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È soddisfatto innanzitutto perché l'assemblea annuale dell'Unione degli Industriali della Provincia di Avellino ha raggiunto un importante risultato: catalizzare
l'interesse di politici, imprenditori, sindacati ed istituzioni per una compiuta riflessione sullo sviluppo in Irpinia.
è il primo commento del presidente Giovanni Lettieri sull'assise che si è svolta venerdì sei giugno presso la sede di via Palatucci.
Presidente, la sua relazione ha suscitato reazioni e commenti favorevoli. Quali secondo lei i punti maggiormente condivisi dalla classe imprenditoriale?
Sono convinto che notevole sia stato l'interesse intorno alla mia impostazione di base: trasformare le debolezze in opportunità.
Come è scritto nella sua storia, fino a diventarne patrimonio genetico, si tratta di riscoprire, in contesti profondamente mutati nelle metodologie, nella soggettività e negli assetti
competitivi, la grande capacità della provincia di trasformare il limite della piccola dimensione in un'opportunità di sperimentare nuovi percorsi di sviluppo, e porsi come realtà che è in grado
di produrre azioni di vasta eco.
è nata così la prima industrializzazione della provincia e su questa strada si è arricchita di nuove consapevolezze, fino a dotare il territorio della vocazione ad attrarre rilevanti
investimenti, realizzati nella piena e completa autonomia imprenditoriale.
Che cosa è successo poi in questi anni. Cosa non ha funzionato?
Abbiamo avvertito l'affievolirsi della tensione e dell'attenzione sui temi dello sviluppo. Spesso le nuove competenze sono state vissute più come prerogative che come esercizio di un servizio
rispetto ad una visione condivisa. Nell'ultimo periodo è mancata la politica, quella vera, quella che sa guidare i processi di crescita e vincere gli egoismi.
E con questa impostazione come giudica l'intervento dell'onorevole Ciriaco De Mita?
Il senso e l'obiettivo dell'assemblea era quello di presentare un metodo di lavoro, il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e sociali, ricomporre i fili delle diverse competenze e
porle al servizio di una visione condivisa dello sviluppo.
Quello che, in sostanza, stiamo facendo d'intesa con il sindacato, attraverso "Il Tavolo del Governo delle azioni per lo sviluppo". Ho riscontrato che anche l'onorevole De Mita ha condiviso
questa metodologia. è questo il percorso che seguiremo nei prossimi mesi.
Con quale scopo e attraverso quali strade?
Sono convinto che l'azione degli attori locali possa essere più proficua e forte se annodata ad un filo conduttore che ne esalti le sinergie, altrimenti si corre il rischio di impantanare le
competenze degli attori locali nell'inconcludente ricerca di equilibri o di equilibrismi, non solo di natura istituzionale, con gravi limitazioni per il territorio nell'esprimere le proprie
potenzialità di sviluppo. Vogliamo invece ricreare uno spirito di profonda collaborazione, coinvolgere i responsabili istituzionali, le rappresentanze politiche e sociali, ben oltre la logica
degli schieramenti e delle posizioni ideologiche, soprattutto quando si tratta di realizzare progetti che hanno un'oggettiva valenza per lo sviluppo della provincia.
Quali risultati sono stati raggiunti finora col metodo di relazione consolidato tra l'Unione degli Industriali e Cgil, Cisl e Uil?
Abbiamo prodotto accordi innovativi, come quello allegato al Contratto d'area. Non abbiamo mai interrotto la collaborazione anche quando a livello nazionale è prevalso il conflitto sociale.
E la giustezza della nostra iniziativa è confermata dal fatto che Confindustria e le segreterie nazionali recentemente stanno approntando una posizione comune sulla competitività del paese.
Quali sono gli obiettivi più immediati che si pone?
Il lavoro che stiamo svolgendo ci porta a candidare le aree della provincia di Avellino ai Contratti di localizzazione e su questo aspetto, le consultazioni informali che abbiamo avuto
presso la regione, dovranno trasformarsi in proposte ufficiali. I primi incontri avuti con il presidente della provincia e la deputazione regionale sono incoraggianti.
