|
Nell'Università di Salerno, nel 1988, é stato istituito il Centro Studi sul Falso, una struttura attraverso la quale alcuni docenti e ricercatori dell'Ateneo, appartenenti ad aree scientifiche molto diverse tra loro (sociologi, antropologi, psicologi, archeologi, storici dell'arte, giuristi, merceologi, economisti e studiosi di discipline
letterarie), hanno intrapreso una riflessione in comune attorno alle tematiche della falsificazione.
Un problema di cui ognuno di essi, sino ad allora, aveva avuto occasione di imbattersi nel corso della propria attività di ricerca, ma anche un problema che, soprattutto a partire dall'inizio del decennio, aveva preso a manifestare tutta la sua insidiosità nell'ambito delle attività manifatturiere, per la crescente presenza sul mercato di beni contraddistinti da identità merceologiche ed
aziendali ingannevoli.
Di prodotti, cioè, che ostentano peculiarità qualitative da essi non possedute, esibendo indebitamente un aspetto esteriore e marchi distintivi appartenenti ad imprese la cui storia ed il cui operato costituiscono per i consumatori garanzia di fiducia ben riposta nonché testimonianza del valore e del prestigio delle loro produzioni.
Mentre sul versante teorico, muovendo dalle differenti esperienze disciplinari dei componenti del Centro Studi sul Falso, è stato intrapreso un lavoro di messa a punto di categorie concettuali atte a consentire di scandagliare il fenomeno della falsificazione nelle molteplici forme e manifestazioni che esso ha sino ad ora assunto e può assumere, contemporaneamente, è stato avviata un'intensa
attività di ricerca sul campo che ha portato il Centro Studi sul Falso ad interagire, collaborare e/o, comunque, a stabilire rapporti, oltre che con varie imprese, decise a difendere i propri prodotti dalle falsificazioni, e con le associazioni dei consumatori, con un ampio insieme di organismi pubblici e privati, nazionali ed internazionali, impegnati a prevenire ed a reprimere le insidie
dei falsari: dalla Guardia di Finanza ai Carabinieri (in particolare con i Nuclei Antisofisticazione e Sanità, con il Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico ed Archeologico, con il Nucleo Anticontraffazione Monetaria e con il Nucleo per la Tutela delle Norme Comunitarie), dalla Polizia di Stato alle principali agenzie italiane di investigazione privata specializzate nelle indagini
riguardanti le falsificazioni di beni manifatturieri, dal Comitato per la Lotta alla Contraffazione all'Istituto Nazionale per la Difesa, l'Identificazione e la Certificazione dei Marchi Autentici, dal Counterfeiting Intelligence Bureau all'Ispettorato Centrale Repressione Frodi, dalla Fédération Internationale del Fonctionnaires de Police all'INTERPOL. Affinché i risultati dell'attività
scientifica svolta dal Centro Studi sul Falso potessero valicare più agevolmente i tradizionali confini accademici ed essere il più ampiamente possibile divulgati, nel 1991, è stato costituito, d'intesa tra l'Ateneo di Salerno e la Cassa di Risparmio Salernitana, il Museo del Falso, finalizzato a tradurre in esposizioni gli esiti delle indagini più significative portate a termine dalla
struttura di ricerca dell'Università.
Inizialmente il Museo era ubicato a Salerno, in locali di proprietà del Comune (già deposito della Nettezza Urbana) recuperati da una condizione di fatiscenza e di degrado dall'Amministrazione Comunale, la cui Giunta, con una specifica delibera, approvata dal Co.Re.Co., manifestando l'intenzione di aderire al progetto del museo quando esso era ancora un'ipotesi, aveva espresso la volontà di
affidarli in comodato all'Università, quale sede cittadina del Centro Studi sul Falso e spazio per le esposizioni che quest'ultimo avrebbe via via allestito.
Nel giugno del 1993, mentre era in corso un'esposizione che denunciava lo scandalo della falsa industrializzazione delle aree colpite dal terremoto del 1980, analizzato e documentato da un'accurata indagine del Centro Studi sul Falso, il Museo ha dovuto lasciare Salerno.
