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Le
piccole e medie imprese del Sud d'Italia, sottoposte a forti pressioni
competitive, devono avviare un equilibrato percorso di crescita per
raggiungere quelle dimensioni che assicurano le migliori condizioni di
efficienza operativa e che consentono di sostenere efficaci attività. Ma
cosa deve fare una Pmi del Sud d'Italia per crescere? La domanda è pesante
come un macigno, anche se la prospettiva deve essere necessariamente
positiva per evitare il tracollo del Mezzogiorno e della sua economia.
Ritardi, lentezze ma anche grandi potenzialità. Superare questi scogli e
riuscire a incentivare lo sviluppo e aumentare gli investimenti, sono le
sfide da affrontare per rilanciare la competitività nel nostro territorio.
Il settore dell'Information Communication Technology, che rappresenta la
convergenza di tecnologia dell'informazione (per esempio i computer) e
delle comunicazioni, nelle nostre zone stenta a decollare. Il suo
sviluppo, strettamente correlato alla presenza di grandi imprese, non
trova in Campania, ancora caratterizzata da piccole realtà produttive
(medie e microimprese), un facile terreno di crescita. Punti di forza e di
debolezza vanno quindi ad intrecciarsi, creando situazioni di sviluppo
difficili e contraddittorie.
Le potenzialità di crescita delle province campane, legate principalmente
alla novità dell'offerta dell'ICT e alla generalizzata arretratezza
territoriale, si scontrano con la difficoltà di ritrovare figure
professionali qualificate e investimenti sufficienti a far crescere un
tale mercato.
Le strade da percorrere per porre rimedio a tale situazione sono
riconducibili a tre differenti modelli: quello assistenziale, l’implementativo
e, infine, quello cooperativo. Il primo, il meno credibile e percorribile,
è mirato a sviluppare scuole di formazione e attività imprenditoriali che
sussistono solo fino a quando rimangono in vigore vantaggi fiscali e
normativi. Un tale approccio, che già trova difficoltà d'applicazione
nell'economia industriale classica, è difficilmente adattabile ad una
realtà complessa e dinamica come quella rappresentata dall'industria dell'ICT.
Il modello implementativo, fondato su iniziative di multinazionali e di
grandi aziende di software, mira a creare, nelle zone del Mezzogiorno,
isole di competenza che si rivelano essere, nel corso degli anni, molto
solide e ben strutturate. Il successo di quest'ultima tipologia è dato dal
fatto di elevare gli standard lavorativi che vanno a pervadere
capillarmente realtà produttive più ridotte (microimprese). Il modello
cooperativo, infine, creando aggregazione e cooperazione fra differenti
realtà produttive nel campo dell'ICT, dislocate in varie zone del
Mezzogiorno, porta ad un significativo aumento di poli di competenze che
si sviluppano ancorandosi alle vari economie locali, trovando così un
humus assai fertile di sviluppo. Questa è la strada da seguire, altrimenti
il rischio è di vedere le aziende locali procedere aspannando e con
affanno verso la globalizzazione dell'economia. torna su |