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Un libro scritto da Napoleone Colajanni ripercorre le tappe fondamentali della crescita dell’economia italiana
un uomo identificato con mediobanca
svelata l’anima segreta di enrico cuccia

«Lo gnomo» di via Filodrammatici si pose al servizio delle grandi famiglie borghesi
a cura di Denaro Cultura
 

Descritto, piuttosto superficialmente, come il «padrone dei padroni» o lo «gnomo di via Filodrammatici». Protetto da un muro impenetrabile di riservatezza in vita. Avvolto da un alone di mistero che è sopravvissuto alla sua morte. Enrico Cuccia si rivela, alla prova dei fatti, come «l’erede povero» di Bonaldo Stringher e di Alberto Beneduce nel difficile mestiere di tutore delle grandi famiglie della borghesia produttiva. I primi due avevano alle spalle, rispettivamente, la forza della banca di emissione e di un ente di Stato come l’Iri, massima espressione dell’autorità del regime. Cuccia ha invece potuto contare solo su qualche «spicciolo» pubblico e sui mezzi relativamente modesti raccolti sul mercato. La sua figura, legata inscindibilmente alla storia di Mediobanca, viene descritta da Napoleone Colajanni nel volume «Un uomo, una banca», stampato per i tipi della Sperling & Kupfer editori. L’autore svela al lettore, attraverso un intreccio illuminante di intuizioni e debolezze, l’anima segreta di Enrico Cuccia, l’unico «grand commis» della finanza italiana del dopoguerra. Un uomo che ha messo l’ingegno (tanto) e i capitali ricevuti dallo Stato (pochi) al servizio della grande impresa, riuscendo a salvare le famiglie e la banca, ma smarrendo, molto spesso, le aziende. Per capire come ciò sia potuto avvenire e quanto questa situazione abbia inciso sullo stato di famiglia attuale del sistema economico italiano, bisogna partire dalla storia di Enrico Cuccia e dalla prima, vera Mediobanca, una storia che si arresta «per uno dei frequenti scherzi del destino» a quello che successivamente si è rivelato come un punto di svolta. I primi anni Novanta rappresentano il momento culminante di Mediobanca, mentre l’intero decennio segna l’inizio del declino, non della banca in quanto tale, ma del sistema che da essa ha preso il nome. Nel suo libro Colajanni narra la storia dell’istituto di credito, dalla nascita fino all’inizio degli anni Novanta. E pertanto per lo stesso lasso di tempo si percorre non la vita ma l’attività professionale di Enrico Cuccia, senza aver la pretesa di tracciarne una biografia. Si può dire che Mediobanca costituiva il crocevia delle grandi imprese italiane, dove si terminavano gli incroci dei possessi di azioni e si definivano le operazioni di acquisizione e fusione. Cosa diversa da un unico gruppo di potere con un unico punto di riferimento. 
Il giudizio corrente era che Mediobanca fosse una sorta di eminenza grigia del capitalismo italiano, grazie soprattutto alla genialità misteriosa e vagamente marcata di diabolicità di Enrico Cuccia, da cui partivano tutte le trame che permettevano di mantenere nell’economia italiana il potere di alcune grandi famiglie.

LA STRUTTURA

• Capitolo I: Le premesse
• Capitolo II:
Il decennio di lancio
• Capitolo III:
Gli anni del miracolo
• Capitolo IV:
Al centro del potere
• Capitolo V:
La stagflazione
• Capitolo VI:
Mediobanca e le imprese: Fiat, Pirelli, Snia, Montedison
• Capitolo VII:
L’ambigua ripresa
• Capitolo VIII:
L’esperienza

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