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ROSARIO MINIERO
Vice Presidente PEPSI Caserta - rosariominiero@mimedical.it
Incontriamo Rosario Miniero Vicepresidente della Pepsi Caserta, neonata squadra di pallacanestro nata dalla fusione di due società grazie ad un
progetto ambizioso che ha visto l'impegno di un nutrito gruppo di imprenditori di Terra di Lavoro.
Ci racconta come si è arrivati alla nascita di un'unica compagine sportiva e le tappe di questo progetto?
É la concretizzazione di un'idea intrapresa circa cinque anni fa, allorquando mi sono avvicinato in maniera fattiva al mondo del basket seppure in categorie minori. Era facile capire che due
squadre, soprattutto in serie B1, fossero troppo per la Caserta dei canestri e rappresentassero un grande dispendio di energie, forze e competenze.
Nasce così la Falchetti Juvecaserta, dal concetto di avere una forza aggregante che coagulasse tutte le fazioni in campo e creasse un progetto unitario con il chiaro intento di riprodurre un
circolo virtuoso sul territorio casertano. Chiaramente non basta allestire un team vincente, ma per portare avanti un così ambizioso progetto serve che la società si assuma il compito di creare
un processo di emulazione, d'affezione e di interesse, tale da rimettere in piedi un movimento che negli ultimi anni era venuto a mancare. Sotto questo profilo posso affermare che stiamo
raccogliendo non poche soddisfazioni per il lavoro che sta effettuando il nostro staff dirigenziale, visto che ad oggi sono già diciotto le società a noi affiliate che assicurano quasi 2000
giovani atleti.
Un progetto solido che conta sul sostegno di numerosi imprenditori. É questa la strada che deve percorrere il mondo della pallacanestro in futuro?
Dal punto di vista economico l'epoca dei "padroni del vapore" e dei grandi sponsor è finita, per cui o cresce la struttura come sistema o si va avanti contando su episodi sporadici. Per
quanto ci riguarda stiamo creando un network, con molti imprenditori che ci danno una mano e che non si sentiranno distanti ma saranno parte integrante di un progetto sportivo. Coinvolgendo
costantemente e in modo diretto chi ha deciso di affiancarci in questa avventura.
Si torna così al sistema di cui parlavamo, al canale in grado di unire le forze, le capacità e l'interesse di più imprenditori e persone.
Qualcuno ha definito la squadra come la più forte mai vista in serie B di eccellenza. Cosa si aspetta veramente dalla stagione 2003/2004?
Il roster è fantastico ed è composto di quanto di meglio si poteva avere e ambire. Lo staff tecnico è preparatissimo e ci sono tutte le componenti per sognare il grande salto in Legadue. Ci
conforta quanto detto dagli addetti ai lavori e da riviste specializzate che ci hanno definito il "dream team" della B1. Lo ripeto da tempo e lo dico soprattutto a noi stessi, perché dobbiamo
passare dalle parole ai fatti e tramutare sul campo quanto di buono è stato detto sul nostro conto. Alla squadra io, il Presidente Rosario Caputo e i soci Andrea Giannini, Fulvio Giannini e
Pasquale Bove, abbiamo chiesto solo di vincere la sesta gara dei play off: quella decisiva che potrebbe valere la Legadue. Sono convinto della fattibilità della cosa, anche se resto
dell'opinione che il cammino verso la promozione non possa prescindere dal sostegno del pubblico amico, da sempre punto di forza della realtà cestistica casertana.
Il suo impegno di imprenditore nello sport è un chiaro esempio di etica di impresa. Come si pone, dunque, nei confronti del concetto di responsabilità sociale?
Stando agli ultimi dati, nonostante il Nord continui a fare la parte del leone in tema di responsabilità sociale, il Centro e il Sud hanno mostrato, al riguardo, un forte segnale di
interesse.
Per quanto mi concerne, le imprese nascono da persone, vivono e crescono in una società, sono espressione di un'idea, di un progetto e se la mia naturale passione per il basket può, di fatto,
concorrere a creare ricchezza, o semplicemente a distribuire benessere, ben venga il riconoscimento di imprenditore socialmente responsabile.
D'altronde comunque si ami definirla, sono convinto che la responsabilità sociale costituisca un vantaggio competitivo importante, in grado di veicolare valori e opportunità ancora inesplorate,
che devono costituire sempre e comunque la base di un'impresa. Pertanto mi auguro che se il mio impegno potrà rappresentare un esempio da imitare, vuol dire che ci siamo tutti incamminati nella
direzione di una società più giusta.
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