Poche risorse economiche
La Provincia preferisce altri settori

Balneazione 2003: un chilometro di “tuffi” in più a beneficio dei turisti
di Vito Salerno
 

ROBERTO NAPOLI
Direttore Dipartimento Salerno - ARPAC  -
arpac-salerno@libero.it

La qualità del nostro mare migliora. Il numero di aree balneabili per l'estate 2003 cresce. Dei 154 punti che corrispondono ad altrettante spiagge, 27 non saranno balneabili rispetto alle 32 dello scorso anno. E se in cinque entrano nell'olimpo delle spiagge sicure, solo su una si vedrà issato il cartello con su scritto "balneazione vietata": quella a 500 metri ad ovest del fiume Tusciano, a Pontecagnano. Purtroppo la maglia nera spetta alla città di Salerno, che si attesta in cima alla lista dei comuni con la maggiore percentuale di spiagge off limits (il 52,34%), seguita da Pontecagnano (42,86%), Battipaglia (40%), Vietri (15,63%) e Cetara (11,76%). Quest'anno, per la balneazione del 2003, è proprio la provincia a far segnare i dati più incoraggianti. Il Cilento è in cima alla lista con le sue acque tra le più limpide (ad eccezione di quelle aree dove insistono le foci di fiumi che sono ancora una volta inquinate).
Anche la costiera amalfitana va bene, ritrovando la balneabilità del Fiordo di Furore come della spiaggia di Vietri. La situazione deve essere tenuta sotto controllo, invece, alle foci dei fiumi Mingardo, Bussento, del torrente Dragone e nel tratto ad 800 metri a nord del fiume Sele: qui il divieto non c'era nel 2002, ma nel dossier "mare" pubblicato dall'Arpac, viene segnalato lo stato di attenzione a tutti i 31 comuni costieri per evitare di far scattare il cartellino rosso. Il miglioramento delle zone balneabili, secondo quanto evidenziato dai tecnici dell'Arpac, è dovuto in gran parte al sistema di depurazione che, quando funziona, produce positivi risultati.
É stata proprio l'attivazione di alcuni depuratori, e il buon funzionamento di quelli già esistenti, a sancire l'aumento delle spiagge pulite. In termini percentuali, si passa dall'88% della balneabilità del 2002, all'89% nel 2003 ovvero ben 179,85 chilometri di spiagge. Mare sporco per 12,55 chilometri, ovvero il 5%, contro il 6% del 2002. Al riguardo è intervenuto il direttore dell'Arpac, dipartimento di Salerno, Roberto Napoli, sottolineando alcuni aspetti della questione: «La considerazione più importante da fare di fronte a dati come questo è che si è finalmente registrata una inversione di tendenza rispetto all'anno 2002, quando avevamo 32 punti di divieto con ben circa quattordici chilometri di costa vietata.
Quest'anno - continua Roberto Napoli - recuperiamo più di un chilometro di balneabilità, ma, soprattutto, riacquistiamo in provincia di Salerno cinque luoghi storicamente dichiarati non balneabili, il primo in corrispondenza del Comune di Furore, il secondo ad ovest del fiume Bonea a Vietri sul Mare, il terzo a Pontecagnano Faiano ad est del Picentino, la famosa spiaggia di San Nicola a Montecorice e la spiaggia a Scario nel Comune di San Giovanni a Piro. Rimangono ancora 27 aree in divieto, ma il risultato è comunque positivo perché finalmente vi è stato, grazie all'azione energica dell'Arpac sulle amministrazioni comunali e sui sindaci, il pressing giusto per riattivare i depuratori delle acque. Questo buon esito non ci deve, però, fare abbassare la guardia. Riteniamo, infatti, che in questo settore ci si debba assestare sulla cosiddetta "tolleranza zero" contro i reati ambientali. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità: la Provincia quelle istituzionali, gli enti locali, l'Arpac, organo di vigilanza (che intende espletare questa attività anche in modo molto deciso) e via dicendo. In provincia di Salerno va, nei confronti dei reati ambientali, abolito del tutto il clima "soft" che c'è talvolta a garanzia della illegalità diffusa, che genera discariche abusive, aziende che sversano direttamente nei fiumi e nei mari, acque non bevibili ed altro ancora. La buona qualità dell'ambiente, se non ci sarà un'attività compatta di tutti verso il rispetto della legalità, non può essere riconquistata davvero».
