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Burocrazia e Semplificazioni

 

Sportello Unico
Burocrazia e Semplificazioni

Le esigenze del mondo imprenditoriale
di
Adriano Buonanno Area Sindacale Unione Industriali Caserta
 

Lo Sportello Unico per le Attività Produttive, una delle più rilevanti innovazioni apportate in tema di semplificazione amministrativa, si pone lo scopo di agevolare ed innovare il rapporto tra le imprese e la Pubblica Amministrazione in tema di attività economiche, introducendo in materia di localizzazione di impianti produttivi, una procedura autorizzatoria unica, facente capo ad un solo responsabile.
Le Istituzioni hanno attribuito a questo strumento una valenza strategica, tanto da varare un "action plan" finalizzato a favorire, entro la fine del 2001, la diffusione degli sportelli unici su tutto il territorio nazionale e potenziarne la qualità dell'operato.
In particolare, l'azione di rafforzamento degli sportelli dovrà consistere in iniziative tese a rimuovere ostacoli e resistenze ed istituire programmi di sostegno nei confronti dei Comuni (formazione, assistenza e consulenza, software).
D'altro canto, la valenza strategica di questo strumento è dimostrata dalla forte attenzione prestata dalle istituzioni che, anche in virtù delle costanti pressioni del mondo produttivo, hanno già apportato rilevanti modifiche all'impianto normativo.
Ed infatti, il DPR 440/00 è frutto di un ampio dibattito, nell'ambito del quale Confindustria, unitamente ad altre forze sociali, ha sottolineato l'esigenza di introdurre quelle precisazioni volte ad evidenziare l'unicità del procedimento e del provvedimento autorizzatorio finale. Nonostante ciò, le polemiche sulle proposte di riforma non si sono placate, soprattutto perché, nella prassi, non risultano ancora superate le resistenze delle Amministrazioni, titolari degli endoprocedimenti, a coordinarsi con gli sportelli unici. Infatti, se è vero che lo sportello unico sul piano legislativo ha costituito una delle novità più rilevanti nel processo di semplificazione amministrativa in corso, è altrettanto vero che il suo decollo è stato e continua ad essere difficoltoso poiché al procedimento unico si è giunti non attraverso la semplificazione delle normative preesistenti in materia urbanistica, ambientale, dell'igiene e della sicurezza, bensì attraverso il loro inserimento nello stesso procedimento, lasciando così inalterate le competenze e le funzioni degli enti di riferimento. Le imprese, pertanto, hanno continuato a seguire le vecchie procedure, rivolgendo le istanze ai singoli enti e rendendo in tal modo più stringenti i rapporti fra lo sportello unico e gli enti coinvolti.
Il nuovo regolamento, quindi, rende ancora più urgente la rivisitazione degli endoprocedimenti, pur introducendo novità di rilievo:
- l'esplicito riconoscimento dell'unicità del procedimento autorizzzatorio facente capo allo sportello unico;
- il riconoscimento al Comune di una discrezionalità nella scelta delle Amministrazioni/Organismi pubblici cui richiedere gli atti istruttori;
- la previsione che, laddove sia operante lo sportello unico, le domande autorizzatorie vadano presentate unicamente alla struttura comunale e che le altre Amministrazioni non possano rilasciare atti autorizzatori, pareri o atti di consenso autonomi;
- la riduzione del termine entro cui si deve esprimere l'autorità competente per la VIA;
- la previsione di una riduzione del termine finale del procedimento;
- l'attribuzione agli atti rilasciati dalle Amministrazioni titolari degli endoprocedimenti della natura di atti istruttori/pareri tecnici e non quella di atti autorizzatori.
Il mondo imprenditoriale ha espresso un giudizio positivo sulla riforma in esame, considerandola, tuttavia, il punto di partenza per giungere ad un complessivo riordino del sistema autorizzatorio in grado di garantire il contenimento dei tempi procedimentali e l'individuazione dei livelli di responsabilità.
Ciò, attraverso una serie di azioni di semplificazione.
- Il potenziamento della conferenza dei servizi, la cui efficacia, nell'assetto normativo attuale, viene vanificata dal dissenso di una sola amministrazione coinvolta. In tale ipotesi, si dovrebbe disporre l'obbligo per l'Amministrazione dissenziente di motivare il diniego nell'ambito di un confronto con l'impresa ed approvare il progetto se l'impresa stessa dovesse adeguarsi a quanto dettato dall'autorità. Inoltre, sarebbe opportuno adottare il principio maggioritario per le determinazioni conclusive della conferenza.
- La garanzia di perentorietà dei termini, prevedendo forme di indennizzo automatico e forfetario a favore del richiedente in caso di mancato rilascio del provvedimento nei termini prescritti.
- L'estensione del silenzio-assenso per il procedimento di rilascio della concessione edilizia.
A tali interventi dovrebbero successivamente seguirne altri implicanti una più radicale riforma, soprattutto a livello regionale.
