto di
qualità.
E non mi riferisco soltanto alle risorse del territorio, ma anche alle
professionalità umane. Esistono tante strade e possibilità. Si può
ipotizzare la costituzione di consorzi, di strutture che uniscano enti ed
associazioni, pronte a realizzare progetti per la crescita del territorio,
a predisporre interventi per utilizzare adeguatamente gli strumenti che
già ci sono. torna su |