1) LA cultura del cambiamento
centralità delle imprese
2) AL NORD LO SPETTRO DEL LAVORO IN FABBRICA
AL SUD IL SOGNO È L’AZIENDA
3) LA FORZA DEGLI INVESTIMENTI AL SUD
NUMEROSI I VANTAGGI COMPETITIVI
4) NUOVE TECNOLOGIE IN FABBRICA
IMPIANTI ULTRA MODERNI PER LE TUTE BLU
5) LA CHIESA IN CAMPO PER LO SVILUPPO
ISTITUITO UN “TAVOLO DEL LAVORO”
 

 

AL NORD LO SPETTRO DEL LAVORO IN FABBRICA
AL SUD IL SOGNO È L’AZIENDA
Due mondi diversi e un’unica necessità: una politica per gli investimenti nel Mezzogiorno
di Filomena Labruna Giornalista pubblicista - labrunafilomena@interfree.it

 

Le analisi si sprecano, gli appelli si susseguono a ritmo incalzante: "investire al Sud conviene". E nonostante le "spinte istituzionali", le valutazioni di illustri esperti del settore, la svolta nel processo industriale non c'è stata. Nel futuro dei giovani lo spettro della disoccupazione è una realtà che va amaramente consolidandosi ogni giorno di più. Di fronte a questo scenario, davvero poco incoraggiante, non poteva non suscitare reazioni l'articolo del Corriere della Sera pubblicato lo scorso undici settembre, a firma di Francesco Alberti, in cui venivano evidenziati alcuni fattori significativi. Il primo: a Treviso il 39% delle aziende fa fatica a trovare personale qualificato e figure professionali, progettisti dell'innovazione in grado di far funzionare le nuove realtà industriali iperautomatizzate. Il secondo: nella gerarchia delle aspettative professionali dei giovani la figura dell'operaio occupa l'ultimissimo posto perché faticosa e perché socialmente poco attraente. Nell'articolo si spiega che i giovani diplomati o laureati preferiscono orientarsi verso il terziario, una scelta determinata anche da un desiderio di autonomia, forse per paura della fatica fisica e per il timore di diventare un piccolo ingranaggio in un processo produttivo. In che misura trovano riscontro nella realtà del Mezzogiorno le analisi presentate dal Corriere della Sera? Come si conciliano con lo studio Siemens Ambrosetti in cui la Campania si colloca in un'ottima posizione per quanto riguarda il valore degli investimenti esteri? E qual è la situazione in Irpinia? Le testimonianze sono autorevoli: parlano gli imprenditori illustrando quali sono le reali condizioni di lavoro negli stabilimenti, si esprime chi i giovani li conosce davvero perché vive con loro i disagi quotidiani legati alla mancanza di lavoro. E interviene anche una voce istituzionale, l'assessore alle attività produttive Gianfranco Alois. Il rappresentante di Palazzo Santa Lucia esprime tutta la sua soddisfazione per il dato positivo che riguarda la Campania, regione "appetibile e attraente" per gli investitori esteri, molto meno per i colleghi del Nord Italia. L'assessore spiega i motivi del successo internazionale. Hanno inciso in maniera determinante le politiche di sviluppo e di crescita del governo regionale, gli interventi realizzati per favorire l'infrastrutturazione delle aree, i contratti di programma, un sistema di incentivi snello e le iniziative per favorire l'internazionalizzazione delle imprese. L'impostazione è condivisa anche dal presidente dell'Unione degli Industriali di Avellino Giovanni Lettieri, che ci tiene, però, a sottolineare come i dati dovrebbero rappresentare per il governo una "sferzata", indurre cioè ad un momento di seria riflessione. "Siamo ad una svolta - dice Lettieri - perché si può ridurre davvero il divario tra Nord e Sud. Occorre una seria politica di incentivazione e di sostegno. Soltanto così possiamo recuperare lo storico gap negativo, con effetti benefici innanzitutto sotto il profilo occupazionale".
Il Sud, la Campania e l'Irpinia hanno tutte le carte vincenti, le aree disponibili e soprattutto una manodopera qualificata e professionale. Giovani validi, brillanti, capaci, che aspirano a lavorare in fabbrica, sapendo bene che l'immagine del capannone fumoso e rumoroso appartiene ormai al passato.

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