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Il Colonnello Raffaele D’Angiolella, giunto a Salerno nel luglio del ’97 e proveniente dal Comando Regionale di Napoli, ha alle spalle una brillante carriera spesa in gran parte nei reparti operativi della Guardia di Finanza. Nativo della provincia di Caserta, ha maturato una lunga esperienza nelle Compagnie di Venezia e del Brennero, presso il Nucleo PT di Sondrio, il Nucleo Centrale di Roma, il Secondo Gruppo di Bari ed il Comando Generale di Roma.
Colonnello, l’azienda “Guardia di Finanza” di che cosa si occupa?
Un recente provvedimento normativo ha meglio determinato le competenze della Guardia di Finanza. La legge n.78/2000 riconosce alla GdF funzioni di polizia economica e finanziaria per la tutela degli interessi erariali dello Stato e dell’Unione Europea. Il Corpo è preposto per l’area finanziaria alla tutela delle entrate dello Stato (in particolare al contrasto dell’evasione fiscale) e dell’erogazione di denaro pubblico (spesa delle P.A. in collaborazione con la Corte dei Conti). Per quanto invece concerne l’area economica la Guardia di Finanza è preposta al contrasto di ogni forma di inquinamento dell’economia legale: truffe, riciclaggio, vendita di prodotti falsificati.
Tutto ciò che ha valore economico o comunque ha un risvolto finanziario è di nostra competenza.
Come siete organizzati sul territorio salernitano?
Abbiamo sedici presidi (Nucleo di Polizia Tributaria, Compagnie, Tenenze e Brigate) collocate nelle aree ritenute di maggiore interesse dal punto di vista dell’attività di polizia economico-finanziaria. A questi presìdi sono assegnati complessivamente 750 militari”.
Su quale versante avete concentrato maggiormente le energie?
Attualmente la funzione principale resta la lotta all’evasione fiscale. Dal nostro punto di vista è molto importante sviluppare una mirata attività investigativa che prenda in considerazione l’evasione fiscale totale, le fatture fittizie e le contabilità alterate. Altro fronte primario è senza dubbio la lotta alla criminalità economica: evasione contributiva e quindi lavoro nero; vigilanza sulla spesa pubblica. Sul piano più strettamente finanziario assume grande rilievo la salvaguardia degli interessi dell’Unione Europea: dazi doganali, quota parte dell’Iva eccetera relativamente alle entrate; interventi dei fondi strutturali e in ambito agricolo relativamente alle uscite.
Che cosa caratterizza l’attività della Guardia di Finanza?
La nostra attività ha una sua “originalità”: può in un certo senso essere misurata economicamente in quanto vengono individuate somme – come per esempio quelle dell’evasione dell’Iva – che determinano concretamente un recupero d’imposta da parte degli Uffici. In buona sostanza la Guardia di Finanza riesce a riportare nelle casse dello Stato somme che altrimenti non sarebbero mai versate.
Che idea ha della provincia di Salerno?
Sotto il profilo della criminalità economica e finanziaria non è una
provincia omogenea. Ci sono aree con una maggiore diffusione di fenomeni
illegali, ma prevale un dato di fondo: gli obblighi fiscali vengono spesso
ritenuti un inutile fardello che grava sul proprio bilancio. Basti pensare
che oltre il 30 per cento dei soggetti obbligati controllati non emette
scontrino fiscale e che spesso le verifiche presso la sede di lavoro fanno
emergere gravi irregolarità. Credo che non sia sbagliato parlare di un
problema culturale, di una mentalità sbagliata che porta ad affrontare la
questione degli obblighi fiscali e previdenziali in maniera distorta.
E la classe
imprenditoriale?