Poi, il direttore continua: «Non vogliamo essere i "notai" del disastro ambientale. Non ha alcun senso, secondo la strategia ambientale, se gli organi preposti alla vigilanza ambientale (come l'Arpac) non dovessero svolgere appieno quel ruolo attribuito dalle leggi dello Stato. Dobbiamo dunque passare dalla fase della individuazione dei reati ambientali a quella fortemente operativa dell'intervento, che deve essere duro, efficace, deciso. Importante è anche coinvolgere le istituzioni a partecipare al miglioramento della qualità dell'ambiente.
A questo aggiungo che i provvedimenti devono essere attuati senza remore: se dovessero emergere reati amministrativi, che vadano perseguiti; se dovessero venir fuori reati penali occorre punire i colpevoli, senza fare sconti a nessuno. Non bisogna assolutamente giustificare chi, ad esempio, per risparmiare un po' di soldi sullo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi preferisce sversarli abusivamente sulla riva di un fiume anziché richiedere l' intervento di ditte specializzate.
Bisogna, ancora, sensibilizzare l'opinione pubblica a questo tipo ragionamento. Personalmente non intendo chiudere gli occhi su determinati problemi. Dunque, lo ribadisco, la tolleranza zero è indispensabile verso chi "offende" l'ambiente, altrimenti, per quanto ci riguarda, i nostri interlocutori, cittadini e istituzioni, faranno bene a ritenere l'Arpac alla stregua di altre "purtroppo inutili" organizzazioni. Non intendo far pensare a connivenze ma a comportamenti che definisco "soft" e quindi poco incisivi nei confronti di chi commette reati ambientali. C'è un elemento negativo - conclude Roberto Napoli - che si evince dalla lettura del bilancio della Provincia di Salerno: è estremamente povero e scarno il budget destinato alle tematiche ambientali, ad eccezione dei fondi già previsti dall'Europa e dalla Regione Campania. Ci saremmo aspettati, qui all'Agenzia, un maggiore impegno finanziario proprio perché la nostra provincia è la più grande d'Italia con problematiche molto serie. A proposito proprio della balneazione, voglio precisare che in questa direzione è necessario un contributo economico "serio" perché il turista, o meglio il villeggiante, prendendo in affitto una cabina balneare per la stagione estiva (anche a costi molto sostenuti), non si accontenta solo di prendere il sole ma gradirebbe anche godere del mare, se fosse pulito. In questo mese avremo un incontro con gli operatori dei lidi balneari con i quali vogliamo instaurare un franco ed aperto dialogo. Dagli stessi vorremmo altrettanta chiarezza con i turisti rispetto le reali condizioni del mare. Se le acque non dovessero risultare balenabili, allora dovranno esporre il cartello affinché nessuno incorra in errore. Ci rendiamo conto che volere un colloquio fondato su queste basi non ci accattiva di certo facili simpatie, ma è un prezzo necessario ed indispensabile per poter riconquistare credibilità ed energia per riuscire a capovolgere determinate situazioni.
A dimostrazione di quanto dico c'è appunto la bella notizia di questi giorni che è il recupero di cinque località balneari, per anni vietate, tornate ad essere sicure per i cittadini. Voltiamo pagina, dunque, e rimbocchiamoci tutti le maniche, affinché l'ambiente torni ad essere per noi davvero sicuro. Deve crescere la coscienza ambientalista per non dimenticare che l'ambiente non è un bene appannaggio di una sola persona ma dell'intera collettività».

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