1) LA VARIABILE INNOVAZIONE
LEVA STRATEGICA PER LA CRESCITA ECONOMICA
2) AVANZA L’AUSTRALASIA
REALTÀ EMERGENTE NELL’ECONOMIA MONDIALE

 

LA VARIABILE INNOVAZIONE
LEVA STRATEGICA PER LA CRESCITA ECONOMICA
I benefici effetti della cooperazione tra imprese e sistema della ricerca
di Salvatore Farace Project Manager CELPE Centro di Economia del Lavoro e di Politica Economica - Università di Salerno - sfarace@unisa.it
 

L’innovazione è considerata da sempre uno dei fattori cruciali per garantire un elevato livello di competitività alle imprese, a prescindere dalla tipologia dei mercati e settori, e dalle condizioni macroeconomiche dei paesi considerati. Se questo è sicuramente un punto sul quale i margini di discussione non sembrano particolarmente ampi, è vero anche che vi sono difficoltà serie per definire l'innovazione. Tali difficoltà rendono ancor più importante la determinazione di una tassonomia, cioè l'individuazione dell'insieme di variabili per una misurazione attendibile dell'innovazione stessa. Il primo step è rappresentato dunque dalla definizione di innovazione, cioè dall'individuazione del campo di indagine. Negli ultimi anni si è sempre più consapevoli del fatto che l'innovazione tecnologica rappresenta soltanto una delle diverse modalità con cui le imprese operano per essere più competitive sul mercato. Se dunque l'innovazione tecnologica costituisce parte di un sistema più complesso e articolato, è evidente che vanno prese in esame anche altre variabili aziendali e dell'ambiente stesso in cui opera l'impresa. Un secondo aspetto attiene il dibattito economico circa l'analisi degli effetti dell'innovazione tecnologica sulla crescita economica e sull'occupazione. Le ragioni di ciò trovano fondamento nelle asimmetrie e negli effetti creati dalle tecnologie, soprattutto in periodi come quello attuale, caratterizzato da una notevole fecondità innovativa che ha determinato la nascita di nuovi paradigmi tecnologici, e da una elevata instabilità nei mercati, soprattutto (ma non solo) in quello del lavoro. In particolare, gli studiosi della crescita hanno sottolineato l'importanza dell'innovazione quale elemento esplicativo del notevole incremento della produttività registrato nel secolo appena passato, anche in considerazione del fatto che l'analisi delle statistiche dei fattori produttivi ha rivelato che gli input di capitale e lavoro sono rimasti sostanzialmente immutati. Il fenomeno in esame è divenuto essenziale anche per le piccole e medie imprese, che, pur non disponendo, se non raramente, di una funzione di ricerca e sviluppo e/o di ricercatori al proprio interno, si rendono conto della necessità di introdurre elementi di novità per rafforzare la propria competitività sui mercati. Ad esempio, i nuovi modelli di organizzazione introdotti anche in imprese medie e piccole, sono in grado di assicurare risultanti interessanti in termini di miglioramento della competitività. La ricerca OPIS (Osservatorio permanente sulle imprese della provincia di Salerno realizzato dal CELPE dell'Università di Salerno, dalla Fondazione Salernitana Sichelgaita e dal PST di Salerno e delle Aree Interne della Campania), nei suoi primi risultati, evidenzia, tra gli altri, i dati relativi alla tipologia delle innovazioni introdotte dalle aziende salernitane: esse sono di prodotto nel 39% dei casi, e di processo nel 33%. Nel nostro sistema produttivo vi è poco spazio per innovazioni di tipo gestionale presenti soltanto nel 5% dei casi. Tali risultanze si riferiscono alla prima o principale innovazione; tuttavia, nel caso in cui l'impresa abbia introdotto ripetutamente elementi di novità cresce significativamente il ruolo di innovazioni gestionali, mentre perdono proporzionalmente peso le prime due tipologie. L'evidenza maggiormente significativa ci consente dunque di affermare che quanto più le aziende salernitane percepiscono l'importanza delle innovazioni, tanto più agiscono in maniera da massimizzarne i benefici, introducendole all'interno di un contesto organizzativo e gestionale rivisto, alla luce delle caratteristiche tipologiche dell'innovazione stessa.