Sarebbe importante prevedere, ad esempio, procedure più snelle per l'adozione di varianti al Piano Regolatore Generale e, conseguentemente, consentirne la definizione con l'individuazione di maggiori spazi dedicati agli insediamenti produttivi. In quest'ottica desta interesse la proposta di assorbire alcune autorizzazioni per la realizzazione di tali insediamenti attraverso l'effettuazione, in maniera preventiva, di alcune valutazioni ad essi inerenti. Si pensi all'effetto semplificativo che si realizzerebbe innescando un processo di autovalutazione e di autocertificazione attraverso la fissazione, nello strumento urbanistico, di parametri o pre-condizioni insediative, come in tema di inquinamento acustico o di vincoli paesaggistici e idrogeologici. Si potrebbe inoltre ipotizzare lo scioglimento di istituzioni che attualmente sono sede di rallentamenti procedurali, ovvero le Commissioni Edilizie comunali e, a livello di Regione Campania, di abrogare la L.R. 10/82 istitutiva della Commissione Edilizia Integrata o, in alternativa, privarle della competenza in materia di insediamenti produttivi.
D'altronde, l'esigenza di riforma viene alla ribalta anche sulla scorta del monitoraggio sulla attuale diffusione dello sportello unico effettuato dal Dipartimento della Funzione Pubblica, da cui è risultato che, nei Comuni delle Regioni a statuto ordinario, lo sportello unico è, a tutt'oggi, istituito nel 40% circa dei casi e serve il 70% della popolazione italiana.
Più interessante sarebbe stato, però, verificarne l'effettiva operatività.
Tale risultato di piena efficienza, infatti, rischia di apparire difficilmente raggiungibile soprattutto per i Comuni di piccole dimensioni che potrebbero restare schiacciati dal peso delle nuove incombenze amministrative. Ecco perché si vede con estremo favore lo sviluppo di forme associative di gestione delle nuove competenze, sia per garantire l'adempimento dei nuovi impegnativi compiti anche da parte dei Comuni più piccoli, sia per favorire un maggiore coordinamento delle iniziative sul territorio.
Sovviene, inoltre, la considerazione che le direttrici dello sviluppo economico e produttivo non necessariamente coincidono con i confini amministrativi dei Comuni. Ciò, pertanto, implica l'opportunità di ripartizioni di competenze più flessibili, mediante l'associazione dei Comuni più piccoli, o aventi aree di sviluppo economico contigue o analoghi problemi in materia di attività produttive; ovvero mediante l'associazione degli stessi con Comuni di maggiori dimensioni che fungano da capofila, o anche mediante l'associazione degli stessi Comuni con le Province, le comunità montane e, ove previste, con aree metropolitane.
Si potrebbe infine ipotizzare, sia nella fase progettuale che in quella attuativa, un maggiore coinvolgimento di quegli enti istituzionalmente preposti alla cura degli interessi coinvolti, quali le Associazioni Industriali, le Camere di Commercio, la Soprintendenza ai beni artistici, storici e culturali e la Soprintendenza dei beni archeologici. E proprio tale ultima proposta può rappresentare un interessante e fattibile punto di partenza per arrivare alla piena operatività degli Sportelli Unici nella provincia di Caserta, soprattutto per superare l'iniziale fase di ritardo attuativo in cui si trovano diversi Comuni, alcuni dei quali di importanza strategica per nuovi insediamenti produttivi.
Dai dati in nostro possesso, infatti, risulta che nella nostra provincia solo il 38% dei Comuni ha istituito uno sportello unico, spesso neanche pienamente operativo, e, di questi, solo il 12% lo ha fatto in maniera consorziata.
Ecco perché, soprattutto per la situazione socio-economica e per la conformazione geografica della provincia casertana, per giungere ad una reale e completa attuazione sarebbe opportuno dislocare la struttura operativa presso quegli Enti che offrono maggiori potenzialità logistiche, organizzative e territoriali.
Si potrebbe allora ipotizzare la nascita di SUAP "consorziati" che vedano, in qualità di Comune capofila, l'Ente dell'agglomerato industriale con maggiori possibilità organizzative, sul modello in via di realizzazione per alcuni Comuni dell'alto casertano; oppure, in alternativa, l'accentramento degli Sportelli Unici nei Comuni di maggiori dimensioni presenti nei Distretti Industriali.
Si può, in conclusione, affermare che le complessità e le novità della nuova disciplina hanno sicuramente messo a dura prova le capacità e le possibilità organizzative dei Comuni, imponendo un radicale mutamento dei rapporti fra burocrazia e cittadini ed un nuovo clima di reale collaborazione fra uffici ed enti diversi.
Tuttavia, le difficoltà ancora presenti hanno determinato non poche incertezze interpretative ed applicative, che andranno risolte nella speranza che la sfida lanciata possa essere vinta e che possa, anzi, contribuire ad un nuovo rapporto fra amministrazione e cittadini, improntato all'effettivo perseguimento dell'interesse pubblico e ad uno sviluppo economico locale sostenibile, nella chiarezza delle rispettive responsabilità e dei rispettivi diritti e doveri.

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