La Procura della Repubblica di Salerno, infatti, aveva ritenuto di ravvisare nell'atto di concessione del locale da parte dell'Amministrazione Comunale all'Ateneo un possibile abuso di ufficio, poiché l'Università traeva un ingiusto vantaggio utilizzando, senza pagare un canone di affitto, l'ex deposito della Nettezza Urbana come sede del Centro Studi sul Falso e come spazio espositivo. Uno
spazio - giova sottolinearlo - a cui avevano avuto gratuitamente accesso migliaia di cittadini, salernitani e non, i quali sino allora avevano visitato già quattro esposizioni (presentate sempre come frutto di una collaborazione tra l'Università ed il Comune di Salerno) che, per il risalto ad esse dato dai mass media italiani e di numerosi paesi stranieri si erano poste anche come una sorta
di non irrilevante peculiarità culturale e turistica della Città.
Dopo il "non spontaneo" abbandono della sede cittadina e lo scioglimento del rapporto tra l'Università e la Cassa di Risparmio, il Museo del Falso ha continuato e continua, comunque, ad operare ed è al momento allocato nella Sala delle Presidenze della sede di Fisciano dell'Ateneo.
Dal 1991 ad oggi il Museo, elaborando i risultati del lavoro svolto dai ricercatori del Centro Studi sul Falso, ha ospitato dieci esposizioni, che hanno riguardato:
- la contraffazione dei detersivi e dei prodotti per l'igiene (Falso pulito);
- i trucchi ed i falsi nel settore argentiero (L'argento c'è, ma..., un'iniziativa che ha indotto, nel 1992, il Ministro dell'Industria dell'epoca, chiamato a trarre le conclusioni della giornata di studio, a modificare la legge allora in vigore sui marchi dei metalli preziosi);
- le manipolazioni lecite ed illecite degli alimenti (Falso food);
- l'industrializzazione fantasma nelle aree colpite dal terremoto del 1980 (False imprese e falsi imprenditori, una esposizione ed una ricerca che hanno fornito stimoli e documentazioni utili ad una ripresa dell'attenzione degli organi di informazione, della magistratura e della Corte dei Conti Europea sulle frodi finalizzate all'appropriazione indebita dei contributi erogati in base legge
219/1981);
- le dicerie, i falsi e le calunnie sui prodotti ed i marchi industriali (Voci);
- la contraffazione dei prodotti farmaceutici ed i falsi nell'industria della salute (Falsi da morire);
- le false notizie giornalistiche (Il nostro falso quotidiano. Fattoidi, bufale e falsi giornalistici);
- i falsi di bilancio (Evelina de Puitter e le sue sorelle sono qui);
- le frodi agricole comunitarie (Agrifalsus vulgaris);
- i falsi, le sofisticazioni e le frodi in campo alimentare (Il falso è servito. Le falsificazioni del nostro cibo quotidiano), aperta nello scorso mese di ottobre ed attualmente in corso.
Il Museo del Falso si è posto e si pone come un museo "innanzi tutto per i concetti e poi per gli oggetti", che è stato concepito e funziona non alla stessa stregua di una vetrina allestita per ospitare collezioni, più o meno vaste e ricche di curiosità, di esemplari di falsi di vario genere (che pure il Museo del Falso raccoglie e custodisce), ma come un contesto approntato per tentare di
svelare e di prevenire le modalità mediante le quali le istituzioni, le imprese, i cittadini possono essere vittime di frodi e di raggiri. Un contesto nel quale - in relazione ora in uno specifico comparto produttivo o in una certa area di attività economica, ora ad un determinato ambito culturale, ora ad un particolare settore artistico o scientifico - gli inganni vengono "smontati" con
l'ausilio delle testimonianze dei "reperti" offerti all'attenzione dei visitatori che, grazie all'insieme delle informazioni poste a corredo di ogni oggetto o documento esposto, possono rendersi conto dei meccanismi utilizzati per approntare ed articolare le falsificazioni, delle varie strategie adottate dai falsari e della pericolosità delle loro iniziative.
Il rigore ed il valore scientifico delle ricerche condotte dal Centro Studi sul Falso, l'efficacia dell'originale percorso scelto, con la costituzione del Museo del Falso, per rendere pubblici i loro risultati e la rilevanza, sul piano economico e sociale, di una serie di iniziative assunte dalle istituzioni in conseguenza degli esiti di alcune delle indagini svolte, hanno conferito
all'Università di Salerno una notevole autorevolezza per quel che attiene alle problematiche del contrasto delle attività di contraffazione.
