1) sviluppo delle piccole e medie imprese
investire sui mercati internazionali
2) IN NOTEVOLE AUMENTO IL LAVORO TEMPORANEO
ADECCO CRESCE IN IRPINIA E IN TUTTA LA CAMPANIA
3) LA SIMEST A SUPPORTO DELLE AZIENDE DEL SUD
ATTIVITà AGEVOLATIVE E SOSTEGNO ALL’EXPORT
4) IL NUOVO MERCATO DEL LAVORO
PER LE AZIENDE SERVIZI più QUALIFICATI
5) CONFRONTARSI CON IL TERRITORIO
PERCORSI E SCHEMI INNOVATIVI
6) LA FIBRA OTTICA IN RETE FOGNARIA
VANTAGGI E RITORNI ECONOMICI

 

CONFRONTARSI CON IL TERRITORIO
PERCORSI E SCHEMI INNOVATIVI

I modelli cooperativi e implementativi creano qualificati poli di competenze
di Ciro Ruggiero Presidente Sezione Grafici Unione Industriali Avellino - polrugg@tin.it

 

Le piccole e medie imprese del Sud d'Italia, sottoposte a forti pressioni competitive, devono avviare un equilibrato percorso di crescita per raggiungere quelle dimensioni che assicurano le migliori condizioni di efficienza operativa e che consentono di sostenere efficaci attività. Ma cosa deve fare una Pmi del Sud d'Italia per crescere? La domanda è pesante come un macigno, anche se la prospettiva deve essere necessariamente positiva per evitare il tracollo del Mezzogiorno e della sua economia. Ritardi, lentezze ma anche grandi potenzialità. Superare questi scogli e riuscire a incentivare lo sviluppo e aumentare gli investimenti, sono le sfide da affrontare per rilanciare la competitività nel nostro territorio. Il settore dell'Information Communication Technology, che rappresenta la convergenza di tecnologia dell'informazione (per esempio i computer) e delle comunicazioni, nelle nostre zone stenta a decollare. Il suo sviluppo, strettamente correlato alla presenza di grandi imprese, non trova in Campania, ancora caratterizzata da piccole realtà produttive (medie e microimprese), un facile terreno di crescita. Punti di forza e di debolezza vanno quindi ad intrecciarsi, creando situazioni di sviluppo difficili e contraddittorie.
Le potenzialità di crescita delle province campane, legate principalmente alla novità dell'offerta dell'ICT e alla generalizzata arretratezza territoriale, si scontrano con la difficoltà di ritrovare figure professionali qualificate e investimenti sufficienti a far crescere un tale mercato.
Le strade da percorrere per porre rimedio a tale situazione sono riconducibili a tre differenti modelli: quello assistenziale, l’implementativo e, infine, quello cooperativo. Il primo, il meno credibile e percorribile, è mirato a sviluppare scuole di formazione e attività imprenditoriali che sussistono solo fino a quando rimangono in vigore vantaggi fiscali e normativi. Un tale approccio, che già trova difficoltà d'applicazione nell'economia industriale classica, è difficilmente adattabile ad una realtà complessa e dinamica come quella rappresentata dall'industria dell'ICT. Il modello implementativo, fondato su iniziative di multinazionali e di grandi aziende di software, mira a creare, nelle zone del Mezzogiorno, isole di competenza che si rivelano essere, nel corso degli anni, molto solide e ben strutturate. Il successo di quest'ultima tipologia è dato dal fatto di elevare gli standard lavorativi che vanno a pervadere capillarmente realtà produttive più ridotte (microimprese). Il modello cooperativo, infine, creando aggregazione e cooperazione fra differenti realtà produttive nel campo dell'ICT, dislocate in varie zone del Mezzogiorno, porta ad un significativo aumento di poli di competenze che si sviluppano ancorandosi alle vari economie locali, trovando così un humus assai fertile di sviluppo. Questa è la strada da seguire, altrimenti il rischio è di vedere le aziende locali procedere aspannando e con affanno verso la globalizzazione dell'economia.

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