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Nel mondo globalizzato l’ottimismo, l’entusiasmo, la fiducia nelle sue possibilità di crescita sembrano costituire una parola d’ordine, quasi una bandiera da sventolare di fronte ai «profeti di sventura» o a chi, più semplicemente, pone l’accento sui limiti, sulle storture o sui problemi dell’attuale società.
Ad evidenziare questi ultimi, ponendo in particolare l’accento sulla questione-lavoro, è Anna Maria Mori nel volume «Gli esclusi. Storie di Italiani senza lavoro», pubblicato per i tipi della casa editrice Sperling & Kupfer.
Giornalista radiofonica, poi televisiva, quindi della carta stampata, per molti anni inviata speciale per la cultura e gli spettacoli del quotidiano la Repubblica, l’autrice riesce a rappresentare una realtà non sempre chiara ai più, senza la paura di denunciare ciò che ormai si presenta non solo come un’emergenza sociale, ma come un dramma psicologico.
Chi non ha o ha perso il lavoro vive infatti con crescente ansia e disagio la propria condizione di «escluso», tanto sul piano materiale quanto sul versante morale.
Anche Giuliano Amato, nella prefazione al libro, afferma che «sviluppo e competitività sono state grandi ed efficaci parole d’ordine sino ad oggi, perché contenevano in sé l’implicita promessa di una diffusione sempre più larga del benessere». Ma questa promessa non è stata mantenuta negli ultimi anni.
Perché il benessere si diffonda non basta liberare il Prometeo che ognuno serba in sé: occorre adoperarsi per scoprire, educare e far valere ogni potenzialità.
Anna Maria Mori tenta allora di fotografare l’«altra faccia della luna», quella dove la moda e la pubblicità, la new economy e la finanza, le vacanze intelligenti e il fitness non hanno territorio, perché i loro presunti fruitori non vi hanno accesso, troppo impegnati a cercare di sopravvivere, piuttosto che a vivere.
Urbano Aletti, Vincenzo Mattuni, Enzo Berlanda, Ettore Fumagalli, Attilio Ventura: sono solo alcuni dei protagonisti delle più recenti vicende di Piazza Affari, le cui storie sono raccontate da Fabio Tamburini nel libro dal titolo «Affari in piazza - La storia della Borsa nel racconto dei suoi protagonisti», edito dalla Longanesi & C. Con l’avvento della Borsa telematica e la conseguente crescita delle aziende quotate e degli scambi giornalieri, sono cambiate molte leggi e regole operative. Sono saliti in soffitta quasi due secoli di attività: le giornate al «parterre» e l’universo che gravita intorno a quell’arena si sono dissolti. E con essi il dialetto milanese, considerato fino a qualche tempo fa la lingua ufficiale di Borsa Italia, con cui ogni mattina si celebrava un rito tra persone che lavoravano in un ambiente in cui contava soprattutto il rapporto personale. Le testimonianze raccolte da Fabio Tamburini rappresentano così un contributo alla conoscenza del periodo che ha preceduto l’ingresso dei nuovi finanziatori di Borsa, che hanno portato inevitabilmente, nonostante la resistenza opposta dai grandi gruppi al tramonto della realtà di Piazza Affari.
Fabio Tamburini
"Affari in piazza"
Longanesi & C. editori
300 pagine - 32.000 lire
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