Questo ha contribuito non poco alla costruzione ed al rafforzamento di quel prestigio e di quella notorietà che, anche oltre i confini nazionali, caratterizzano oggi l'Ateneo salernitano.
torna su
TELERILEVAMENTO AD ALTA RISOLUZIONE
L'AGGIORNAMENTO DELLA CARTOGRAFIA
Aerofotogrammetria: nuove metodologie di elaborazione delle immagini satellitari
di Valeria D'Acunti Referente Area Ambiente e Territorio PST
Il Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno e delle Aree Interne della Campania S.C.p.A. (PST), in linea con la sua mission volta al miglioramento del contesto territoriale in termini di recettività all'innovazione, ha attivato un laboratorio di competenze tecnico-scientifiche finalizzato alla promozione e realizzazione di interventi
di trasferimento tecnologico verso imprese già operanti nel settore ambientale. Nell'ambito del progetto di ricerca applicata SISTERR-SIStema integrato di monitoraggio del TERRitorio e dell'ambiente, finanziato dal MIUR, è stata sperimentata una metodologia di elaborazione delle immagini satellitari ad alta risoluzione IKONOS CARTERRA-Geo, insieme a procedure di confronto/integrazione di
tali dati con altri di tipo aerofotogrammetrico e terrestre. Si tratta di un approccio innovativo. L'immagine satellitare IKONOS CARTERRA - Geo permette di rappresentare il territorio a scala cartografica 1:10.000, con la conseguente possibilità di un confronto/interazione con altri dati e, quindi, l'utilizzo di tale tecnologia per la gestione ordinaria del territorio e la salvaguardia
dell'ambiente a scala sovracomunale. Individuato il sito pilota della bassa valle del fiume Mingardo, si è proceduto all'implementazione del prototipo di sistema integrato di gestione dei dati territoriali satellitari e tradizionali (aerofotogrammetrici e terrestri), riuscendo a rilevare e ricostruire le variazioni occorse al territorio nell'arco temporale 1982 - 2000 e le criticità
ambientali esistenti. I principali soggetti coinvolti nella realizzazione della ricerca applicata sono stati, oltre al PST, la Società Fotogrammetrica Meridionale (SFM) S.r.L. di Salerno e la Società Natea S.r.L. di Napoli. Il PST ha inizialmente creato ed avviato il network di progetto, costituito dall'Università del Sannio-Dipartimento di Campi Elettromagnetici, dalla Società
Fotogrammetrica Meridionale (SFM) S.r.L. di Salerno, dalla Società Natea S.r.L. di Napoli, dalla società EURIMAGE S.p.A. di Roma e dalla società Research Systems Italia S.r.L. di Agrate Brianza (MI). La Comunità Montana del Lambro e Mingardo, nel cui territorio di competenza è stata gestita la ricerca, quale Ente beneficiario della tecnologia sperimentata ha mostrato il più vivo
interesse per gli ulteriori sviluppi delle attività avviate. L'elaborazione dell'immagine satellitare IKONOS CARTERRA-Geo è stata eseguita da personale interno al PST.
Le attività si sono concentrate nella:
- individuazione delle criticità ambientali del sito pilota;
- individuazione ed acquisizione delle tecnologie e degli strumenti più opportuni all'analisi delle criticità ambientali individuate (dati territoriali, software, hardware);
- messa a punto di una metodologia di elaborazione dell'immagine satellitare IKONOS CARTERRA-Geo (georeferenziazione, classificazione ed estrazione dei tematismi, validazione dei risultati);
- sperimentazione di procedure di confronto/integrazione fra dati satellitari e dati tradizionali;
- implementazione di un sistema integrato di gestione di dati territoriali satellitari e tradizionali (SIT).
Per l'elaborazione dell'immagine satellitare IKONOS CARTERRA-Geo sono state sperimentate procedure automatiche e tecnologie di frontiera. L'integrazione ed il confronto di queste ultime con le procedure e le tecnologie tradizionali, utilizzate parallelamente dai partners di progetto, ha generato un reciproco trasferimento di know how. In particolare, il PST ha potuto realizzare azioni di
trasferimento tecnologico che hanno portato l'azienda SFM S.r.L. a sperimentare procedure di elaborazione dell'immagine satellitare IKONOS CARTERRA-Geo con i software utilizzati per l'elaborazione delle foto aeree e la società NATEA S.r.L. e a verificare le potenzialità di una classificazione automatica, di primo livello, per trarre informazioni sulle specie vegetali d'interesse.
