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Il
convegno organizzato a settembre dai Giovani Imprenditori si è svolto
all'indomani della chiusura del vertice Onu di Johannesburg sullo sviluppo
sostenibile, ad un anno dall'attentato alle Torri gemelle di New York,
dopo un periodo nel quale le avversità metereologiche ed ambientali hanno
stravolto la normalità di alcune aree, mentre i paesi del terzo mondo
restano ancorati ad un livello di sviluppo del tutto incoerente con il
rispetto della dignità umana. Questa concatenazione di eventi, seppur
apparentemente distanti nella manifestazione geografica, non è casuale. È
il segno di una stridente contraddizione che pone con brutale evidenza,
l'implosione di problemi trascurati, e con enfasi denuncia il limite di
strumenti incisivi ed efficaci di gestione sui processi di riaggiustamento.
Sono fenomeni che investono il governo mondiale e chiamano in causa i
meccanismi di azione dell'Onu, troppo condizionata dagli egoismi degli
Stati. Da essi possiamo trarre una lezione di carattere universale: il
progresso va governato per non creare squilibri difficilmente
recuperabili. Proprio partendo da queste considerazioni, intendiamo porre
all'attenzione alcune tematiche che hanno valenza strategica. Abbiamo
voluto confrontare le idee, le riflessioni, i programmi di diversi e
qualificati interlocutori, ognuno dei quali impegnati in osservatori
privilegiati. E ciò è servito per raggiungere una visione condivisa di
come coniugare le attività d'impresa con l'ambiente, di come arricchire il
sentiero dello sviluppo imprenditoriale intrapreso nelle nostre aree. È
emersa una novità interessante: non più solo dibattere sul come "fare
sviluppo", bensì operare concretamente per garantire una crescita armonica
che crei valore diffuso e condiviso, salvaguardando l'ambiente. Il
Convegno ha risposto anche ad un'esigenza di carattere associativo, dare
diffusione nelle strutture territoriali ai lavori portati avanti dal
comitato nazionale Ambiente ed Energia dei Giovani Imprenditori. La
visione che ispira le nostre iniziative è quella di recuperare il forte
senso etico dell'agire economico, proprio quando all'impresa è dato il
compito di generare benessere, valore aggiunto e di far progredire le
comunità in modo diffuso e coerente con i fondamentali diritti umani. Il
futuro dell'impresa è di questa impresa, che cambia individuando nei
principi etici la chiave di successo per competere sul mercato globale.
Condividiamo quanto scritto nell'enciclica Gaudium et spes, che
affrontando il tema dell'etica ed economia definisce questo rapporto sul
doppio vincolo dell'autonomia e della subordinazione. Ed è questo un
livello di equilibrio indispensabile, fatto proprio da molti imprenditori
attratti, e non solo per suggestione, da una moderna visione di
espansione. Anzi, per alcuni aspetti le stesse regole economiche hanno
recepito le finalità proprie delle posizioni etiche contenute nel
documento consiliare e di quelle espresse dalla riflessione
dell'intelligenza umanistica laica. Il premio Nobel Amartya Sen definisce
lo sviluppo sostenibile nel "non prendere dalla natura più di quello che
può rigenerare e aumentare i diritti e la giustizia delle persone". Sono
indicazioni autorevoli, non delegabili solo all'incerto governo mondiale.
La riflessione dei Giovani Imprenditori è andata oltre, proponendo la
visione dello sviluppo armonico come linea guida per enfatizzare il ruolo
dei soggetti coinvolti nel governo dei processi. Il compito fondamentale
dell'impresa è quello di generare ricchezza da ridistribuire agli attori
che hanno contribuito alla sua creazione. Lo sviluppo è armonico quando le
regole condivise garantiscono l'equità di questa redistribuzione. È
comunque l'azione locale, ispirata a principi universali, che deve
tradurli in programmi operativi. I problemi dell'ambiente e delle fonti
energetiche richiedono soluzioni specifiche e coerenti con le realtà
locali. Proprio in occasione del vertice di Johannesburg è stato più volte
sottolineato da parte degli esponenti dell'Onu che un presumibile scenario
di guerra, come è stato ed è per le fonti energetiche, potrebbe essere
causato dal controllo delle risorse idriche. È importante sensibilizzarsi
su questi problemi, ma ciò stride, per esempio, con la constatazione che
nelle nostre aree la rete di distribuzione idrica disperde il 40%
dell'acqua immessa. Sul piano dell'approvvigionamento le sorgenti non
saranno più sufficienti a soddisfare il fabbisogno, mentre l'assenza di
governo del territorio provoca i disastri di Quindici, Sarno e Cervinara.
