1) Euromediterraneo volano dello sviluppo
alcune valutazioni economiche
2) MIGLIORARE L’EFFICACIA DELLE RIUNIONI
QUANDO IL CONFRONTO é COSTRUTTIVO
3) LE POLITICHE DI SOSTEGNO ALL’OCCUPAZIONE
IL CREDITO D’IMPOSTA PER LE NUOVE ASSUNZIONI
4) L’IMPRESA E LA SCUOLA
INSIEME PER DIFFONDERE LA CULTURA DEL LAVORO

 

LE POLITICHE DI SOSTEGNO ALL’OCCUPAZIONE
IL CREDITO D’IMPOSTA PER LE NUOVE ASSUNZIONI
Alcune valutazioni sul sistema agevolativo vigente
di Adriano Buonanno Area Relazioni Industriali Unione Industriali Caserta - abuonanno@unioneindustriali.caserta.it

 

Sicuramente il 2003 potrà essere annoverato come l'anno che ha segnato, sulla base della normativa emanata ed emananda, una svolta per il sistema degli incentivi e benefici per le aziende in tema di assunzioni. Basti pensare ad uno degli strumenti agevolativi che, per il passato, è risultato essere maggiormente collaudato in tal senso, ovvero il credito d'imposta concesso ai datori di lavoro per i nuovi assunti. L'avvicendarsi delle varie leggi finanziarie ha determinato una costante evoluzione della legislazione disciplinante il cosiddetto "bonus assunzioni". Tuttavia, con la finanziaria del 2003 è stato portato a termine, nei confronti dello sgravio in esame, un processo di stravolgimento, avviato con un Decreto Direttoriale dell'agosto 2002 con il quale veniva dichiarato esaurito lo stanziamento di fondi per l'anno corrente e disposto, di fatto, il blocco (con relativa restituzione del credito utilizzato in eccesso) del bonus fino al 2003. Grandi aspettative sono state, quindi, riposte nella legge finanziaria 2003 dal mondo imprenditoriale. Queste, almeno per quel che riguarda il bonus assunzioni, sono rimaste in larga parte insoddisfatte. La legge Finanziaria ha riscritto le norme in materia di credito d'imposta, determinando un depotenziamento dell'effetto incentivante dello sgravio, che al Sud è stato ridotto da 619 a 400 euro mensili e nel resto del Paese da 413 a 100. In ogni caso, a seguito di accese polemiche e aspre critiche, sia di natura tecnico-giuridica che di stampo politico, si è giunti allo sblocco del credito per il 2003, ma solo per quelle unità già oggetto di agevolazione per gli anni precedenti. Inoltre, è stata introdotta una proroga del bonus fino al 2006, fruibile comunque sulla base di presupposti diversi rispetto al passato e a seguito di una preventiva istanza (il cui modulo di richiesta tra l'altro è divenuto operativo solamente a partire dallo scorso 16 luglio) da rivolgere per via telematica al Ministero delle Finanze, con successivo specifico atto di assenso di quest'ultimo. Del resto, la riprova della ridotta appetibilità del beneficio, avente un meccanismo di calcolo particolarmente complesso, non più automatico ma basato su assunzioni "salvadanaio" che solo in un momento successivo verrebbero ad essere monetizzate, risulta essere la circostanza che, nonostante le limitate risorse economiche stanziate, non ha fatto verificare l'immediato esaurimento delle stesse, tanto che per alcuni giorni seguenti il 16 luglio è stato ancora possibile avanzare istanza. In buona sostanza, l'avvio concreto dell'agevolazione è avvenuto in un clima di grande incertezza che di certo non ha favorito quella spinta occupazionale che il mercato del lavoro si attendeva dallo strumento messo in campo. Tra l'altro, occorre fare i conti anche con una vera e propria crisi dell'intero sistema agevolativo posto a sostegno delle assunzioni. Nel 2002 è definitivamente spirato, in quanto non prorogato con la finanziaria 2003, lo sgravio totale triennale per le nuove assunzioni, oltretutto anch'esso scarsamente utilizzato nel suo ultimo anno di vigenza a causa dell'autorizzazione UE intervenuta solo in prossimità della sua scadenza, il che ha determinato un effetto di "assunzione-salvadanaio" come già descritto in precedenza che ha, evidentemente, uno scarso appeal per le aziende. Altra formula agevolativa dichiaratamente in crisi è quella legata ai contratti di formazione e lavoro. Le contestazioni mosse all'Italia dalla Commissione Europea in tema di CFL ha notevolmente limitato l'operatività degli sgravi