Salerno fino a qualche
anno fa ha usufruito di una forte presenza di insediamenti produttivi di
grandi imprese, anche multinazionali. Ora credo che gli imprenditori
salernitani stiano prendendo coscienza di avere responsabilità maggiori:
dovranno caricarsi sulle spalle il peso dell’intera economia
provinciale, colmando – preferibilmente prima di altri – i vuoti che
si sono aperti. Sono ottimista perché questo stato di cose è certamente
un fattore di crescita. Le associazioni da questo punto di vista possono
rappresentare un passaggio aggregativo di grande importanza aiutando la
crescita del sistema - Salerno, innescando una dinamica collaborativa e
costruttiva. In tale contesto le vocazioni territoriali sono il principale
riferimento per costruire percorsi di sviluppo. Non è possibile
stravolgere la realtà socio-economica del territorio. Anzi, bisogna
partire proprio da questa assecondando la domanda di infrastrutture e
collegandola ad un’attenta valutazione dell’impatto ambientale.
Intervista al Sindaco di Battipaglia Fernando Zara
PIU' QUALITA' E
PIU' SERVIZI PER RINNOVARE LE ISTITUZIONI
Quale ruolo a suo giudizio devono assumere le associazioni datoriali e di categoria all’interno delle dinamiche di sviluppo territoriali?
Premesso che lo sviluppo del territorio, e, in questo contesto, per sviluppo intendiamo il processo di crescita economica e sociale delle popolazioni ivi insediate, passa attraverso quella serie di meccanismi cosiddetti di concertazione tra tutte le forze sociali, inizialmente dovuti ad uno stato di contingenza e che ora invece sono diventati regola di dinamica degli accordi – stiamo parlando di Patti Territoriali, Patti Specializzati, Contratti d’Area, Filiere, Protocolli d’Intesa, etc. – il ruolo delle associazioni datoriali e di quelle di categoria è diventato un ruolo istituzionale “di premessa” e non di analisi di fatti e fenomeni già decisi e preordinati. Le politiche salariali ed occupazionali, quindi, dovranno essere innestate in processi di mini globalizzazione di sviluppo territoriale e non di singole imprese. Il territorio, comunque, dovrà tener conto, e questo è anche uno dei ruoli fondamentali che dovranno assumere le associazioni datoriali e di categoria, del raccordo con il più ampio sistema di sviluppo regionale, nazionale ed internazionale. La competenza e l’indiscussa professionalità delle predette associazioni dovranno saper coniugare new economy ed old economy in termini di efficienza e di operatività. Come risolvere questi problemi trasferendo questi concetti all’interno della complessa concertazione per la soluzione dello sviluppo.
Molto spesso le Istituzioni singolarmente ed in quanto “sistema” non sono in grado di garantire livelli di efficienza e di operatività. Come infrangere questa spirale di ritardi e di
malaburocrazia?
È giunto il momento in cui le Istituzioni, intese come momenti territoriali di governo della cosa pubblica, devono confrontarsi con il mercato. Nel nostro caso parliamo del mercato dei bisogni pubblici essenziali e di tutti quei servizi che le istituzioni territoriali sono in grado di offrire alla popolazione di riferimento, rispettando criteri di democrazie ed imparzialità. Bassanini, con la sua riforma degli Enti Locali, introduce i concetti di efficienza, efficacia, economicità e produttività del “sistema” governo. Ciò ha consentito, anche se riprendendo norme già esistenti nel nostro ordinamento giuridico, una aziendalizzazione degli Enti il cui profitto, pur essendo un profitto sociale, deve derivare dal serio confronto tra costi e ricavi relativi a singoli interventi. L’introduzione della contabilità economica negli Enti Locali ha, inoltre, sensibilizzato gli amministratori sul problema “costi – benefici”. Le così dette Società Miste, di cui possono dotarsi gli Enti pubblici, se costituite con partners privati di sicura e provata professionalità, possono certamente garantire livelli di economicità molto vicini a quelli dell’impresa privata.
Già la parola burocrazia contiene in sé, nel linguaggio comune, un concetto negativo, figuriamoci se facciamo precedere tale termine da un prefisso dispregiativo e lo riferiamo alle strutture pubbliche.