Per quanto le differenze nell'introduzione di innovazioni tra i settori produttivi salernitani non siano particolarmente rilevanti, sono quelli caratterizzati da forti economie di scala ad avere un ruolo importante ed attivo. La limitata propensione all'innovazione è influenzata anche dai contenuti effetti del processo innovativo, che non sempre sono commisurati alle aspettative degli imprenditori. Infatti, se generalmente vi è un miglioramento delle conoscenze tecniche, vi è da dire che quelli relativi al mercato sono meno significativi. Tuttavia, quanto più le imprese sono innovative, maggiore è il loro livello di soddisfazione rispetto ad esse; passando dal 39% della prima innovazione, al 49% della seconda fino ad arrivare ben al 70% nel caso della terza. Tale aspetto ci porta a concludere che vi è una sorta di processo cumulativo della conoscenza, per cui l'impresa che riesce ad essere maggiormente innovativa ne trae benefici ragguardevoli. La correlazione deve essere letta anche nel senso di garantire un migliore livello qualitativo delle organizzazioni imprenditoriali e dei prodotti venduti; gli obiettivi alla base del processo innovativo sono inizialmente la riduzione dei costi fissi, delle materie prime e del personale. Nel passaggio alla terza, l'importanza di questi diminuisce concretamente, mentre permangono quelli di mantenere/acquisire quote di mercato, migliorare la qualità dei prodotti e l'organizzazione dell'impresa.
Le aziende più innovative sono proprio quelle che hanno una percezione più articolata dei fenomeni di mercato, per cui, se da un lato si può generalmente affermare che le imprese intendono privilegiare innanzitutto le innovazioni factor-saving (che consentono di ridurre l'utilizzo dei fattori produttivi), dall'altro sono poche quelle che si rendono conto che è importante passare a nuovi e più innovativi modelli di organizzazione, gestione e strutturazione del processo produttivo. Per quanto riguarda le tendenze, l'analisi dei dati mette in luce anche una riduzione del livello medio di investimenti in innovazione negli ultimi anni, anche a causa della perdurante crisi economica, sia a livello nazionale che locale. Tuttavia, se le imprese sono poco innovative e investono generalmente in misura ridotta per mancanza di risorse, è anche vero che il processo innovativo è quasi sempre di tipo tradizionale (nuovi prodotti e/o processi) specie per la prima innovazione. Raramente si è riscontrata l'introduzione di nuovi modelli di organizzazione e questa evidenza è limitata alle imprese maggiormente innovative, in netta minoranza. Se si analizza l'impostazione che è stata data al concetto di innovazione da rilevare presso le imprese, inteso come nuovi prodotti, processi, modelli di organizzazione e in ogni caso nuovi mezzi/strumenti capaci di determinare effetti significativamente positivi in azienda, viene fuori che nonostante questa interpretazione semantica (e non economica) di innovazione, sono sempre poche le aziende in grado di rispondere positivamente alle esigenze di mercato. La ridotta propensione all'innovazione delle imprese provinciali (solo 1,7 innovazioni medie per impresa), può tuttavia anche essere letta all'interno della posizione complessiva della provincia di Salerno nell'economia del nostro Paese. In questo senso, la ridotta innovatività complessiva delle imprese intervistate rappresenta comunque un importante impegno del tessuto produttivo ad adeguarsi alle mutevoli esigenze di un mercato, recependo anche gli stimoli provenienti da fornitori, consulenti, lavoratori e concorrenti.
Tuttavia, lo sforzo di un sistema produttivo fondato su imprese di dimensione ridotta e, quindi, impossibilitate a destinare ingenti quote di risorse all'innovazione, deve accompagnarsi ad un significativo potenziamento delle relazioni tra le stesse e il sistema della ricerca (Università, PST, BIC, eccetera): esperienze passate e recenti ci insegnano che ognuno di tali attori ha da guadagnare dalla cooperazione per lo sviluppo e la crescita del territorio.

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