La situazione economica provinciale le suscita preoccupazione?
Direi di no, tutt'altro. Sono fiducioso in considerazione del fatto che il sistema produttivo della provincia di Avellino ha saputo resistere pur in presenza di un quadro economico
congiunturale, nazionale ed internazionale; di continui ed estenuanti mutamenti e conseguente paralisi della politica di incentivazione a favore degli investimenti e dell'occupazione; di
esasperati toni polemici che hanno di fatto monopolizzato il confronto parlamentare e sociale e che hanno condotto ad un conflitto sociale solo in parte riassorbito su temi che di sicuro si
prestavano ad essere discussi in un altro clima.
Come valuta la politica regionale?
L'azione della regione è apparsa incisiva in alcuni settori, meno brillante in altri. La politica diretta al sostegno dell'industria è stata attenta alle istanze delle imprese.
Spesso però alle intese raggiunte non ha fatto seguito un percorso operativo lineare, ostacolato da troppi vincoli di natura burocratica. Sono numerosi gli impegni da rispettare: il
rafforzamento della rete ferroviaria provinciale e viaria, il finanziamento della 48 imprese del Contratto d'area, una formazione professionale che sia effettivamente di sostegno alle necessità
delle imprese, un intelligente impiego delle risorse europee.
E il Governo nazionale?
L'annunciata centralità dello sviluppo del Mezzogiorno come obiettivo primario per la crescita della competitività nazionale, non è stata fino ad oggi rispettata.
Eppure siamo tutti consapevoli che si può parlare di sistema Italia e della sua maggiore competitività solo se il Sud confermerà una crescita del Pil significativa, con valori doppi rispetto al
dato nazionale. Non si negano le difficoltà della congiuntura internazionale sfavorevole, ma il Governo non ha effettuato alcuna azione efficace che sappia dotare il territorio meridionale dei
presupposti per cogliere in modo strutturale e non solo contingente, le possibilità della preannunciata ripresa dell'economia.
Manca un quadro normativo certo, mentre la pressione competitiva delle imprese è cresciuta.
Banche - imprese. è sempre stato uno dei problemi che ha sollevato con maggiore insistenza.
è vero, perché ho constatato che in particolare dopo il loro riassetto, gli istituti di credito hanno riservato sempre meno attenzione all'Italia meridionale. è venuta meno la stessa
funzione delle banche a vocazione territoriale e della possibilità di stabilire proficue collaborazioni tra mondo dell'impresa e strutture finanziarie. Il rapporto rischia di affievolirsi ancora
di più in seguito all'introduzione dei parametri e dei rating interni a garanzia dei crediti concessi alle Pmi. Avevamo proposto ad esponenti del governo un protocollo d'intesa che fissasse gli
obiettivi dell'impegno bancario nelle aree deboli, sostenuto, laddove ne ricorrevano i presupposti, dalla leva fiscale per agevolare l'impiego del denaro nel territorio dove veniva raccolto.
Queste nostre riflessioni sono oggetto di analisi e ne siamo orgogliosi. In questo campo la regione deve ampliare la propria azione, con la stipula di accordi anche innovativi, di iniziative di
carattere amministrativo o anche legislative.
La devoluzione che sotto alcuni aspetti per le regioni meridionali è vista come una minaccia, dobbiamo utilizzarla bene per farla diventare una grande opportunità per collegare le istanze del
territorio con la programmazione e la strumentazione d'intervento regionale.
Infine un riferimento alla sua Associazione nell'ambito del territorio dove opera.
è cresciuta la partecipazione degli imprenditori agli eventi associativi che spesso hanno visto gli interventi di esponenti nazionali della politica e del sindacato.
Abbiamo un nuovo statuto, abbiamo aggiornato le regole della rappresentanza ai mutati contesti ed è continuo l'ammodernamento e l'ampliamento dei servizi agli associati. Sono in corso, infine,
le procedure per la certificazione di qualità. La percezione dell'associazione nel mondo imprenditoriale risulta sempre più forte, come è evidenziato dai numero nuovo di adesioni. torna su |