1) sviluppo delle piccole e medie imprese
investire sui mercati internazionali
2) in NOTEVOLE AUMENTO IL LAVORO TEMPORANEO
ADECCO CRESCE IN IRPINIA E IN TUTTA LA CAMPANIA
3) LA SIMEST A SUPPORTO DELLE AZIENDE DEL SUD
ATTIVITà AGEVOLATIVE E SOSTEGNO ALL’EXPORT
4) IL NUOVO MERCATO DEL LAVORO
PER LE AZIENDE SERVIZI più QUALIFICATI
5) CONFRONTARSI CON IL TERRITORIO
PERCORSI E SCHEMI INNOVATIVI
6) LA FIBRA OTTICA IN RETE FOGNARIA
VANTAGGI E RITORNI ECONOMICI

 

sviluppo delle piccole e medie imprese
investire sui mercati internazionali

Per competere a livello globale è necessario conoscere e utilizzare moderne tecnologie
di Doriana Ruggiero Responsabile Gestione Qualità Poligrafica Ruggiero - polrugg@tin.it

 

Le crescenti spinte verso la globalizzazione e l'internazionalizzazione del mercato hanno cambiato il sistema e la natura stessa anche delle piccole e medie aziende. La prima, infatti, sta erodendo i confini nazionali, eliminando le barriere per gli scambi transnazionali e aumentando la competizione. Le molte aziende di ridotte dimensioni che vogliono crescere e svilupparsi o, in certi casi, almeno sopravvivere, devono iniziare ad "allargare" il pensiero. Si trovano, infatti, nella necessità di ridurre i costi, di innovarsi adottando tecnologie più efficienti, di fondare società, di creare franchising o joint venture, di trovare la propria forza nei raggruppamenti con altre imprese. Se, da una parte, esistono delle Pmi che già svolgono attività commerciali su scala internazionale e altre che stanno cercando di aumentare i loro scambi oltre confine, dall'altra ce n'é ancora una quantità notevole che non si rende conto della necessità di internazionalizzazione. In questo scenario anche il ruolo dello Stato deve subire dei cambiamenti. I Governi dell'Ocse stanno cercando di affrontare i problemi della disoccupazione e dell'emarginazione sociale incoraggiando la diffusione delle Pmi, che rappresentano una fonte importante di creazione di nuovi posti di lavoro e di crescita economica. La globalizzazione, nei paesi dell'Ocse, sta facendo sì che i vantaggi relativi, prima determinati da capitale e lavoro, dipendano ora dalla conoscenza. La capacità di cambiamento è uno dei fattori più importanti per avere competitività anche nei settori tradizionali. L'innovazione può presentarsi sotto forma di nuove tecnologie impiegate, di inediti sistemi di organizzazione della società, di gestione e formazione del personale, di servizio ai clienti, di posizionamento sul mercato, etc. Dal momento che l'80% delle Pmi dei Paesi dell'Ocse si limita a "seguire" gli sviluppi tecnologici piuttosto che promuoverli, la possibilità di avere accesso alle informazioni diventa una questione davvero della massima importanza. Sotto molti punti di vista le aziende più piccole hanno delle buone basi per poter competere a livello globale. L'allargamento dei confini, infatti, ha provocato il livellamento dell'accesso alla conoscenza e alle tecnologie, grazie alle reti e ai database elettronici. Ma le imprese che utilizzano questi strumenti devono anche essere in grado di adattarvisi rapidamente. Almeno teoricamente, le piccole aziende possono farlo più facilmente grazie alle loro ridotte dimensioni e al fatto che non sono vincolate al retaggio delle vecchie tecnologie e delle relazioni dei canali di vendita tradizionali entrando, ad esempio, "in rete" per farsi spazio nel commercio elettronico del business to business o del business to consumer. La liberalizzazione del mercato, dunque, la maggiore disponibilità e mobilità dei capitali, insieme alla convergenza delle tendenze dei clienti, alle tecnologie della comunicazione, alle priorità delle politiche, alla ristrutturazione delle società, alla pressione per l'abbassamento dei costi e per la difesa dei margini di profitto, e, infine, ai meccanismi di collegamento più economici, sono tutti fattori che contribuiscono allo sviluppo delle associazioni fra piccole e medie industrie di differenti Paesi.

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