Il processo di modernizzazione delle Istituzioni dovrà necessariamente tenere presente organigrammi in grado di garantire i flussi delle informazioni e, quindi, del “percorso burocratico”, che dovrà essere più leggero e rapido possibile. Senza rifarci al Taylor e al Fayol, ci auguriamo ricerche, finanziate ed autorizzate da organi sovrapposti, in grado di garantire, nel rispetto della dignità dei lavoratori, una produttività pubblica non più criticabile come quella attuale. Per quanto mi riguarda, come pubblico amministratore, ho attivato nel Comune di Battipaglia due Società Miste, due Istituzioni e due Aziende Speciali, oltre a partecipare attivamente a sette Consorzi ed a coordinare un Patto Territoriale (il Sele Picentino) ed un Patto Specializzato per l’agricoltura. Ciascuna di queste strutture dovrà autonomamente produrre un profitto sociale, che dovrà essere autonomamente sottoposto al giudizio dell’Ente promotore. L’Ente, a sua volta, deve garantire il “sistema” e cioè l’unitarietà e la mutualità di ogni azione, che dovrà essere rivolta al benessere collettivo, nel rispetto della democrazia e delle libertà.
Un caso emblematico è il mancato decollo dello sportello unico per le imprese…..
È il tipico caso della norma che precede e che vuole anticipare una realtà non ancora matura ed in grado di recepire il “nuovo”. Non direi che lo sportello unico non è decollato in nessun Ente, direi piuttosto che è decollato solo in quelle strutture dove obiettivi, metodi e strategie economiche sono stati prioritariamente definiti dall’Ente e, solo successivamente, affidati alla gestione dello sportello unico. Non dobbiamo, comunque, trascurare la complessità del “procedimento” amministrativo, che per essere trasparente ed imparziale abbisogna di una approfondita analisi tecnica e legale da parte dell’“amministratore”. I rischi di una velocizzazione non accompagnata da un adeguato controllo sono sicuramente i motivi del lento decollo dello sportello unico. È auspicabile l’istituzione di corsi di alta specializzazione per dipendenti pubblici, al fine di predisporre le ricerche e gli studi necessari per l’istituzione di uno “sportello unico unificato” e cioè con procedimenti ed iter burocratici identici per ogni comune.
Area industriale di Battipaglia: come recuperare una situazione di degrado che penalizza le imprese?
È diverso tempo che stiamo operando per una adeguata soluzione all’area industriale di Battipaglia. Tuttavia, quando il governo di un’area destinata ad insediamento di attività produttive necessita di infrastrutture che debbono essere realizzate da una parte pubblica sovraordinata al territorio dell’insediamento medesimo, un Comune trova serie difficoltà operative. Ho proposto, comunque, un “condominio” di imprese, da costituirsi all’interno dell’area industriale, nel quale il Comune di Battipaglia dovrà avere un posto di coordinamento. Le imprese, dal loro canto ed una volta riunite in un unico soggetto, dovrebbero essere in grado di poter proporre nuovi strumenti di risoluzione dei problemi.
In quale contesto strategico il Comune di Battipaglia ha avviato la politica degli insediamenti produttivi?
Battipaglia, con il suo nuovo PRG, metterà in moto, mi auguro, lo sviluppo della Piana del Sele. Ci candidiamo, senza falsa modestia, a divenire il centro direzionale di tutta l’area. Abbiamo tenuto conto di un nuovo sistema turistico creando un polo alberghiero attrezzato ed una nuova area industriale in grado di accogliere tutte quelle istanze di una nuova e giovane imprenditoria che attualmente resta mortificata proprio per mancanza di aree. Non vediamo, comunque, la Piana del Sele come un sistema economico chiuso, anzi, la vediamo inserita in un contesto regionale ed europeo nel quale e per il quale stiamo già lavorando. La strategia insediativa terrà in particolare considerazione il rispetto dell’ambiente, inteso non solo come ecosistema naturale ma anche come sistema di gestione delle risorse umane, e, quindi, terrà conto delle aspirazioni dei giovani formati sul territorio nelle varie imprenditorialità possibili. Nessuno di noi, credo, è in grado di disegnare strategie di sviluppo a lungo termine; la new economy, infatti, aprirà porte su mercati e sistemi attualmente non prevedibili. È necessario, in questo contesto, operare su strategie della massima flessibilità.
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