Non abbiamo ancora realizzato il ciclo integrato delle acque. Lo stesso
dicasi per l'energia elettrica. Attualmente più del 70% della produzione
italiana è da attribuirsi a prodotti petroliferi e gas, mentre all'estero
il nucleare e il carbone, raggiungono quote sempre maggiori del 50%. Le
industrie e le famiglie italiane sostengono un costo dell'energia
superiore, in media del 20-40% rispetto agli altri paesi europei; le
piccole e medie imprese, spina dorsale del sistema produttivo nazionale,
addirittura superiore del 50-100%. Certo sono importanti i recenti
provvedimenti di liberalizzazione del mercato e di fissazione dei tetti
massimi di tariffazione. Ma la coerenza vuole che il costo sia abbattuto
laddove si genera, cioè nell'utilizzo delle fonti e nell'erogazione.
Basti pensare che la rete di distribuzione della nostra regione, non al
passo con i tempi, registra delle inefficienze sia in termini di
dispersione, circa il 10%, sia in termini di interruzioni nell'erogazione,
alquanto frequenti. La necessità di investimenti per l'ammodernamento e il
potenziamento delle reti è una delle priorità del territorio che deve
saper attrarre, e non ostacolare, gli investimenti necessari. Gli enti
locali, del resto, sono chiamati a svolgere una funzione diversa, atteso
che è mutata la natura delle principali società operative nel campo della
infrastrutturazione: non più enti pubblici, ma società private quotate in
borsa e quindi soggette ad una severa valutazione dei propri investimenti.
Le amministrazioni devono collaborare offrendo un quadro di certezze e
snellezze burocratiche, senza ulteriori aggravi di costi, per superare il
grande ostacolo delle autorizzazioni. Questi sono solo alcuni esempi. Come
Giovani Imprenditori ci aspettiamo una maggiore corrispondenza tra il modo
di sentire i problemi e l'agire quotidiano da parte dei responsabili delle
politiche ambientali ed energetiche. Vorremo essere confortati nella
nostra ferma convinzione che il futuro dell'impresa è nella ritrovata
armonia etica, ambientale ed energetica dell'agire economico. Avellino
rappresenta la prima tappa di un percorso finalizzato a diffondere il
manifesto dei Giovani Imprenditori di Confindustria sull'ambiente, energia
e sviluppo che pone come presupposto dello sviluppo armonico la
responsabilizzazione consapevole di ciascun attore istituzionale,
economico e sociale.
Nel documento si legge che il primo attore che deve dimostrarsi
all'altezza delle sfide è quello politico. Grande è anche la
responsabilità ricoperta dalla comunità scientifica, chiamata a fornire
garanzie precise sull'evoluzione della ricerca e della sperimentazione
negli ambiti di biotecnologie ed ingegneria genetica.
La manifestazione di Avellino precede il tradizionale appuntamento con il
convegno nazionale dei Giovani Imprenditori a Capri, un'ennesima e
preziosa occasione di confronto, alla presenza di prestigiosi esponenti
del governo nazionale e regionale sui temi dello sviluppo. Argomenti che
vedono i giovani impegnati e uniti, determinati a chiedere risposte
concrete e a scuotere le coscienze di chi può contribuire ad imprimere una
svolta positiva al sistema economico del paese, che sta vivendo un momento
particolarmente delicato. torna su |