ESPERIENZA E STRATEGIE DI SUCCESSO
UN PERCORSO VINCENTE
Agire per contare di più: l’impegno del neo Presidente del Gruppo Metalmeccanico
di Lavinia Coppola
 

Giovanni Padovani
Presidente
Gruppo Metalmeccanico
Assindustria Salerno

Il neo presidente del gruppo che riunisce le aziende del settore meccanico e metallurgico in seno ad Assindustria di Salerno, Giovanni Padovani, esordisce con un proponimento che potrebbe apparire scontato, ma che invece sottintende un preciso impegno: dare forza e rappresentatività ad un segmento produttivo che nel salernitano ha peso economico, storia, volontà di espansione.
Afferma, infatti «Vorrei portare avanti un progetto teso ad accrescere la presenza del Gruppo Metalmeccanico, e quindi la sua forza sul territorio.
L'obiettivo è ambizioso dal momento che nella realtà imprenditoriale regionale in cui operiamo, il settore metalmeccanico raggruppa aziende molto eterogenee tra loro ed indirizzate a diverse vocazioni produttive. Ciò ha determinato uno scarso senso dell'associazionismo, che è invece la linfa vitale perché l'intero comparto possa contare sempre di più sul palcoscenico dell'economia campana e nazionale».
Quarantatreanni, napoletano di nascita, sposato con tre figli, Giovanni Padovani è, come si suole dire, "figlio d'arte". Con i fratelli maggiori Francesco e Vittorio, dirige da circa venticinque anni il Gruppo Padovani, una costellazione di imprese italiane e straniere che spazia dalla lavorazione e distribuzione della banda stagnata, fino alla produzione e commercializzazione di alimentari conservati "food". «La nostra attività - prosegue il neo presidente -, si è notevolmente diversificata. Oggi siamo un gruppo che acquista la banda stagnata in coils e la distribuisce già trasformata creando valore aggiunto al prodotto. I nostri clienti sono industrie europee e multinazionali dell'inscatolamento ma anche le piccole e medie aziende del settore delle conserve alimentari».
Entrato in azienda nel 1978, da quattro anni Giovanni Padovani dirige la Mercantile Acciai, azienda di Castel San Giorgio trasformatrice della banda stagnata, ed ha contribuito alla costituzione di diverse aziende oggi appartenenti al Gruppo, quali la Ets Italia, di Camisano Vicentino, lo Scatolificio Industrie Carucci di Nocera Superiore e l'Industria San Francesco di Fisciano, che gravitano sotto la sua diretta responsabilità.
La competenza del più giovane dei tre fratelli Padovani viene da una storia familiare di lungo corso, giunta alla terza generazione. In più di cinquant'anni di attività nel settore della banda stagnata il Gruppo Padovani ha raccolto i frutti di una straordinaria esperienza imprenditoriale diventando un player internazionale del settore con interessi e appendici operative in Svizzera, Belgio, Spagna e Polonia.
Con 125 milioni di euro di fatturato globale consolidato, il gruppo copre circa il 25 per cento del fabbisogno totale della banda stagnata in Italia, vale a dire oltre 200 mila tonnellate di banda commercializzata, e circa 100 mila tonnellate di vari prodotti alimentari in scatola.
Oggi il gruppo si sostanzia in una dozzina di società commerciali ed industriali.
La crescita e l'esperienza imprenditoriale dell'azienda ha avuto, in particolare, un'accelerazione negli ultimi dieci anni, quando il Gruppo Padovani ha rafforzato la sua posizione industriale attraverso una serie di acquisizioni che hanno integrato la lavorazione e trasformazione della banda stagnata con la filiera del consumo. Acquisizioni, certo, ma anche joint-venture e start-up aziendali finalizzate al perseguimento degli obiettivi strategici del Gruppo.
Da qui, la nascita di una serie di "centri servizi" destinati a favorire e ottimizzare in fase lavorativa la programmazione e la distribuzione di grandi volumi di banda stagnata.
«Le sinergie create attraverso queste acquisizioni ci consentono di guardare al mercato europeo con maggiore forza e prospettiva», sottolinea Giovanni Padovani. Ed è proprio in questa logica di diversificazione che è stato dato un vigoroso impulso al settore "food" ed alla commercializzazione di marchi tipici della produzione agroalimentare mediterranea. In questo quadro di competenze, la nomina di Giovanni Padovani al vertice del Gruppo Metalmeccanico di Assindustria appare pienamente giustificata.
Il neo presidente, d'altra parte, mostra di avere le idee chiare su cosa intende fare.
«Il nostro settore è il primo datore di lavoro della provincia di Salerno, ma di ciò vi è scarsa consapevolezza nel sistema produttivo, negli enti locali e tra noi stessi imprenditori che vi operiamo», riprende Padovani.
«Recuperare il giusto profilo del metalmeccanico e la relativa visibilità e presenza nei confronti dei diretti interlocutori, locali, regionali e nazionali, è il primo obiettivo che mi pongo, superando i timori di quella parte imprenditoriale che vive l'associazionismo come minaccia dei propri equilibri consolidati».
Il primo obiettivo, però, di una serie nutrita, che comprende una rivalutazione del carattere associativo del gruppo come strumento di promozione attiva della categoria: «Il sistema impone alle imprese di essere continuamente in movimento, quindi all'altezza dei cambiamenti in atto. Il gruppo che vado a dirigere deve porsi l'obiettivo di creare una struttura dinamica e capace di anticipare le evoluzioni che il mercato dell'impresa impone».
La filosofia associativa che propone il nuovo leader delle aziende metalmeccaniche salernitane è, come direbbe un uomo di marketing, proattiva, tende cioè a creare le condizioni della crescita complessiva del settore e non dello status quo.
«Per essere imprenditori di successo bisogna essere creativi, forti e determinati, avere basi solide e continuità di azione. Oggi il sistema lascia poco spazio agli autodidatti ed a chi pensa di realizzare un one man business. Ecco perché penso che il Gruppo Metalmeccanico deve essere forte sul territorio per offrire i necessari servizi a tutte le imprese associate, per poterne sostenere la crescita e, in definitiva, per sfidare la storia che ci vuole imprese nel Mezzogiorno, cioè in una realtà del Paese dove fare impresa si può, anzi si deve, anche a costo di grandi sacrifici».

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