Fotogrammetrica Meridionale S.r.L (SFM) è una società di servizi operante nel settore della produzione di cartografia numerico-vettoriale e raster-digitale realizzata con tecniche aerofotogrammetriche, fotogrammetriche e, in seguito alle competenze acquisite con il progetto SISTERR, oggi anche con tecniche di telerilevamento satellitare. L'esperienza dell'azienda in tale settore si
esplica, inoltre, in applicazioni legate all'archeologia ed ai beni culturali ed ambientali. Nell'ambito del progetto SISTERR le attività svolte dall'azienda hanno riguardato:
- acquisizione delle coperture aerofotografiche del 1982 e del 2000 e della scena satellitare ad alta risoluzione IKONOS CARTERRA-Geo, messa a disposizione dal PST;
- produzione di dati cartografici, sia in formato vettoriale che digitale alla scala 1:10.000;
- elaborazione dell'immagine satellitare;
- validazione dei risultati.
In particolare, l'elaborazione dell'immagine IKONOS CARTERRA-Geo ha portato alla realizzazione della relativa ortoimmagine, tramite l'applicazione di una procedura chiamata D.L.T. o vertice di piramide. In seguito, l'immagine è stata ricampionata con un algoritmo bicubico al fine di riposizionare ogni pixel in posizione ortogonale. L'ortoimmagine della scena IKONOS CARTERRA-Geo è stata
validata tramite l'overlay della cartografia prodotta con metodologia tradizionale ed ha fatto constatare un errore di meno di 4 m., accettabile alla scala di rappresentazione 1:10.000.
Natea S.r.L. è un'azienda all'avanguardia nel monitoraggio ambientale della flora e della fauna.
Nell'ambito del progetto SISTERR, ha svolto attività di:
- definizione della legenda di riferimento per la classificazione delle ortofoto del 1982 e del 2000, nonché dell'immagine satellitare IKONOS CARTERRA-Geo;
- realizzazione della carta tematica di "uso del suolo e della vegetazione" dell'anno 2000;
- realizzazione della carta tematica di "uso del suolo e della vegetazione" dell'anno 1982.
La società Natea ha sperimentato procedure di confronto e di integrazione fra dati aerofotogrammetrici e terrestri, finalizzate al riconoscimento delle formazioni vegetali e delle aree in erosione o interessate da incendi recenti. Inoltre, la stessa azienda ha verificato, in collaborazione con il PST, le potenzialità dell'immagine satellitare ad alta risoluzione nell'individuazione dei
tematismi precedentemente descritti ed i limiti delle metodologie applicate. Le aree modellate artificialmente, le zone agricole, i corpi idrici, i boschi e le aree con vegetazione naturale e/o seminaturale sono immediatamente riconoscibili tanto sull'immagine IKONOS CARTERRA-Geo quanto sulla tradizionale ortofoto b/n, mediante interpretazione visiva (fotointerpretazione). Il vantaggio
nell'utilizzo del dato satellitare è rappresentato, in questo caso, dalla sua economicità rispetto al volo aereo. Inoltre, l'interpretazione della classificazione automatica dei dati satellitari può sostituire il rilievo di campagna per quanto attiene il riconoscimento della natura/tipologia di vegetazione ad un primo livello di dettaglio. Il dato di campagna integra e valida i risultati sia
della fotointerpretazione sia della elaborazione automatica. Nel primo caso esso è funzionale alla definizione precisa dei confini delle formazioni individuate; nel secondo caso, completa la classificazione satellitare integrando quelle informazioni fitologiche che solo l'osservazione diretta può percepire. Altro dato importante è che le aree incendiate si possono rilevare dall'elaborazione
dell'immagine satellitare IKONOS CARTERRA-Geo, ovviamente se l'incendio si è verificato a breve distanza temporale dall'osservazione. Ciò introduce la possibilità del monitoraggio periodico del territorio per gli interventi consequenziali nelle aree percorse da incendi.
Con il contributo di:
Ugo Santoro Società Fotogrammetrica Meridionale (SFM) S.r.L. - Salerno
Mara Grotta Natea S.r.L. - Napoli
torna su |