previsti per tale modello contrattuale, la cui portata incentivante risulta oggi del tutto ridotta. Tanto che la legge di riforma del mercato del lavoro, meglio conosciuta come legge Biagi, tra le sue linee direttrici ha conferito delega al Governo per il riordino dei contratti a contenuto formativo e di tirocinio. Con il successivo decreto attuativo, approvato in via definitiva dal Consiglio di Ministri e a tutt'oggi in attesa di pubblicazione sulla G.U., si è provveduto alla definitiva sostituzione del contratto di formazione e lavoro, che dopo circa un ventennio scompare dal nostro ordinamento, con il "contratto di inserimento" diretto a realizzare, mediante un progetto individuale di adattamento delle competenze professionali del lavoratore ad un determinato contesto operativo, il reinserimento nel mercato del lavoro di particolari categorie deboli. Così, se si escludono i benefici previsti dalla legge 407/90 e gli sgravi a sostegno dell'assunzione di lavoratori in mobilità o cassa integrazione, agevolazioni che in ogni caso si rivolgono ad una platea di soggetti comunque limitata (cassintegrati o disoccupati da almeno 24 mesi) o scarsamente interessata (lavoratori fruenti di indennità cigs o di mobilità, spesso più propensi a farsi assorbire nell'area del lavoro sommerso dove reperire un reddito complementare che a mirare ad un nuovo impiego), è possibile giungere alla conclusione che la vecchia politica a sostegno dell'occupazione risulta quasi del tutto estinta.
Ad ogni buon conto, nella situazione delineatasi si possono scorgere anche aspetti positivi, soprattutto in chiave prospettica. In primo luogo, il ristretto campo d'azione dei CFL (di qui a poco "contratti di inserimento") ha rilanciato il contratto di apprendistato, che ha ricevuto effetto rivitalizzante, prima con il "pacchetto Treu" e, ora appunto, con la legge di riforma del mercato del lavoro. Una seconda considerazione di matrice positiva riguarda il mutato approccio al problema disoccupazione che le politiche occupazionali stanno acquisendo, incentrato non più su azioni di incentivazione passiva, bensì mirato a sollecitare quanti sono in cerca di lavoro ad acquisire le nuove conoscenze e professionalità richieste dal mercato. Così, le parole d'ordine in tema di sostegno all'occupazione sembrano essere diventate "flessibilità" e "formazione".
Ed è proprio secondo tale chiave interpretativa che vanno lette le emanande disposizioni di riforma del mercato del lavoro e i recenti provvedimenti messi in atto per promuovere strategie di formazione continua, tese ad accompagnare il lavoratore nel corso della sua vita lavorativa, in un contesto operativo caratterizzato da costanti evoluzioni. A tale scopo, ad esempio, sono stati costituiti Fondimpresa e Fondirigenti, ai quali, appunto, è affidato il compito di promuovere e monitorare piani formativi aziendali, settoriali e territoriali. Sarebbe, tuttavia, importante individuare percorsi di formazione continua non solo in costanza di rapporto di lavoro, ma anche nelle fasi precedenti l'assunzione, in modo da sostenere una domanda di lavoro rivolta a risorse umane più qualificate. Si potrebbero, quindi, ipotizzare forme di cooperazione tra mondo produttivo e sistema formativo adeguatamente sorrette da meccanismi agevolativi, mirati anche a compensare l'affievolimento dei vecchi sgravi, oramai divenuti di rilevanza marginale. Infatti, elemento strategico di primaria importanza, soprattutto negli attuali scenari della net economy, risulta essere la conoscenza e, pertanto, la possibilità di assumere personale già sufficientemente "formato" rappresenta un importante fattore competitivo per le imprese. In conclusione, se da un lato appare oramai indispensabile metter mano al sistema degli incentivi, soprattutto per favorirne un allineamento con i principi affermati dalla Commissione europea in materia di aiuti di stato, dall'altro tale riordino dovrebbe tener conto dei fattori di flessibilità e formazione che, in tal modo, diverrebbero la struttura portante del nuovo apparato di sostegno all'occupazione.

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